di Nicolas Rapold,
The Financial Times, 23 ottobre 2024.
Nel film ‘No Other Land’ Basel Adra e Yuval Abraham discutono su come documentare il brutale spostamento degli abitanti dei villaggi da parte delle forze israeliane.

Ci fa piacere ricordare che Basel Adra ha fatto parte del progetto borse di studio di AssopacePalestina per i giovani di At Tuwani e che si è laureato con il nostro supporto. Il film documentario è stato premiato anche al Middle East Festival di Firenze.
Quando Basel Adra e Yuval Abraham stavano lavorando al loro documentario No Other Land, si sono chiesti se lo avrebbero finito troppo tardi, e i loro sforzi non sarebbero serviti a niente. I villaggi di agricoltori e pastori della Cisgiordania occupata in cui stavano girando, conosciuti come Masafer Yatta, venivano continuamente demoliti dai bulldozer israeliani – case, scuole, persino colombaie.
“Un pensiero costante che avevamo è: quanti villaggi rimarranno quando avremo finito? Questa espulsione forzata sarà già completata?”, ci dice Adra in videochiamata dalla Cisgiordania.
Realizzato nel corso di cinque anni da un team misto palestinese e israeliano, il pluripremiato No Other Land racconta gli sforzi degli abitanti dei villaggi per resistere allo sfollamento brutale da parte delle forze israeliane. Al centro del filmato c’è lo stesso Adra, un attivista palestinese, che registra i soprusi e diventa amico di Abraham, un giornalista israeliano in visita.
Il film è un documento straziante della vita sotto l’occupazione e l’espulsione israeliana, ma i suoi creatori non avevano idea di ciò che sarebbe successo in seguito. Girato fino all’attacco di Hamas al sud di Israele del 7 ottobre 2023, in cui sono state uccise 1.200 persone, lo sconvolgente film esce ora in un momento in cui si combattono due guerre: l’offensiva israeliana in corso contro Hamas a Gaza e contro Hezbollah in Libano, con un bilancio di oltre 42.000 morti, e la continua disputa su come il conflitto viene rappresentato.
No Other Land offre una prospettiva che è allo stesso tempo una riflessione e una documentazione in tempo reale, con riprese animate e scene più tranquille tra Adra e Abraham, che sono co-registi con Hamdan Ballal e Rachel Szor. Il veloce Adra viene mostrato mentre corre per documentare le incursioni israeliane, rischiando di farsi del male. Il film ritorna anche ripetutamente su una famiglia costretta a vivere in una grotta quando le forze israeliane distruggono la loro casa (Adra sottolinea che i registi non hanno cercato finanziamenti da istituzioni governative israeliane o da ONG).
Abraham ha conosciuto Adra cinque anni fa, quando ha visitato la Cisgiordania per scrivere sulle demolizioni. Entrambi hanno poco meno di 30 anni, e la loro amicizia, che è cresciuta gradualmente, è un toccante filo conduttore del film.
“La fiducia non è qualcosa che è avvenuta tra il giorno e la notte. Abbiamo trascorso del tempo insieme, sapevamo cosa stavamo facendo e abbiamo lavorato insieme”, dice Adra.
Inseriti nel film come flashback, ci sono estratti di filmati fatti in casa di Adra quando era bambino, che mostrano il padre attivista che risponde ai soprusi dell’occupazione. Queste sequenze hanno un tono meditativo quando Adra le commenta con una voce fuori campo, ma in altri momenti No Other Land esplode con violenza.
A Masafer Yatta, vediamo le truppe dell’IDF sparare a distanza ravvicinata a un giovane di nome Harun Abu Aram, mentre confiscano un generatore di elettricità. Il giovane rimane paralizzato e viene portato dalla sua famiglia in una grotta ma, ci viene detto, ha vissuto solo altri due anni. (Nel 2021, l’IDF ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che un gruppo di Palestinesi aveva attaccato i soldati che stavano evacuando un “edificio illegale” e che loro avevano sparato in aria in risposta. L’esercito ha anche detto che avrebbe indagato sull’incidente). Successivamente, in una coda filmata circa una settimana dopo il 7 ottobre, Adra registra un colono israeliano che spinge con violenza e poi spara a uno dei suoi cugini. (Secondo Adra, il colono è ancora libero).
