Il pogrom è voluto

Mar 1, 2023 | Notizie, Riflessioni

di Orly Noy,

+972 Magazine, 27 febbraio 2023. 

Quando i funzionari israeliani invitano i coloni a non farsi giustizia da soli contro i palestinesi, in realtà dicono: ‘lasciate che sia l’esercito a fare il lavoro per voi’.

Residenti palestinesi di Huwara camminano tra le case, le auto e le attività commerciali bruciate la mattina dopo che i coloni israeliani si sono scatenati nella loro città in Cisgiordania, il 27 febbraio 2023. (Oren Ziv)

Ci sono immagini che ti si fissano nella mente. Sono quelle che portano con sé quasi un odore. E le immagini del pogrom fatto dai coloni israeliani a Huwara, domenica sera, dopo l’uccisione in quella città della Cisgiordania di due coloni fratelli, sono proprio questo: puzzano di fuliggine, di orrore, di marcio. Il nostro marcio.

Negli ultimi anni, abbiamo riferito dell’allarmante aumento in tutta la Cisgiordania occupata delle milizie congiunte di coloni e soldati, che uccidono, feriscono e terrorizzano le comunità palestinesi. Queste stesse milizie ieri sera hanno lasciato Huwara in fiamme. Secondo i testimoni oculari, subito dopo l’omicidio dei due coloni, l’esercito israeliano ha chiuso le due entrate di Huwara e ha permesso alla folla di coloni di entrare in città a piedi, senza fare nulla per impedire l’atrocità che ne è seguita. In un video su TikTok diffuso ieri sera, si vedevano dei coloni che distribuivano cibo ai soldati piazzati alle entrate della città, cibo che i soldati hanno accettato volentieri e di cui li hanno ringraziati calorosamente.

Mentre Huwara bruciava, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha pubblicato un messaggio video in cui chiedeva agli israeliani di “non prendere la legge nelle loro mani” e di “lasciare che l’IDF e le forze di sicurezza facciano il loro lavoro”. Non ha esitato a ricordare loro cosa comporta questo “lavoro”, notando che l’esercito ha “eliminato decine di terroristi” nelle ultime settimane, alludendo ai massacri commessi dalle forze israeliane a Jenin e Nablus a partire da gennaio. Anche il Presidente Isaac Herzog ha fatto un appello simile ai coloni, insistendo sul fatto che la violenza contro gli innocenti “non è la nostra strada”.

Con i loro commenti, tuttavia, Netanyahu e Herzog ammettono involontariamente che la punizione collettiva dei palestinesi è già nell’agenda delle autorità israeliane preposte all’applicazione della legge, ma che, per il bene di un certo ordine sociale, dovrebbe essere l’esercito, non i civili, a eseguirla. In altre parole, quando Netanyahu chiede ai coloni di lasciare che i soldati “facciano il loro lavoro”, in realtà sta dicendo loro di “lasciare che l’IDF faccia il lavoro al posto vostro”.

Infatti, al di là di tutte le orribili leggi che questo governo approverà, la legge più importante nei libri di Israele – quella che definisce la sua identità e detta la sua politica – è la legge sull’eliminazione dei palestinesi. Per questo governo di estrema destra, questa logica coloniale è un comandamento divino; per i militari, è un dovere operativo.

I coloni israeliani bruciano case, veicoli e aziende palestinesi durante un attacco nella città di Huwara, in Cisgiordania, il 26 febbraio 2023. (Activestills)

La legge dell’eliminazione ha molti volti e molti modi per essere attuata. Venerdì scorso a Hebron, i Palestinesi e gli attivisti anti-occupazione hanno celebrato il 29° anniversario del Massacro della Moschea di Abramo, in cui Baruch Goldstein – un eroe personale del Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir – uccise 29 fedeli palestinesi. La manifestazione annuale non solo ha commemorato il massacro, ma ha anche chiesto l’apertura di Shuhada Street, una delle principali arterie di Hebron, che l’esercito ha chiuso ai residenti palestinesi dopo il massacro; la strada rimane aperta, tuttavia, ai coloni che vivono in città.

Mentre ci trovavamo all’inizio di Shuhada Street, i soldati ci hanno impedito di avanzare per più di qualche decina di metri, prima di spararci addosso gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Il processo di cancellazione della presenza palestinese nel cuore della città più grande della Cisgiordania è tale che persino una protesta è intollerabile per l’occupante.

