‘Persone fatte a pezzi’ nell’attacco aereo israeliano al campo sfollati di Gaza

di Ruwaida Kamal Amer e Mahmoud Mushtaha,  

+972 Magazine, 12 settembre 2024.

Le bombe israeliane hanno incendiato le tende e lasciato profondi crateri nella terra, in un attacco dell’esercito ad Al-Mawasi, una zona designata ‘sicura’, per la quinta volta.

Palestinesi sfollati ispezionano i danni di un attacco aereo israeliano, ad Al-Mawasi, verosimilmente compiuto usando bombe di 2.000 libbre, il 10 settembre 2024. (Abed Rahim Khatib/Flash90)

Nelle prime ore di martedì 10 settembre, i missili israeliani sono piovuti su una zona designata “umanitaria” nella zona costiera di Al-Mawasi, a ovest di Khan Younis. Per mesi, centinaia di migliaia di sfollati palestinesi vi hanno trovato rifugio, in seguito all’ordine di Israele di evacuare da quasi tutto il resto della Striscia di Gaza. Ma anche in questo presunto rifugio, la sicurezza per i Palestinesi è un’illusione, e gli sfollati rimangono vulnerabili come sempre.

Per tre ore strazianti, le squadre di ricerca e soccorso, illuminate solo dalla debole luce delle torce elettriche e dagli occasionali bagliori dei rottami in fiamme, hanno setacciato l’arenile, alla disperata ricerca di sopravvissuti. Ma hanno dissotterrato solo corpi di uomini, donne e bambini che erano stati fatti a pezzi e sepolti sotto la terra stessa in cui avevano cercato rifugio. Le tende sono state incendiate e le bombe hanno lasciato profondi crateri nella terra.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, gli attacchi aerei hanno ucciso almeno 19 persone e ne hanno ferite altre decine. Si è trattato del quinto attacco israeliano contro l’area da quando è stata designata come luogo di rifugio, e i bombardamenti di martedì hanno portato il bilancio totale delle vittime di questi attacchi a più di 150.

L’esercito israeliano ha affermato di aver “colpito importanti terroristi di Hamas che operavano all’interno di un centro di comando e controllo situato nell’area umanitaria”. Hamas ha negato l’accusa.

Palestinesi sfollati ispezionano i danni di un attacco aereo israeliano, ad Al-Mawasi, il 10 settembre 2024. (Abed Rahim Khatib/Flash90)

Uno dei martiri, Ahmed Al-Qadi, aveva solo 3 anni. Viveva ad Al-Mawasi con la madre e due fratelli dall’inizio di luglio, dopo che le forze israeliane avevano invaso il loro quartiere a Gaza City e avevano arrestato il padre di Ahmed. La notte del bombardamento, la madre di Ahmed, Fatima, è stata svegliata dal tuono delle esplosioni.

“Mi sono svegliata per un rumore così forte che ho pensato fosse la fine del mondo”, ha raccontato a +972, con la voce tremante. “Quando mi sono guardata intorno, i miei figli erano spariti. Ero circondata dall’oscurità, dal fumo e dalle urla. Non riuscivo a vedere né a respirare”.

Ore dopo, i soccorritori hanno trovato Ahmed, sepolto sotto un cumulo di sabbia. Il suo piccolo corpo giaceva immobile, con il volto congelato dal terrore.

I suoi due fratelli, di 6 e 8 anni, sono sopravvissuti all’attacco, ma con gravi ferite. “Li ho trovati coperti di sangue, con le gambe schiacciate”, ha raccontato Fatima, con le lacrime che le scendevano sul viso. “La parte superiore del loro corpo era sopra la sabbia, ma le loro gambe erano intrappolate sottoterra. Non so come potremo mai riprenderci da tutto questo”.

Palestinesi sfollati ispezionano i danni di un attacco aereo israeliano, ad Al-Mawasi, il 10 settembre 2024. (Abed Rahim Khatib/Flash90)

‘Israele ci sta inseguendo in questa zona per seppellirci sotto la sabbia’.

L’esercito israeliano ha iniziato a dirigere i palestinesi verso Al-Mawasi nei primi mesi dei bombardamenti sulla Striscia. Prima della guerra la zona ospitava solo 6.000 persone, ma si è rapidamente trasformata in un campo di sfollamento di massa che ospita centinaia di migliaia di persone in tende di fortuna. L’invasione di Rafah da parte di Israele a maggio ha innescato un ulteriore afflusso di rifugiati nella zona costiera.

Israa Al-Attar, 60 anni, è arrivata ad Al-Mawasi dopo che la sua casa nel quartiere Shujaiya di Gaza City, dove lavorava come venditrice di falafel, è stata distrutta. “Ho lavorato per crescere i miei otto figli in modo che potessero ottenere dei diplomi universitari”, ha detto a +972. “Ho costruito un edificio di otto piani per loro, in modo che potessero avere appartamenti separati dopo essersi sposati e aver avuto figli”.

Ma nelle prime settimane di guerra, l’esercito israeliano ha decimato la loro casa con un singolo attacco aereo. “Le pietre con cui era stata costruita la casa potrebbero descrivere la tribolazioni che ho sofferto per tutta la vita”, ha detto.