In altre parti del film, anche le proteste pacifiche vengono disperse dall’esercito. “Io e Basel abbiamo partecipato a decine di proteste non violente in Cisgiordania, che sono state tutte immediatamente considerate illegali”, dice Abraham, parlando da Tel Aviv durante la stessa telefonata di gruppo. “Secondo la definizione della legge, qualsiasi protesta è illegale a meno che il comandante militare non la autorizzi, cosa che non accade mai”.

Parlando con Adra e Abraham, è difficile che la realtà rappresentata nel film non si intrometta continuamente nel discorso. Adra racconta di aver dovuto aspettare ai posti di blocco minacciosamente presidiati da soldati mascherati proprio il giorno di una manifestazione nel villaggio. Questo porta Abraham a sottolineare la “violenza sistematica e strutturale” che l’occupazione israeliana esercita su tutti gli aspetti della vita palestinese attraverso le restrizioni quotidiane. (Il film limita volutamente la sua prospettiva a Masafer Yatta e non interrompe questa esperienza seguendo Abraham a casa sua in Israele).
Su tutto questo incombono gli eventi adesso in corso a Gaza. Adra, di formazione avvocato, lavora da anni per documentare gli abusi e fornisce materiale alle organizzazioni per i diritti umani come B’Tselem, che ha sede a Gerusalemme, oltre ad aiutare i palestinesi che sono vittime di false accuse nei loro confronti. Ma non riesce a contenere la sua esasperazione.
“È una follia. Non avrei mai immaginato che il mondo permettesse una cosa del genere e continuasse a fornire bombe, armi e denaro a Israele”, dice a proposito dell’ultimo anno. “Si lavora, si portano prove, si scrive, si portano video, si fa advocacy. Ma sul terreno i risultati sono l’opposto dei nostri sforzi e tutto si muove come vuole la politica israeliana, che mira a eliminarci da questa terra”.
No Other Land (il titolo è tratto dal lamento di una madre palestinese che dice che la sua famiglia non ha un altro posto dove andare) evita di spostarsi su una visione geopolitica generale degli eventi. Ma include sardonicamente un filmato di archivio dell’ex Primo Ministro britannico Tony Blair che visita Masafer Yatta nel 2009, mentre è in servizio come inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente. Sembra che la strada in cui era passato sia stata risparmiata dalle demolizioni.
Abraham è critico sul coinvolgimento dell’Occidente nell’attuale conflitto in termini di diplomazia, politica e fornitura di armi a Israele. “Credo che gli Stati Uniti svolgano il ruolo più importante nel permettere questo bagno di sangue e questa carneficina. E penso che per decenni il governo israeliano abbia bloccato ogni percorso per la libertà e la statualità palestinese”, afferma, ricordando anche i veti degli Stati Uniti alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riguardo alle politiche di Israele.
Dopo la prima mondiale di No Other Land al Festival di Berlino a febbraio, dove ha vinto due premi, Adra e Abraham l’hanno portato in numerose altre mostre, ultimamente al New York Film Festival. Quella visita negli Stati Uniti è terminata bruscamente, però, quando Israele ha iniziato la sua incursione in Libano. Entrambi hanno interrotto il loro soggiorno e hanno preso un volo per tornare a casa e stare con la famiglia.
Entrambi sperano di esser presenti nel Regno Unito per l’uscita del documentario all’inizio di novembre. Ma non è certo che il film, indicato come probabile candidato all’Oscar per il miglior documentario, sarà acquistato per la distribuzione negli Stati Uniti. Abraham riferisce di aver sentito “molte lodi e molto amore per il film”, ma a sua conoscenza non c’è stato finora alcun accordo, per quelle che sospetta siano ragioni “politiche”.
Da parte sua, Adra esprime sentimenti forse insoliti da sentire da un regista e giornalista esperto di conflitti. Ma in mezzo al macabro caos e al pericolo, tutto è comprensibile.
“Vorrei davvero che non avessimo bisogno di fare questo film”, dice, ‘e che la nostra vita fosse davvero semplice’.
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Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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3 commenti su “Come un palestinese e un israeliano si sono uniti per documentare le demolizioni in Cisgiordania”