di Tamara Nassar,
The Electronic Intifada, 4 settembre 2024.
L’attacco israeliano ha ucciso almeno 33 palestinesi, tra cui 7 bambini, e ne ha feriti quasi 130 dal 28 agosto, ha riferito il ministero della Sanità dell’Autorità Palestinese, dopo che le truppe israeliane hanno lanciato un assalto mortale su larga scala al campo profughi di Jenin, al campo profughi di Nur Shams, a est di Tulkarem, e al campo profughi di al-Faraa, ai piedi della Valle del Giordano, a sud di Tubas.
Centinaia di soldati, armati di jeep militari, bulldozer e droni, hanno isolato le città e i campi profughi e hanno inflitto una devastazione diffusa alle infrastrutture, alle strade e alle reti idriche. L’esercito ha anche interrotto la corrente elettrica.
Le incursioni sono sotto la direzione dello Shin Bet, l’agenzia israeliana interna di spionaggio e tortura.
Almeno 19 Palestinesi sono stati massacrati dalle forze israeliane nel governatorato di Jenin, 4 a Tubas, 7 a Tulkarem e 3 nell’area meridionale di Hebron, ha riferito il ministero della Sanità.
Si dice che l’assalto di Israele sia il più grande dalla Seconda Intifada, più di 20 anni fa.
Dal 7 ottobre a mercoledì scorso è arrivato a più di 650 il numero di Palestinesi uccisi dalle forze di occupazione israeliane e dai coloni nella Cisgiordania occupata. Altre migliaia di persone sono rimaste ferite in un’ondata di violenza israeliana superata solo delle dimensioni del massacro a Gaza. Almeno 156 delle persone uccise nella Cisgiordania occupata erano minori, due dei quali cittadini statunitensi.
Attacco a Jenin
Nonostante le notizie sul ritiro informale delle truppe israeliane dalle aree di Tulkarem e Tubas, esse continuano ad operare a Tulkarem, dove hanno causato una vasta distruzione.
Muhammad Abdullah Kanaan, 14 anni, stava visitando suo fratello maggiore insieme a suo padre quando le forze israeliane hanno lanciato l’assalto al nord della Cisgiordania occupata, il 28 agosto. Questo ha impedito loro di tornare alla loro casa nel campo profughi di Tulkarem.
Quando le forze israeliane sembravano ritirarsi informalmente dall’area, Muhammad e suo padre hanno cercato di tornare a casa nel campo. Ma un cecchino israeliano appostato in una casa residenziale all’ingresso del campo ha sparato contro il ragazzo e suo padre, colpendo Muhammad con un proiettile alla testa da una distanza di 250 metri. Il padre è stato ferito alla vita.
Le forze israeliane hanno invaso Tulkarem e il suo campo profughi con bulldozer militari verso l’alba del 2 settembre, circondando gli ospedali, pattugliando le strade e attaccando i residenti palestinesi.
Nel frattempo, le forze israeliane hanno intensificato l’attacco al campo profughi di Jenin, assediandolo e lasciandolo senza cibo, acqua ed elettricità. Le forze israeliane hanno fatto esplodere case del campo, che ospita 20.000 palestinesi. I soldati hanno demolito negozi commerciali, raso il suolo strade e hanno arrestato e interrogato i residenti.
L’assalto in corso da parte di Israele ha costretto l’85% dei residenti del campo a fuggire, secondo le stime dell’esercito israeliano, in gran parte verso la città di Jenin. Quelli che non sono fuggiti sono rimasti nelle loro case, anche se l’80 percento del campo non ha accesso all’acqua, come ha comunicato il Comune di Jenin.
Israele ha emesso un ordine di evacuazione per un ospedale pubblico di Jenin che sta trattando 150 pazienti.
Alcuni ristoranti e negozi dell’area hanno annunciato che distribuiranno gratuitamente pane, verdure e generi alimentari ai residenti, mentre gli attacchi di Israele si intensificano.
Martedì 3 settembre le forze israeliane hanno assediato e sparato contro la casa di un uomo palestinese ‘ricercato’, bersagliandola con granate e munizioni vere. Lujain Osama Musleh, una ragazza di 16 anni, si trovava nella casa della sua famiglia a circa 50 metri di distanza quando un cecchino israeliano le ha sparato alla testa attraverso una finestra, ha riferito Defense for Children International-Palestine. Le forze israeliane hanno poi bloccato per circa 10 minuti un’ambulanza che cercava di raggiungere Lujain. Quando finalmente la ragazza è stata trasferita all’ospedale pubblico di Jenin, è stata dichiarata morta all’arrivo.
Il 1° settembre, le forze israeliane hanno inseguito e sparato a due ragazzi in sella a una motocicletta vicino all’ingresso del villaggio di Kafr Dan, a ovest di Jenin. Abdullah Abdulnaser Masoud, 17 anni, e suo cugino Muhammad Mahmoud, 12 anni, stavano viaggiando sul retro di una moto con Amir, il fratello 23enne di Abdullah, sabato pomeriggio. Erano appena tornati da Jenin, che è assediata e non ha accesso al cibo, “dopo aver consegnato sacchi di pane”, secondo un’indagine sul campo del Defense for Children Palestine (DCIP). Tre veicoli militari israeliani li hanno inseguiti mentre tornavano al loro villaggio.
