Netanyahu, il padrino del moderno fascismo israeliano

Dic 26, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Marwan Bishara,

Al Jazeera, 21 dicembre 2022. 

Il prossimo governo di coalizione guidato da Netanyahu potrebbe essere il più estremista della storia di Israele.

Il problema del fascismo in Israele non sta tanto nei partiti estremisti che faranno parte del prossimo governo, quanto piuttosto nei loro sostenitori: Netanyahu e il suo partito sciovinista Likud, scrive Bishara [Abir Sultan/Pool Photo via AP].

Il fascismo è nella mente di amici e nemici di Israele da quando lo “Stato Ebraico” ha tenuto le ultime elezioni e l’ex primo ministro Benjamin Netanyahu ha iniziato i negoziati per formare una nuova coalizione. Gli avvertimenti sul fatto che Israele “si sta dirigendo verso una teocrazia fascista” o sta per “Camminare nel sonno verso il fascismo ebraico” si sono moltiplicati.

Ma tutti questi avvertimenti sembrano cadere nel vuoto, mentre Netanyahu traccia un percorso di ritorno alla premiership in coalizione con i partiti fascisti di Israele. Egli respinge le preoccupazioni sulla potenziale scomparsa della democrazia israeliana e sul peggioramento della sua reputazione in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti, insistendo sul fatto che, quando si tratta del futuro dello Stato Ebraico, sarà lui, Netanyahu, ad avere l’ultima parola, in Israele come in America.

Probabilmente è vero. Ma non è rassicurante. È catastrofico.

Washington è rimasto finora in gran parte in silenzio, anche se diversi ebrei americani di spicco hanno parlato contro la minaccia fascista emersa dalle urne israeliane. Piuttosto che affrontare direttamente tali preoccupazioni, l’amministrazione Biden ha suggerito, senza alcun pudore, che avrebbe giudicato il prossimo governo di Netanyahu “in base alle sue politiche, non alle sue personalità”.

Se Trump è stato, diciamo, spericolato, Biden è un complice. Per quanto riguarda poi i regimi arabi che si sono congratulati con Netanyahu per la sua vittoria, non riesco a trovare una parola appropriata.

Ma non bisogna illudersi: il problema del fascismo in Israele non risiede tanto nei partiti estremisti che faranno parte del prossimo governo, quanto piuttosto nei loro sostenitori: Netanyahu e il suo partito sciovinista Likud, che da tempo si batte per uno Stato ebraico che domini entrambe le sponde del fiume Giordano.

Nella sua mostruosità autobiografica, “Bibi, My Story”, che è in parte autocelebrazione, in parte propaganda e in parte manifesto fascista, Netanyahu dedica un capitolo al suo defunto padre, Benzion. Si vanta dei suoi trascorsi come editore di una pubblicazione giustamente chiamata Hayarden (Il Giordano) e come voce di spicco del movimento militante revisionista che insisteva sul diritto ebraico alla sovranità su tutta la Palestina storica. I combattenti revisionisti, che alla fine fondarono il predecessore del Likud, Herut, erano famosi per le loro operazioni terroristiche prima e durante la guerra d’indipendenza del 1948.

Quell’anno, alcune voci ebraiche di spicco, tra cui Albert Einstein, Hannah Arendt e altri, descrissero il partito Herut, in una dichiarazione pubblica riportata dal New York Times, come un “partito politico molto simile per organizzazione, metodi, filosofia politica e attrattiva sociale ai partiti nazista e fascista”.

Tale padre tale figlio. Come predicato da Vladimir Jabotinsky, il guru revisionista di suo padre nel suo famigerato saggio del 1923 “La Cortina di ferro”, anche Netanyahu crede che il sionismo debba usare la forza militare per convincere gli arabi palestinesi a rinunciare a ogni diritto sulla loro patria.

