La risposta di Biden al governo di estrema destra di Israele: evitare il confronto

Gen 13, 2023 | Notizie

di Chris McGreal,

The Guardian, 11 gennaio 2023. 

Mentre Netanyahu adotta un’aggressiva linea anti-palestinese, la Casa Bianca cercherà di evitare le umiliazioni di cui è stato vittima Obama.

Benjamin Netanyahu indica a Joe Biden la prossima mossa da fare, mentre l’allora vicepresidente firma il libro degli ospiti nell’ufficio del primo ministro israeliano a Gerusalemme nel 2010. Foto: Ronen Zvulun/Reuters

Più le cose cambiano in Israele, più Joe Biden si adopera per far sì che rimangano uguali.

Il nuovo governo di estrema destra del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che comprende razzisti apertamente anti-arabi, sta già causando preoccupazioni alla Casa Bianca per il suo impegno ad espandere gli insediamenti illegali nei territori occupati e ad annettere altra terra palestinese.

Il ministro delle Finanze e leader del Partito Sionismo Religioso, Bezalel Smotrich, che rifiuta la creazione di uno Stato palestinese, ha già avviato un confronto con l’Autorità Palestinese, sequestrando alcuni dei suoi fondi e definendola “nemica”.

Il ministro della Sicurezza e leader del partito Potere Ebraico, che ha chiesto l’espulsione dal Paese dei cittadini arabi “sleali” di Israele, Itamar Ben-Gvir, ha iniziato un giro di vite sui manifestanti antigovernativi israeliani, ordinando alla polizia di strappare le bandiere palestinesi perché “rappresentano il terrorismo”.

Il partito Likud di Netanyahu ha già promosso leggi per limitare l’autorità della magistratura nel bloccare le politiche del governo.

Aaron David Miller, che ha lavorato per sei amministrazioni statunitensi anche come consulente per i negoziati israelo-palestinesi, ha detto che Biden si trova in un territorio finora inesplorato.

“Nessuna amministrazione ha mai incontrato un governo israeliano come questo”, ha detto.

Miller ha affermato che, pur essendoci delle linee rosse proclamate dalla Casa Bianca – tra cui l’eventualità che Israele sfrutti la crescente debolezza dell’Autorità Palestinese per annettere nuovo territorio – la risposta immediata dell’amministrazione è: contenimento.

“L’amministrazione USA farà di tutto per evitare un confronto prolungato con gli israeliani”, ha detto.

C’è già un fermento di attività diplomatica. L’uomo di riferimento di Netanyahu per gli Stati Uniti, il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer, è arrivato a Washington per un colloquio all’inizio della settimana. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan, dovrebbe visitare Israele la prossima settimana, prima dell’arrivo a Gerusalemme del Segretario di Stato Antony Blinken, previsto per la fine del mese. Poi Netanyahu dovrebbe recarsi a Washington a febbraio.

Se un tempo i palestinesi erano al centro delle discussioni, ora compaiono insieme al programma nucleare iraniano, alla riluttanza di Israele a schierarsi con gli Stati Uniti contro la Russia sull’Ucraina e alle relazioni dello Stato ebraico con il mondo arabo in generale.

Ma i palestinesi continuano ad avere un posto nei colloqui, se non altro perché la Casa Bianca non vuole che Israele faccia qualcosa che costringa Washington a prendere posizione. Come ha detto Sullivan alla National Public Radio (NPR) la scorsa settimana, la politica degli Stati Uniti si basa sul mantenimento di quella che, secondo alcuni, è solo l’illusione di un “processo di pace”.

“Continuiamo a sostenere la soluzione dei due Stati e ci opporremo alle politiche e alle pratiche che minano la fattibilità della soluzione dei due Stati o che si scontrano con lo storico status quo di Gerusalemme. Sarò chiaro e diretto su questi punti”, ha dichiarato.

Miller è stato recentemente coautore di un articolo che invita Biden a minacciare di tagliare le forniture di armi a Israele se il nuovo governo le utilizzerà per annettere terre palestinesi, espellere arabi o uccidere del tutto la possibilità, sempre più ridotta, di uno Stato palestinese. Ma non crede che il Presidente prenderà provvedimenti di questo tipo.