Instillare paura

L’efficacia delle politiche di eliminazione richiede due condizioni: uccisioni di massa e vari gradi di violenza da un lato, e un pubblico favorevole o complice dall’altro. Israele le ha tutte e due.

Il fenomeno noto come “violenza dei coloni” è una sequenza quotidiana e infinita di aggressioni, di cui solo la punta dell’iceberg raggiunge i media israeliani. Sotto la bandiera della “guerra al terrore”, i soldati possono commettere crimini intollerabili, molti dei quali sono raramente riportati. La massa dei crimini, la loro frequenza, la loro pervasività e l’esplicita approvazione di questi crimini da parte della leadership israeliana e dell’opinione pubblica, sono tutti progettati per produrre una realtà in cui la legge di eliminazione diventa una legge di natura.

La leadership israeliana ha sempre giocato il ruolo più significativo nella normalizzazione della legge di eliminazione. Il Ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, uno dei ministri più potenti del governo, ha apprezzato un tweet di Davidi Ben-Zion, il vice capo del Consiglio della Samaria dei coloni, che chiedeva di “cancellare” Huwara; ore dopo, ha ripreso il tono più ‘morbido’ di Netanyahu e Herzog, esortando semplicemente i coloni a non prendere la legge nelle loro mani.

Coloni e soldati israeliani si scontrano con i residenti palestinesi durante la chiusura da parte dell’esercito della strada che conduce alla città di Huwara, in Cisgiordania, il giorno dopo l’assalto dei coloni alla città, 27 febbraio 2023. (Oren Ziv)

Nel frattempo, il deputato Tzvika Fogel del partito di estrema destra Otzma Yehudit, che dirige il Comitato di Sicurezza Nazionale della Knesset, ha dichiarato di considerare il pogrom “positivamente”, e ha aggiunto: “Una Huwara chiusa e data alle fiamme: questo è ciò che voglio vedere. È l’unico modo per ottenere un effetto deterrente. Dopo un omicidio come quello di ieri, abbiamo bisogno di villaggi bruciati se l’IDF non agisce”. La deputata del Likud Tally Gotliv ha rifiutato di condannare il pogrom, affermando di “non poter giudicare persone che agiscono mentre sono in lutto”. Immaginate il destino di un palestinese che osasse scrivere qualcosa di simile sugli ebrei israeliani.

Il fatto che la leadership israeliana tragga piacere dall’instillare paura nei palestinesi non è solo una macchia morale indelebile per noi ebrei, ma anche un terribile presagio delle cose a venire. Prima del giuramento della nuova coalizione, Amir Fakhoury e Meron Rapoport hanno avvertito che questo potrebbe essere il “governo della seconda Nakba” di Israele. Tuttavia, nemmeno loro potevano immaginare la determinazione, la sete di sangue e la velocità con cui la coalizione avrebbe portato avanti il suo programma.

Dall’inizio dell’anno, ad esempio, le forze israeliane hanno causato la morte di oltre 60 palestinesi in Cisgiordania – il bilancio più letale nel territorio da due decenni a questa parte -, hanno accelerato i piani di espansione degli insediamenti e hanno fatto passare la legge che può revocare la cittadinanza e la residenza ai palestinesi. Durante l’attentato di Huwara, i membri della Knesset hanno portato avanti una proposta di legge per legalizzare la pena di morte.

A diversi chilometri di distanza, uno stato di paura attanaglia anche le centinaia di migliaia di israeliani che ogni settimana scendono in piazza per protestare –giustamente– contro la revisione costituzionale del governo. Ma il regime israeliano, che non conosce limiti, non si misura da ciò che è disposto a fare agli ebrei, ma da ciò che è disposto a fare ai palestinesi. Il pogrom di Huwara e le reazioni della leadership israeliana rendono chiaro fino a che punto sono disposti a spingersi nella loro guerra di eliminazione.

Orly Noy è redattrice di Local Call, attivista politica e traduttrice di poesia e prosa in lingua farsi. È presidente del comitato esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico Balad. I suoi scritti trattano le linee che si intersecano e definiscono la sua identità di Mizrahi, di donna di sinistra, di donna, di migrante temporanea che vive all’interno di un’immigrata perpetua, e il dialogo costante tra questi aspetti.

In collaborazione con LOCAL CALL

https://www.972mag.com/huwara-pogrom-settlers-elimination/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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