Una ricetta infallibile per alimentare il ciclo di violenza israelo-palestinese

Gen 30, 2023 | Notizie

di Nir Hasson,

Haaretz, 29 gennaio 2023. 

C’è una dinamica in cui entrambe le parti sono intrappolate, e gli estremisti del governo non faranno altro che peggiorare la situazione.

Il luogo in cui un palestinese di 13 anni ha sparato a due israeliani a Gerusalemme sabato scorso. Ohad Zwigenberg

Il ciclo dello spargimento di sangue non è mai stato così evidente come durante il fine settimana. Si può seguire il filo degli eventi e vedere come un omicidio conduce a un altro, come il sangue segue al sangue. Le mosse che il governo sta pianificando sono una ricetta infallibile per la continuazione della violenza.

L’ultimo ciclo è iniziato 25 anni fa. Il 13 maggio 1998, Khairi Alkam, un operaio edile di 51 anni, lasciò la sua sosta di preghiera alla Moschea di Al-Aqsa e si diresse al lavoro a Gerusalemme Ovest. Fu attaccato e ucciso con un coltello in via Shmuel Hanavi.

Questo fa parte di una serie di attacchi contro i palestinesi nella Gerusalemme di quei giorni. Gli assassini incisero una Stella di Davide sul corpo di una delle vittime. Il Presidente Ezer Weizman visitò la casa della vittima e condannò l’attacco.

La polizia e il servizio di sicurezza Shin Bet ritennero che si trattava di un omicidio a sfondo politico e la famiglia fu riconosciuta vittima di un attacco terroristico. Questa è stata una delle prime volte in cui lo Stato ha riconosciuto un palestinese ucciso come vittima di un attacco terroristico. Quattro anni dopo, nacque il nipote di Alkam, al quale fu dato il nome del nonno.

Il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir sulla scena dell’attacco di venerdì a Gerusalemme. Ohad Zwigenberg

Dodici anni dopo l’omicidio, lo Shin Bet arrestò, come ampiamente riportato dai media, un attivista kahanista che era un collaboratore di Itamar Ben-Gvir. Era sospettato di aver commesso una serie di omicidi, ma alla fine fu rilasciato senza essere incriminato.

Tre mesi e mezzo fa c’è stato un altro attacco. Uday Tamimi, del campo profughi di Shoafat, ha ucciso un agente della Polizia di Frontiera di nome Noa Lazar. Tamimi è stato ucciso mentre tentava un altro attacco due settimane dopo. Mercoledì scorso, centinaia di agenti di polizia hanno fatto irruzione nel campo profughi per demolire la casa di Tamimi.

Demolire la casa di un terrorista morto è un’azione oltraggiosa, sia da un punto di vista morale che legale, in quanto si tratta chiaramente della punizione di innocenti. Le Forze di Difesa Israeliane e lo Shin Bet credono che questo scoraggi successivi attacchi (anche se alcuni membri dell’establishment della difesa credono il contrario). L’Alta Corte di Giustizia, ora al centro del tentativo di colpo di Stato, ha deliberato su decine di casi di demolizione, approvandone il 99%.

Durante l’operazione della scorsa settimana a Shoafat, un 17enne di nome Salah Mohammed Ali è stato ucciso. Inizialmente la polizia aveva detto che aveva in mano un’arma, ma poi si è scoperto che era un giocattolo. Giovedì il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir ha voluto premiare concedendo decorazioni le truppe che hanno ucciso Ali.

“Sono orgoglioso di voi e vi ammiro”, ha detto Ben-Gvir durante la cerimonia. “So quanto duramente lavorate affinché noi possiamo dormire tranquilli la notte. State sicuri che quando un terrorista vi minaccerà con una pistola, anche se poi si rivelerà un giocattolo… vi sosterremo completamente. Avete agito correttamente, avete ‘cercato il contatto’ e siete stati motivo di orgoglio per tutti noi”.

Le famiglie di Ali e Alkam sono legate da vincoli di sangue. Uno dei parenti di Alkam ha dichiarato sabato ad Haaretz che la morte di Ali è stata ciò che ha spinto Khairi Alkam, 21 anni, nipote dell’uomo ucciso 25 anni fa, a compiere il suo attacco a Gerusalemme quel giorno. Secondo Al Jazeera, l’ultimo post di Alkam sulla sua pagina Facebook prima di partire per l’attacco è stato un elogio di Ali. Poi ha preso una pistola e ha ucciso sette ebrei che stavano tornando dalla cena di Shabbat o si stavano recando a una lezione di Torah.

Sulla scena dell’attacco di venerdì, mentre la squadra di pronto intervento puliva le macchie di sangue, abbiamo appreso della morte di un altro giovane, Wadi Abu Ramouz, 16 anni e mezzo, di Silwan. Abu Ramouz è stato colpito giovedì sera da agenti di polizia durante scontri con giovani palestinesi a Silwan.

Gli scontri sono scoppiati in risposta alla morte di nove palestinesi in un’operazione militare nel campo profughi di Jenin. Il corpo di Abu Ramouz non è ancora stato restituito alla famiglia. Nel frattempo, sabato mattina, Mahmoud Aliwat, 13 anni, è uscito di casa armato di pistola, alla ricerca di ebrei. Due ebrei, un padre e un figlio che stavano tornando dalla preghiera, sono stati colpiti e gravemente feriti. Il ciclo continua.

Riconoscere questo ciclo di spargimento di sangue e comprenderne le dinamiche non significa simpatizzare o giustificare la violenza. Ma se abbiamo imparato qualcosa da innumerevoli cicli simili nel passato, è che non c’è carburante migliore del sangue per questa conflagrazione.

Entrambe le parti sono intrappolate in questo ciclo. L’uccisione di palestinesi spinge altri palestinesi a perpetrare attacchi; l’uccisione di ebrei spinge il governo e le forze di sicurezza a intraprendere operazioni sempre più aggressive, il cui risultato è un maggior numero di palestinesi morti.

Ora che il ministro della sicurezza nazionale è Ben-Gvir e che il governo è composto da membri estremisti e ultra-estremisti, sembra che tutto questo meccanismo si stia verificando, ma come fosse potenziato da una cura di steroidi. Nei prossimi giorni probabilmente assisteremo a demolizioni di case, raid di arresti, punizioni collettive e mano libera per le forze sul campo. Si prospettano nuovi cicli e l’orizzonte sembra essere intriso di sangue.

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-01-29/ty-article/.highlight/the-israeli-palestinian-cycle-of-bloodshed-has-never-been-clearer/00000185-f9fe-def6-a7b5-fdfe0c8d0000 Inizio modulo

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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