dallo Staff di Palestine Chronicle,
The Palestine Chronicle, 29 ottobre 2024.
“Le istituzioni culturali israeliane, che spesso lavorano direttamente con lo stato, sono state cruciali nell’offuscare, mascherare e ripulire l’espropriazione e l’oppressione di milioni di palestinesi che va avanti da decenni”.
Più di 4.000 scrittori, editori e professionisti della letteratura, tra cui autori di spicco come Arundhati Roy, Sally Rooney e Naomi Klein, hanno firmato un impegno a boicottare “le istituzioni culturali israeliane che sono complici o sono rimaste osservatrici silenziose dell’ininterrotta oppressione dei Palestinesi”.
Annunciata lunedì dal Palestine Festival of Literature (PalFest), la dichiarazione rappresenta il “più grande boicottaggio culturale delle istituzioni israeliane nella storia”.
“Noi, scrittori, editori, operatori di festival letterari e altri lavoratori del libro, pubblichiamo questa lettera nel momento in cui ci troviamo di fronte alla più profonda crisi morale, politica e culturale del XXI secolo. L’ingiustizia schiacciante subita dai Palestinesi non può essere negata”, si legge nell’impegno.
“La cultura ha svolto un ruolo fondamentale nella normalizzazione di queste ingiustizie. Le istituzioni culturali israeliane, che spesso lavorano direttamente con lo stato, sono state cruciali nell’offuscare, mascherare e ripulire l’espropriazione e l’oppressione di milioni di palestinesi per decenni”, aggiunge la lettera.
“Abbiamo un ruolo da svolgere. Non possiamo in coscienza impegnarci con le istituzioni israeliane senza interrogare il loro rapporto con l’apartheid e lo sfollamento”, prosegue.
‘Imbiancare il genocidio’
La lettera sottolinea che questa è stata, a suo tempo, la posizione “assunta da innumerevoli autori contro il Sudafrica; è stato il loro contributo alla lotta contro l’apartheid”.
I firmatari si impegnano a “non lavorare con le istituzioni culturali israeliane che sono complici o sono rimaste osservatrici silenziose della schiacciante oppressione dei Palestinesi”.
Si rifiutano di collaborare con le istituzioni israeliane, compresi gli editori, i festival, le agenzie letterarie e le pubblicazioni che sono “complici della violazione dei diritti dei palestinesi, anche attraverso politiche e pratiche discriminatorie, o che sbianchettano e giustificano l’occupazione, l’apartheid o il genocidio di Israele, o che non hanno mai riconosciuto pubblicamente i diritti inalienabili del popolo palestinese sanciti dal diritto internazionale”.
“Lavorare con queste istituzioni significa danneggiare i Palestinesi”, si legge nella lettera.
I firmatari “invitano i nostri colleghi scrittori, traduttori, illustratori e lavoratori del libro a unirsi a noi in questo impegno” e chiedono anche “ai nostri editori, redattori e agenti di prendere posizione, di riconoscere il proprio coinvolgimento, la propria responsabilità morale e di smettere di impegnarsi con lo stato israeliano e con le istituzioni israeliane complici”.
L’appello della società civile palestinese
PalFest ha dichiarato che gli autori si sono uniti alla campagna lanciata più di vent’anni fa dalla maggioranza assoluta della società civile palestinese, compresi i sindacati degli scrittori, i sindacati, gli accademici e gli intellettuali, che hanno chiesto a coloro che lavorano nelle industrie culturali di rifiutare di lavorare con le istituzioni accademiche e culturali israeliane che sono complici delle violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele contro il popolo palestinese e che sostengono l’apartheid e il genocidio.
Tra i firmatari della campagna ci sono vincitori del Premio Nobel, del Premio Booker, del Premio Pulitzer e del National Book Award.
“Si tratta di un rifiuto collettivo di sostenere le istituzioni che sono compiacenti o che traggono vantaggio dal genocidio. È un appello a tutti gli autori e ai lavoratori dell’industria libraria di tutto il mondo a rifiutare il silenzio”, ha detto Maaza Mengiste, la scrittrice etiope-americana nella lista dei candidati al Booker Prize 2020.
Stiamo lavorando contro i sistemi di oppressione. Chiediamo a tutte le persone interessate del settore librario di unirsi a noi”, ha dichiarato Mengiste.
‘Cuore pulsante dell’Impero Coloniale’
L’autore vincitore del Premio Pulitzer, Viet Thanh Nguyen, ha dichiarato: “Il peso dell’Occidente, cioè il cuore ancora pulsante dell’impero coloniale e globale, è con Israele. Chiunque di noi si opponga a questa ingiustizia, capisce che il silenzio non è innocente”.
La campagna è sostenuta da gruppi come Books Against Genocide (BAG), una campagna per fare pressione sulle Big Five statunitensi affinché pongano fine ai loro rapporti con l’entità sionista” ed è anche sostenuta da Fossil Free Books, che chiede il disinvestimento dell’industria libraria dai combustibili fossili e dal genocidio, dall’occupazione e dall’apartheid israeliani.
Dal lancio di 24 ore fa, questo impegno è salito a un totale di 4.500 scrittori e professionisti dell’editoria che si impegnano a boicottare tutte le istituzioni israeliane complici. I nomi stanno arrivando più velocemente di quanto riusciamo ad elaborarli. https://t.co/xApqo8wMne
–Festival della Letteratura della Palestina (@PalFest) 29 ottobre 2024
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
Aggiungete anche che tanto non vi perdete niente. Li ho letti i loro libri e fanno cacare. Non quanto le costruzioni ma quasi.