Voglio giustizia per i miei fratelli uccisi da Israele

Feb 21, 2023 | Notizie

di Ru’a Rimawi,

Al Jazeera, 18 febbraio 2023. 

L’esercito israeliano mi ha portato via i miei due fratelli, gli esseri umani più belli che abbia mai conosciuto.

Thafer e Jawad Rimawi sono stati uccisi il 29 novembre a Kafr Ein, nella Cisgiordania occupata [Per gentile concessione di Ru’a Rimawi].

Nelle prime ore del 29 novembre, soldati israeliani armati di tutto punto hanno fatto ancora una volta irruzione nel villaggio di Kafr Ein, nella Cisgiordania occupata, a pochi chilometri da dove viviamo noi, nel villaggio di Beit Rima.

Hanno iniziato a sparare gas lacrimogeni, proiettili di gomma e munizioni vere contro la popolazione locale. I miei fratelli Thafer e Jawad si sono uniti ad altri giovani per difendere la nostra comunità, lanciando sassi contro i soldati. Questo è costato loro la vita.

I soldati israeliani hanno prima sparato a mio fratello minore, Thafer. Poi, quando Jawad è corso ad aiutarlo, i soldati israeliani hanno colpito anche lui con un proiettile esplosivo.

Alle 5 del mattino, mia madre mi ha svegliato urlando che i soldati israeliani avevano ferito Jawad e Thafer e che erano stati portati all’ospedale della vicina città di Salfit. Jawad è stato operato d’urgenza, perché aveva arterie e intestino distrutti. Per Thafer è stato necessario il trasferimento in un altro ospedale di Ramallah, dove c’era un chirurgo toracico in grado di operarlo.

Mia madre è rimasta con Jawad mentre io andavo in ambulanza con Thafer. Mio fratello stava morendo dissanguato davanti ai miei occhi e, mentre ci si preoccupava soprattutto di tenerlo in vita, tutto l’equipaggio dell’ambulanza cercava di trovare un percorso senza posti di blocco militari. Se avessimo incontrato un posto di blocco, saremmo stati fermati dai soldati israeliani per essere interrogati e avremmo rischiato che mio fratello morisse mentre aspettavamo di essere lasciati passare.

Quando siamo arrivati in ospedale, 20 minuti dopo, mia madre mi ha chiamato per dirmi che Jawad era stato dichiarato morto. Intanto Thafer non aveva più pulsazioni e i medici hanno praticato la rianimazione cardiopolmonare sul suo corpo senza vita; ma nonostante i loro sforzi, anche lui è tragicamente morto.

Ricordo che mia madre mi diceva al telefono: “Jawad se n’è andato. Jawad è morto. Non è più vivo. Ti prego, dimmi che Thafer sta bene. Non posso pensare di perderli entrambi”, mi implorava. In quel momento mi sono resa conto che anche Thafer non si sarebbe più svegliato. Del resto, come avrebbe potuto farlo?: aveva sempre fatto tutto insieme a Jawad. Li avevamo persi entrambi. I miei fratelli non torneranno mai a casa.

Per i media stranieri si tratta dell’ennesimo episodio di “scontri” in Cisgiordania, le cui vittime sono palestinesi senza nome e senza volto. Ma questi scontri sono in realtà conflitti asimmetrici in cui giovani uomini e ragazzi, con sassi e fionde, si confrontano con uno degli eserciti più forti del mondo. Molti, come i miei fratelli, pagano con la vita.

Alcuni stranieri si chiedono perché i palestinesi tirino pietre quando sanno che potrebbero essere uccisi per questo. La domanda dovrebbe invece essere: cos’altro fareste se foste nati sotto una brutale occupazione e aveste subito la sua violenza per tutta la vita?

La brutalità militare di Israele è il primo ricordo della mia infanzia. Ricordo le uccisioni da parte dei soldati israeliani, ricordo che la nostra famiglia temeva che la nostra casa venisse bombardata, ricordo di aver sentito spari ed esplosioni di notte, ricordo di aver camminato sotto cecchini israeliani posizionati sui tetti o sotto la canna di fucile di un soldato israeliano.

Quando avevo tre anni, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel nostro villaggio con carri armati ed elicotteri; cinque persone sono state uccise e diverse case sono state demolite.

Quando avevo cinque anni, i soldati israeliani hanno fatto irruzione in casa nostra, arrestando e bendando mio padre davanti a noi. Jawad, che all’epoca aveva quattro anni, si nascose dietro le mie spalle e pianse.

Quei momenti di terrore non hanno mai abbandonato né me né i miei fratelli. Tutti i palestinesi che vivono sotto la più lunga occupazione militare della storia moderna li hanno vissuti.

Quando si assiste all’ingiustizia, alla perdita di persone care e alle guerre, che scelta si ha se non quella di cercare di difendersi, perché si sa che nessun altro lo farà?

Dire che il 29 novembre ho perso i miei fratelli non basta. Ho perso i miei amici più cari, i miei esseri umani preferiti, due ragazzi straordinari con un’anima gentile e sincera, belli da ogni punto di vista. Ora io e la mia famiglia ci sveglieremo ogni giorno senza di loro, per il resto della nostra vita.

Jawad si era laureato in Economia e Commercio nel 2021 e sognava di aprire un’attività commerciale. Il sogno di Thafer era quello di viaggiare per tutto il mondo.

Ma poiché erano ragazzi nati in Palestina, le loro vite erano sempre in pericolo. Jawad è stato ucciso all’età di 22 anni prima di avviare la sua azienda e Thafer a 19 anni, senza aver mai lasciato il paese.

Io sono un medico e prima del 29 novembre sognavo di diventare pediatra. Ma ora che l’occupazione israeliana ha ucciso i miei fratelli, tutto questo mi sembra insignificante.

Ma in questa terribile oscurità, scelgo di cercare la luce. Scelgo di avere fiducia nell’umanità e nell’impulso umano a denunciare ogni oppressione. Sogno che chi legge chieda giustizia per Jawad e Thafer e per il popolo palestinese.

Le uccisioni devono finire. Il mondo perde molto del suo potenziale patrimonio ogni volta che un giovane intelligente e affettuoso viene brutalmente ucciso dall’esercito israeliano. I palestinesi meritano di vivere in modo dignitoso, senza essere oppressi e senza perdere continuamente i propri cari.

I responsabili dell’uccisione dei miei fratelli devono essere chiamati a risponderne. L’occupazione israeliana deve finire e i suoi criminali di guerra devono essere portati in tribunale. Quante altre tragedie deve vedere il mondo per decidersi ad agire?

Ru’a Rimawi è medico e ricercatrice in neuroscienze, salute mentale e pediatria.

https://www.aljazeera.com/opinions/2023/2/18/i-want-justice-for-my-brothers-israel-killed

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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