di Ramzy Baroud,
The Palestine Chronicle, 31 luglio 2024.
L’assassinio da parte di Israele del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran il 31 luglio, fa parte della disperata ricerca di Tel Aviv di un conflitto più ampio. È un atto criminale che puzza di disperazione.
Quasi subito dopo l’inizio della guerra di Gaza, il 7 ottobre, Israele sperava di utilizzare il genocidio nella Striscia come un’opportunità per raggiungere il suo obiettivo a lungo termine di una guerra regionale – una guerra che avrebbe coinvolto Washington, l’Iran e altri paesi del Medio Oriente.
Nonostante il sostegno incondizionato al genocidio di Gaza e ai vari conflitti nella regione, gli Stati Uniti si sono astenuti dall’intraprendere una guerra diretta contro l’Iran e altri paesi. Sebbene sconfiggere l’Iran sia un obiettivo strategico americano, gli Stati Uniti non hanno la volontà e gli strumenti per perseguirlo ora.
Dopo dieci mesi di fallimento della guerra a Gaza e di stallo militare contro Hezbollah in Libano, Israele sta nuovamente accelerando la sua spinta verso un conflitto più ampio. Questa volta, però, Israele si sta impegnando in un gioco ad alta posta, il più pericoloso dei suoi precedenti azzardi.
L’attuale gioco d’azzardo ha coinvolto sia l’obiettivo di un alto leader di Hezbollah, bombardando un edificio residenziale a Beirut martedì scorso, e, naturalmente, l’assassinio del leader politico più visibile, per non dire popolare, della Palestina. Haniyeh è riuscito a creare e rafforzare i legami con la Russia, la Cina e altri paesi al di fuori del dominio politico statunitense-occidentale.
Israele ha scelto con cura il luogo e il momento dell’uccisione di Haniyeh. Il leader palestinese è stato ucciso nella capitale iraniana, poco dopo aver partecipato all’insediamento del nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian.
Il messaggio israeliano era complesso: alla nuova amministrazione iraniana: che Israele è pronta a un’ulteriore escalation – e ad Hamas: che Israele non ha intenzione di porre fine alla guerra o di raggiungere un cessate il fuoco negoziato.
Quest’ultimo punto è forse il più urgente. Per mesi, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto tutto ciò che era in suo potere per ostacolare tutti gli sforzi diplomatici volti a porre fine alla guerra. Uccidendo il principale negoziatore palestinese, Israele ha trasmesso un messaggio finale e decisivo: Israele continua a puntare sulla violenza e su nient’altro.
La portata delle provocazioni israeliane, tuttavia, pone una grande sfida al campo pro-palestinese in Medio Oriente: come rispondere con messaggi altrettanto forti senza concedere a Israele il desiderio di coinvolgere l’intera regione in una guerra distruttiva.
Considerando le capacità militari di quello che è noto come “Asse della Resistenza”, Iran, Hezbollah e altri sono certamente in grado di gestire questa sfida nonostante i fattori di rischio coinvolti.
Altrettanto importante è la tempistica: la drammatica escalation israeliana nella regione ha fatto seguito a una visita di Netanyahu a Washington che, a parte le numerose standing ovation al Congresso degli Stati Uniti, non ha modificato in modo sostanziale la posizione statunitense, basata sul sostegno incondizionato a Israele senza un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti in una guerra regionale.
Inoltre, i recenti scontri in Israele che hanno coinvolto l’esercito, la polizia militare e i sostenitori dell’estrema destra suggeriscono che un vero e proprio colpo di stato in Israele potrebbe essere una possibilità reale. Per dirla con le parole del leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid: Israele non è vicino all’abisso, Israele è già nell’abisso.
È quindi chiaro a Netanyahu e alla sua cerchia di estrema destra che stanno operando in un tempo e con margini sempre più limitati.
Uccidendo Haniyeh, un leader politico che ha svolto essenzialmente il ruolo di diplomatico, Israele ha dimostrato la portata della sua disperazione e i limiti del suo fallimento militare.
Considerando la dimensione criminale a cui Israele è disposto a spingersi, tale disperazione potrebbe portare alla guerra regionale che Israele ha cercato di istigare, anche prima della guerra di Gaza.
Considerando la debolezza e l’indecisione di Washington di fronte all’intransigenza di Israele, Tel Aviv potrebbe realizzare il suo desiderio di una guerra regionale.
Ramzy Baroud è giornalista e direttore di The Palestine Chronicle. È autore di sei libri. Il suo ultimo libro, coedito con Ilan Pappé, è “Our Vision for Liberation: Engaged Palestinian Leaders and Intellectuals Speak out”. Baroud è ricercatore senior non residente presso il Center for Islam and Global Affairs (CIGA).
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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2 commenti su “Per questi motivi Israele ha assassinato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Una analisi.”