“Biden è pro-Israele in un modo che sembra preternaturale. Biden conosce bene Netanyahu, ed è stato umiliato da Netanyahu. Ma allo stesso tempo ha un profondo senso di impegno verso Israele”, ha detto Miller.

“In secondo luogo: credo che Biden capisca che questa è una cattiva politica. L’ultima cosa di cui ha bisogno è di essere intrappolato tra il partito repubblicano che lo sta martellando sul perché stia criticando Israele e il suo stesso partito democratico, che è sempre più diviso sull’argomento”.

Khaled Elgindy, ex consigliere dei leader palestinesi per i negoziati con Israele, concorda sul fatto che Biden non se la sente di combattere, anche a causa dell’umiliante ritiro del Presidente Obama che aveva invano cercato di imporre a Netanyahu il congelamento della costruzione degli insediamenti nel 2009.

Bulldozer israeliani demoliscono una casa palestinese nel villaggio di Kafr al-Dik, vicino alla città cisgiordana di Salfit, martedì scorso. Foto: Xinhua/Rex/Shutterstock

“Obama ha affrontato la questione palestinese, si è subito scottato e poi ha fatto marcia indietro. Questa Casa Bianca è molto avversa al rischio ed è abbastanza chiaro che non vuole investire alcun capitale politico sui palestinesi. Ha chiarito fin dall’inizio che avrebbe avuto un atteggiamento di attesa”, ha detto.

“La considerano una questione perdente perché non si presta a soluzioni facili. Qualsiasi progresso richiederebbe un lavoro politico piuttosto pesante. Dovrebbero essere pronti a scontrarsi con il governo israeliano e con i repubblicani al Congresso, nonché con l’attuale vertice del loro stesso partito”.

Elgindy ha detto che la Casa Bianca sta fissando alcune linee rosse da non superare per quanto riguarda l’alterazione dello status quo, “anche se non sono molto rosse”.

“Allo stesso tempo, stanno continuando a seguire l’approccio che l’amministrazione ha sempre seguito: esprimere solo privatamente qualsiasi serio disaccordo”, ha detto.

Miller descrive la questione palestinese come “non pronta per passare in prima serata”.

“È un pasticcio, e il meglio che Biden può fare è evitare che accadano cose brutte, molto brutte”, ha detto.

“Ma è difficile prevedere come l’intera faccenda sarà gestita nei prossimi anni. Ci sono troppe parti in movimento”.

In cima alla lista delle preoccupazioni c’è un’impennata di violenza e il potenziale scoppio di una terza intifada palestinese. Poi c’è il crollo del potere dell’Autorità Palestinese.

Alcuni leader israeliani considerano l’Autorità Palestinese uno strumento utile per amministrare le principali città palestinesi e agire come braccio dell’occupazione israeliana. Ma altri esponenti della destra, come Smotrich, si oppongono istintivamente a tutto ciò che sa di nazionalismo palestinese o di costruzione di uno Stato.

C’è poi la destra israeliana che si agita per annettere parte dei territori occupati.

Elgindy ha detto che uno qualsiasi di questi eventi potrebbe costringere Biden a confrontarsi con Israele, ma sospetta che sia più probabile che tutto avvenga di nascosto, consentendo alla Casa Bianca di evitare azioni aperte.

“Il crollo dell’Autorità Palestinese non avverrà da un giorno all’altro… Sarà una disintegrazione lenta, un pezzo dopo l’altro”, ha affermato.

“Come succede con l’annessione. Non ci sarà una dichiarazione formale a favore dell’annessione della Cisgiordania. L’annessione di fatto avviene già ogni giorno in ogni strada, in ogni insediamento. Avverrà in modo molto graduale. Quindi non vedo un Biden inento a fare grandi cose”.

https://www.theguardian.com/us-news/2023/jan/11/israel-biden-netanyahu-palestinians-far-right-government

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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