Malgrado la superiorità militare di Israele, la sola forza non cambierà la realtà del Medio Oriente

di Jack Khoury,

Haaretz, 6 ottobre 2024. 

Nonostante la superiorità militare e di intelligence dimostrata da Israele, la realtà del Medio Oriente non sarà cambiata con la forza; e il tentativo di conquistare più territorio non farà che esacerbare l’estremismo.

Polvere e fumo si levano dal luogo di un attacco aereo israeliano notturno nel sobborgo meridionale di Beirut, Shayyah, la scorsa settimana. AFP / Anwar Amro

La distruzione che l’IDF ha causato a Gaza dopo l’attacco di Hamas è stata solo un provino per la svolta degli eventi in Libano il 17 settembre, quando i cercapersone portati dai membri di Hezbollah hanno iniziato a esplodere.

Poi è arrivato l’assassinio della leadership dell’organizzazione militare sciita, compreso il suo segretario generale, Hassan Nasrallah, seguito dalle offensive di terra israeliane nel sud del Libano, dai continui attacchi a Gaza e dagli attacchi nello Yemen e in Siria, e da altri omicidi mirati, tra cui quello di Abdel Aziz Salha, uno degli autori del linciaggio dei soldati israeliani a Ramallah 24 anni fa.

Come se non bastasse, Israele non ha esitato ad inviare aerei da combattimento per bombardare il campo profughi di Tul Karm, in Cisgiordania. E ora tutti attendono una risposta israeliana in profondità in Iran, dopo l’attacco con missili balistici della scorsa settimana.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres parla alla 79esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Settembre 2024. Richard Drew / AP

Tutto è possibile e tutto è accettabile quando si tratta di rispondere agli avversari di Israele. Persino lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è stato dichiarato persona non grata la scorsa settimana dal Ministro degli Esteri israeliano Israel Katz.

Israele ha perso la testa. Abbiamo lanciato il guanto di sfida. Mostriamo il potere di Israele, i suoi muscoli d’acciaio. Nessuna amministrazione statunitense e nessun’altra pressione internazionale cambierà la narrativa israeliana: forza e ancora forza fino alla “vittoria totale”.

Ma nonostante tutti gli attacchi e la superiorità militare e di intelligence che Israele sta dimostrando, soprattutto nelle ultime settimane, la realtà del Medio Oriente non cambierà con la forza.

Nel breve periodo, Israele potrebbe crearsi l’immagine del paese più forte nella regione, che difende i suoi interessi e la sua sicurezza. Dietro questa immagine, Israele può continuare a opprimere i Palestinesi, costruire altri insediamenti in Cisgiordania e forse anche nel nord della Striscia di Gaza, attaccare il Libano e la Siria, discriminare i suoi cittadini arabi e pensare che il mondo arabo sia ingenuo e privo di iniziativa.

Una concezione del genere porterebbe solo a un altro disastro, creando più odio e desiderio di vendetta. I fiori non cresceranno in una terra intrisa di sangue, e nemmeno una generazione di attivisti per la pace. La storia è ricca di esempi, ma basterebbe considerare ciò che accadde 51 anni fa, il 6 ottobre 1973, quando scoppiò la Guerra dello Yom Kippur.

Anche allora, Israele descrisse il colpo subìto come un fallimento e lavorò rapidamente per ripristinare la deterrenza. Ma alla fine, Israele capì che per calmare il fronte più impegnativo del mondo arabo, avrebbe dovuto ritirarsi dalla Penisola del Sinai e restituirla all’Egitto.

Menachem Begin e Anwar Sadat a Be’er Sheva, 1979. Sa’ar Ya’acov / GPO

Nove anni dopo, nel 1982, Israele invase il Libano, raggiungendo Beirut ed espellendo la leadership dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, compreso Yasser Arafat. Israele cercò di raggiungere un accordo separato con il Presidente libanese Bashir Gemeyal, ma questi fu assassinato e il sogno si infranse. Diversi anni dopo, Israele affrontò la Prima Intifada, che portò alle iniziative di pace di Oslo e Madrid.

Ogni volta, un certo periodo di calma si è creato solo quando Israele ha compreso che aveva l’obbligo di parlare con il popolo palestinese e di riconoscere i suoi diritti, perché l’oppressione e gli assassinii non avevano cambiato la realtà. Questo è stato il caso anche prima di Nasrallah e del leader di Hamas Yahya Sinwar.

Evan Ariel Sharon, il padre dell’impresa degli insediamenti, che fu eletto Primo Ministro sullo sfondo della Seconda Intifada, lanciò l’Operazione Scudo Difensivo in Cisgiordania e assediò il complesso della Muqata di Arafat a Ramallah, ma alla fine fu costretto a proporre un piano diplomatico, anche se parziale, per un ritiro unilaterale da Gaza.

Il rifiuto di Sharon di riconoscere la leadership palestinese e il suo desiderio di atti unilaterali hanno di fatto rafforzato Hamas e umiliato la leadership dell’Autorità Palestinese.

Ariel Sharon nel Negev, prima del disimpegno da Gaza del 2005. Avi Ohayon / GPO

La destra messianica in Israele descrive i recenti eventi come “un miracolo e una redenzione”. Vede l’ondata di attacchi come un passo verso la colonizzazione di ulteriori porzioni della Terra d’Israele, restringendo lo spazio vitale dei Palestinesi. Tuttavia, i palestinesi non stanno scappando, né certamente scappano i libanesi.

Israele può ripristinare la sua deterrenza e schiacciare Gaza e il Libano. Il mondo continuerebbe a stupirsi della profonda penetrazione dell’intelligence di Israele e dei suoi successi a Beirut, Damasco, Yemen, Tul Karm, Jenin e persino Teheran. Ma in ultima analisi, Israele deve rendersi conto che un eccesso di forza non lo lascerà con la tranquillità mentale, né con la gioia di vivere.

Infatti, è da una posizione di forza che bisogna riconoscere i diritti degli altri e capire che la supremazia ebraica e il desiderio di controllare più territorio non fanno altro che esacerbare l’estremismo invece di risolvere la situazione prima del prossimo fallimento.

https://www.haaretz.com/israel-news/2024-10-06/ty-article/.premium/israel-is-conveying-that-its-going-off-the-deep-end-a-recipe-for-another-disaster/00000192-61ea-da6d-afda-7dfbd1430000?utm_source=mailchimp&utm_medium=Content&utm_campaign=israel-at-war&utm_content=7840185dc4

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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