Una doccia di quattro minuti per i prigionieri palestinesi è il nuovo diktat di Ben-Gvir

Feb 21, 2023 | Notizie

di Amira Hass,

Haaretz, 21 febbraio 2023. 

La restrizione è un’altra mossa del piromane ministro della Sicurezza Nazionale israeliano contro i detenuti e le loro famiglie.

Il ministro Itamar Ben-Gvir a Nazareth in marzo. Rami Shllush

Quattro minuti di doccia per ogni prigioniero palestinese, ha ordinato il padrone, e così facendo ha aperto un nuovo fronte nella nostra guerra per la supremazia ebraica.

Per ora, la nuova regola può essere applicata solo in due ali della prigione di Nafha, nel sud, dove le docce sono fuori dalle celle e le guardie possono chiudere l’acqua quando vogliono. Ma si può prevedere che la mente ebraica escogiterà il modo di imporre la nuova restrizione a tutti i prigionieri politici/di sicurezza palestinesi.

L’idea è quella di tornare agli anni ’60 e ’70? “Entrando nella doccia comune, la guardia avvertiva i prigionieri che dovevano spogliarsi, fare la doccia e rivestirsi in pochissimo tempo. Contava fino a 10, e in quel lasso di tempo i prigionieri dovevano finire la doccia e vestirsi”, scrive Ghazi Abu-Jiab a proposito della prigione di Ashkelon, che è servita da laboratorio di studio su come incarcerare i palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania.

La prigione militare israeliana di Ofer, nella Cisgiordania occupata. Olivier Fitoussi
Il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir. Deve essersi consultato con esperti e matematici. Emil Salman

Nel suo articolo del 9 febbraio “Perché avete bisogno di questa follia?” sul sito web Siha Mekomit, Abu-Jiab descrive le condizioni di detenzione dei palestinesi poco dopo l’inizio dell’occupazione nel 1967. Per cominciare, il cibo era pessimo (per colazione mezzo uovo, un po’ di marmellata e margarina e due fette di pane). C’era anche il divieto di usare strumenti per scrivere, non c’erano materassi e solo quattro coperte. Le scarpe servivano come cuscini. I prigionieri potevano passeggiare nel cortile esterno solo mezz’ora al giorno, durante la quale dovevano tenere le mani dietro la schiena e non potevano parlare tra loro. Tutto questo in aggiunta a regolari percosse e umiliazioni.

Abu-Jiab, membro del team Ofek dell’Istituto Van Leer – che offre ai non orientalisti articoli dai media arabi e sulle società arabe – racconta degli scioperi della fame fatti in massa dai prigionieri palestinesi che hanno gradualmente migliorato le loro condizioni.

Queste lotte, come altre, hanno fatto un grande favore a Israele. Una società si misura dal trattamento riservato a chi è ai margini: anziani, malati, disoccupati, prigionieri, bambini e animali. Ogni lotta per migliorare le loro condizioni di vita amplia la cerchia di persone che trattano gli altri, e sono trattate, con dignità. In questo modo si approfondisce la consapevolezza che il trattamento rispettoso delle persone, dell’ambiente e di ogni creatura vivente è il fondamento di una comunità solida e della sua sostenibilità.

Ma il livello di civiltà e l’esistenza di Israele come società umana sono priorità di secondo rango rispetto allo schiacciare i palestinesi nella polvere. Nel corso degli anni, politici e giornalisti hanno diffuso la menzogna che i prigionieri palestinesi fossero detenuti in condizioni da hotel a cinque stelle e hanno chiesto che ciò venisse fermato. È emerso che l’Ufficio del Difensore Pubblico, nelle sue aspre critiche alle condizioni delle carceri israeliane, non era a conoscenza di questi hotel dietro le sbarre.

L’area dove i palestinesi aspettano fuori dai tribunali, nella prigione militare di Ofer in Cisgiordania, nel 2022. Emil Salman

Limitare la durata della doccia a quattro minuti è una delle tante mosse del ministro della Sicurezza Nazionalista Itamar Ben-Gvir per ridurre la valutazione a cinque stelle di queste carceri inventate. Non tre minuti, non cinque o sei, ma esattamente quattro; il ministro deve essersi consultato con esperti e matematici. Questo è il tipo di matematica applicata in cui noi in Israele eccelliamo e di cui ha bisogno la burocrazia del controllo e della sottomissione.

Nel 2008-09, abbiamo calcolato quante calorie occorrevano ai palestinesi di Gaza prima di raggiungere la malnutrizione, in modo da poter continuare a gestire il blocco dell’enclave e tagliare Gaza fuori dal mondo. Gli esperti del Coordinatore delle Attività Governative nei Territori (COGAT) hanno concluso che si trattava di 2.279 calorie al giorno per persona. Esattamente. Questo avveniva ai tempi del Primo Ministro Ehud Olmert, del Ministro della Difesa Ehud Barak e del suo subordinato capo del COGAT, Amos Gilead.

Nel 2017, gli esperti del COGAT e del Ministero dell’Agricoltura hanno calcolato il numero di giorni di lavoro necessari per le coltivazioni nella “seam zone” [zona di sutura], cioè le terre palestinesi tra la barriera di separazione e la Linea Verde. Con la precisione di un computer che imposta l’orario delle ferrovie svizzere, hanno scoperto che i fagioli richiedono 55 giorni-uomo di lavoro all’anno per ogni acro di serra, mentre il gombo richiede 28 giorni, gli ulivi 10 giorni e i pomodori 22 giorni. Sulla base di questo calcolo, i funzionari hanno determinato il numero di permessi di lavoro e il numero di giorni che ogni coltivatore avrebbe ricevuto per lavorare nella sua terra.

Nel carcere di Nafha, le docce sono fuori dalle celle e le guardie possono chiudere la conduttura dell’acqua quando vogliono. Eliyahu Hershkovitz

Nel carcere di Nafha, le docce sono fuori dalle celle e le guardie possono chiudere la conduttura dell’acqua quando vogliono. Eliyahu Hershkovitz

L’obiettivo non dichiarato della burocrazia era quello di dissuadere i palestinesi dal lavorare la loro terra, in modo che potesse diventare una meta per gli ebrei che fanno passeggiate ed escursioni nella natura. Questo accadeva ai tempi del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, del Ministro della Difesa Avigdor Lieberman e del suo subordinato al COGAT, Yoav Mordechai.

Da 10 giorni i detenuti palestinesi protestano contro le nuove misure e il servizio carcerario risponde con rappresaglie per far contento il suo padrone. Non si tratta di un fronte nuovo. Che si tratti di lanciare una pietra, di scrivere un post online o di uccidere israeliani, le loro azioni si inseriscono nel contesto di un popolo sotto occupazione che sta facendo ciò che ha fatto qualsiasi altro popolo oppresso sotto un dominio straniero e che ha raggiunto livelli indescrivibili di disperazione.

Ma in carcere i detenuti palestinesi diventano un “nemico” collettivo per le autorità e vengono puniti non solo negando loro la libertà, ma anche umiliandoli e negando la loro umanità. Ora il comandante di questo fronte è un noto piromane sotto steroidi. E nessuno lo ferma.

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-02-21/ty-article-opinion/.premium/a-four-minute-shower-for-palestinian-prisoners-is-ben-gvirs-new-diktat/00000186-6f5d-dc65-a5de-efdd743f0000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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