Martedì mattina, Al-Attar stava dormendo accanto ai suoi nipoti quando l’intensità di diverse esplosioni l’ha svegliata. “Eravamo vicini alle esplosioni”, ha raccontato. “Pietre e polvere si sono sparse su di noi. Molte persone sono rimaste ferite da schegge e detriti. Tutti gridavano, correvano e chiedevano aiuto”.

Anche Umm Tareq Al-Tawil, 44 anni, ha assistito al massacro. Ha vissuto ad Al-Mawasi negli ultimi cinque mesi, dopo essere sfuggita ai bombardamenti di Israele nel quartiere Nasser di Gaza City.

Palestinesi sfollati ispezionano i danni di un attacco aereo israeliano, ad Al-Mawasi, il 10 settembre 2024. (Abed Rahim Khatib/Flash90)

“L’assalto è stato brutale”, ha detto a +972. “Abbiamo sentito cinque esplosioni che sembravano un terremoto che scuoteva l’intera area. Era buio pesto e stavamo tutti dormendo quando sono cadute le bombe. I bambini sono corsi fuori, piangendo terrorizzati. Le persone erano fatte a pezzi, la maggior parte erano donne e bambini”.

“Mi sono precipitata fuori dalla tenda con mio marito e i miei figli, urlando, senza sapere cosa stesse succedendo o dove andare”, ha continuato Al-Tawil. “Per il terrore e la paura, sono corsa senza nemmeno coprirmi i capelli, completamente spaventata e disorientata”.

“Credevamo di essere al sicuro qui, e pensavamo che non ci fossero combattenti della resistenza tra noi”, ha affermato. “Sono qui da cinque mesi e non ho visto nessun combattente in questa zona. Tutti qui sono donne, bambini, anziani o persone comuni”.

Il precedente bombardamento di Israele su Al-Mawasi, il 13 luglio, è stato ancora più letale: quell’attacco ha ucciso 90 Palestinesi, e Israele ha affermato di aver preso di mira il comandante militare di Hamas Mohammed Deif. L’entità della distruzione di martedì suggerisce che, come in quell’attacco, l’esercito israeliano ha lanciato bombe da 2.000 libbre sulla tendopoli densamente popolata.

Palestinesi sfollati ispezionano i danni di un attacco aereo israeliano, ad Al-Mawasi, il 10 settembre 2024. (Abed Rahim Khatib/Flash90)

Per i sopravvissuti, l’ultimo massacro ad Al-Mawasi non ha fatto altro che rafforzare la loro convinzione che Israele non stia effettivamente combattendo contro Hamas, ma che stia piuttosto usando questa scusa per prendere di mira i civili palestinesi e cancellare intere famiglie dal registro civile. “Israele ci sta inseguendo in questa zona per ucciderci e seppellirci”, ha detto Al-Attar. “Questa è una guerra di sterminio”.

Una ricerca disperata di sopravvissuti

La risposta di emergenza all’attacco di martedì è stata ostacolata dalla mancanza di attrezzature e infrastrutture – il risultato di quasi un anno di guerra e di un assedio lungo dieci anni e mezzo a Gaza.

Mohammed Badr, 30 anni, che lavora nella Protezione Civile, è arrivato ad Al-Mawasi all’una di notte dopo aver ricevuto la notizia del massacro. Quando è arrivato sul posto la scena sembrava uscita da un film dell’orrore. “C’erano parti di corpi ovunque”, ha raccontato. Era chiaro che intere famiglie erano state uccise”. Un incendio è scoppiato in circa 20 tende e c’era un cratere profondo nove metri”.

Nell’oscurità, il team di Badr ha lottato per cercare i sopravvissuti. “Non c’era illuminazione, e i residenti rischiaravano il posto con i loro telefoni”, ha detto. “La situazione era difficile e tutti piangevano, urlavano e cercavano i loro familiari e parenti. Non abbiamo smesso di cercare fino all’alba”.

Ahmed, un paramedico volontario di 24 anni (che ha preferito non fornire il suo nome completo per paura di essere preso di mira), è stato tra i primi soccorritori ad arrivare sulla scena, essendo posizionato nelle vicinanze. “Appena arrivato, ho visto arti sparsi ovunque”, ha ricordato, con la voce roca per la stanchezza. “Ho visto molte cose terribili, ma questo… questo era puro orrore”.

Ahmed e la sua squadra hanno lavorato instancabilmente, estraendo corpi dalla sabbia e sperando di trovare qualcuno ancora vivo. “Abbiamo trovato una bambina, forse di 5 o 6 anni, sepolta fino al collo. Respirava ancora, ma a malapena. Siamo riusciti a tirarla fuori, ma è morta durante il tragitto verso l’ospedale. Continuo a pensare a lei, a tutti i bambini che non siamo riusciti a salvare. Mi chiedo se avrei potuto fare di più”.

Badr ha fatto eco al suo sentimento. “Questo bersagliare incessantemente la zona esaurisce la Protezione Civile, perché non abbiamo i mezzi per salvare le persone”, ha lamentato. “Siamo impotenti di fronte a questi massacri”.

Ruwaida Kamal Amer è una giornalista freelance di Khan Younis.

Mahmoud Mushtaha è un giornalista freelance e attivista per i diritti umani di Gaza, attualmente residente al Cairo.

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Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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