Amir, che guidava la moto, ne ha perso il controllo e i due ragazzi sono caduti a terra, si sono rialzati e hanno continuato a correre verso l’ingresso del loro villaggio. Circa cinque soldati israeliani sono allora usciti dai loro veicoli militari e hanno sparato proiettili veri contro i ragazzi da una distanza di 40 metri. I proiettili israeliani hanno colpito il 17enne alla testa e il 12enne Muhammad due volte alla schiena; uno dei proiettili gli è uscito dal petto, uccidendoli entrambi.
I soldati israeliani hanno poi impedito alle ambulanze di raggiungere i ragazzi per 40 minuti, secondo l’indagine del DCIP. Quando i ragazzi hanno raggiunto l’ospedale, sono stati dichiarati entrambi morti all’arrivo. Dopo aver ucciso i due ragazzi, le forze israeliane hanno arrestato Amir.
Più tardi nella stessa notte, i veicoli israeliani hanno invaso il villaggio di Silat al-Harithiya, a nord-ovest di Jenin, spingendo i residenti palestinesi ad affrontare i soldati per difendere il loro villaggio.
Due ragazzi palestinesi avrebbero lanciato ordigni esplosivi fatti in casa verso i veicoli israeliani.
Circa 40 minuti dopo, un missile israeliano sparato da un drone ha preso di mira i due ragazzi, uccidendo il 16enne Laith Marwan Shawahneh e ferendo gravemente l’altro ragazzo, che è stato ricoverato in ospedale in condizioni critiche, ha riferito il DCIP.
Distrutta la maggior parte delle strade
I bulldozer dell’esercito israeliano hanno scavato quasi il 70% delle strade di Jenin, distruggendo più di 12 miglia di rete idrica e fognaria della città, ha dichiarato il Comune di Jenin. I filmati circolati sui social media mostrano i bulldozer che sradicano le strade e distruggono le vetrine dei negozi.
L’esercito israeliano afferma che questo viene fatto per scoraggiare l’impianto di ordigni esplosivi sotto l’asfalto delle strade da parte dei gruppi di resistenza. Infatti i palestinesi possono far esplodere a distanza i loro ordigni, che hanno ucciso e ferito diversi soldati israeliani negli ultimi mesi. Questi dispositivi sono stati utilizzati più ampiamente dalla resistenza armata nelle aree settentrionali per contrastare le invasioni israeliane nei loro campi profughi e nelle città. Gli ordigni esplosivi improvvisati “sono il metodo principale di difesa dei campi profughi”, afferma Jon Elmer, redattore collaboratore di The Electronic Intifada.
I bulldozer israeliani devastano le strade, distruggendo infrastrutture civili, negozi commerciali e aree residenziali. Gli enormi veicoli danneggiano anche le reti idriche e fognarie e ostacolano la circolazione, comprese le ambulanze che cercano di raggiungere i feriti. Sebbene questa distruzione di infrastrutture critiche sia fatta con il pretesto di sradicare ordigni esplosivi dalle strade, i Palestinesi hanno interpretato queste pratiche come politiche vendicative di punizione collettiva.
Inoltre, non è chiaro se questa tattica sia efficace nel contenere la minaccia di ordigni esplosivi improvvisati, che sono migliorati negli ultimi mesi. “Trasformando le strade in terra battuta, si rende più facile e veloce seppellire gli esplosivi nel terreno, perché non c’è l’asfalto sopra, e quindi possono essere nascosti semplicemente scavando un po’ la terra”, dice Elmer.
“Gli israeliani dicono che questo dà loro la libertà di operare, ma in realtà rende più facile seppellire le armi stesse – quindi è solo una misura punitiva”, ha aggiunto Elmer. “È una punizione ai campi profughi per il loro metodo di difesa”. Un giornalista del Times of Israel ha chiesto a un ufficiale di ingegneria israeliano se questo rende più difficile localizzare in futuro nuove bombe piantate nelle strade dissestate, e lui ha risposto che è effettivamente “un dilemma”.
Un soldato israeliano è stato ucciso il 27 agosto durante gli scontri tra le truppe israeliane e i combattenti della resistenza armata a Jenin, che difendevano il campo profughi durante l’assalto in corso.
“Mini-Gaza”
Gli appelli dei leader israeliani a trasformare la Cisgiordania in una “mini-Gaza” si stanno “traducendo in operazioni militari”, ha avvertito lunedì l’ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
“La violenza genocida di Israele rischia di fuoriuscire da Gaza e di raggiungere l’intero territorio palestinese occupato”, ha dichiarato Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e Gaza. “Ci sono prove sempre più evidenti che nessun palestinese è al sicuro sotto il controllo illimitato di Israele”.
Albanese ha avvertito che “l’apartheid israeliano sta prendendo di mira Gaza e la Cisgiordania contemporaneamente, come parte di un processo globale di eliminazione, sostituzione ed espansione territoriale”. “L’impunità di lunga data concessa a Israele sta permettendo la de-palestinizzazione del territorio occupato, lasciando i Palestinesi alla mercé delle forze che mirano alla loro eliminazione come gruppo nazionale”.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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