Netanyahu è entrato in politica con questa convinzione e si è lentamente costruito il ruolo di padre del moderno fascismo israeliano. Ha iniziato demonizzando l’allora primo ministro Yizhak Rabin per aver firmato gli accordi di pace di Oslo e contribuendo a spianare la strada al suo assassinio da parte di un fanatico ebreo. Una volta diventato primo ministro nel 1996, ha iniziato a formare una nuova generazione di leader fascisti e razzisti. Avigdor Lieberman, Gideon Sa’ar, Naftali Bennett e Ayelet Shaked sono maturati sotto la sua ala nel partito Likud e hanno poi formato e guidato i loro partiti di estrema destra.

Prima delle ultime elezioni, Netanyahu ha anche fatto da padrino a una nuova relazione amichevole tra i partiti fascisti-religiosi Otzma Yehudit e Sionismo Religioso, invitando a casa sua i loro leader, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, per aiutare personalmente a spianare le loro differenze. Netanyahu voleva unirli in un’unica lista elettorale, in modo che potessero entrare in Parlamento e contribuire a riportarlo nell’ufficio del Primo Ministro.

E ci è riuscito. In modo spettacolare.

Mentre i sondaggi avevano previsto che i due partiti non avrebbero raggiunto la soglia necessaria per entrare singolarmente nella Knesset, una volta riuniti hanno conquistato l’11% dei voti e 14 seggi parlamentari nella Knesset che ha 120 seggi. Peggio ancora, Ben Gvir, che è come un Netanyahu sotto steroidi, è andato particolarmente bene tra i giovani israeliani.

Netanyahu ha anche coltivato strette relazioni con i due principali partiti ultra-religiosi di Israele –ultra è la parola d’obbligo qui– Shas e United Torah Judaism, che cercano di ottenere il controllo sugli affari religiosi, educativi e sociali nello Stato Ebraico. Ora otterranno tutto ciò che hanno sempre desiderato, e anche di più.

In cambio, i nuovi partner estremisti di Netanyahu hanno accettato di usare la loro maggioranza parlamentare per ridurre il peso del potere giudiziario e porre fine alla supervisione della Corte Suprema sulla Knesset. Questo non solo permetterà a Netanyahu di stringere la sua presa sul Paese, ma lo aiuterà anche a sfuggire alle sue responsabilità legali connesse al suo rinvio a giudizio per corruzione, frode e violazione della fiducia. Questi partiti hanno già usato la loro maggioranza alla Knesset per spianare la strada al capo del partito Shas, Aryeh Deri, per diventare ministro nonostante la sua condanna per corruzione ed evasione fiscale.

A parte la corruzione, i fanatici dell’estrema destra israeliana sono definiti da alcune caratteristiche fasciste di base, come la fede in una nazione e in una tradizione divina e storica superiore a qualsiasi nozione di democrazia e cittadinanza moderna; un pronunciato senso di lesa maestà e di vittimismo; tendenze militariste; rispetto del culto con un Netanyahu d’oro raffigurato in un medaglione di lealtà per completare il quadro.

Sono anche guidati da un razzismo dichiarato nei confronti dei palestinesi, che vedono come intrusi nella loro terra promessa. Infatti, il nuovo governo guidato da Netanyahu si oppone con veemenza alla creazione di uno Stato palestinese, sostiene l’espansione degli insediamenti ebraici illegali nei Territori Palestinesi occupati, cerca di annettere parte, se non tutta, la Cisgiordania e nega l’uguaglianza alla minoranza palestinese autoctona nello Stato ebraico. Chiederà ai palestinesi di ammettere la loro sconfitta storica e di riconoscere agli ebrei la proprietà esclusiva del Paese per poter vivere in pace.

Gran parte di ciò era stato previsto dal defunto professor Zeev Sternhell, sopravvissuto all’Olocausto e massima autorità israeliana in materia di fascismo, che nel suo saggio del 2018 intitolato “In Israele, un fascismo in crescita e un razzismo simile al primo nazismo” ha spiegato che questi fascisti “non vogliono fare del male fisico ai palestinesi. Vogliono solo privarli dei loro diritti umani fondamentali, come l’autogoverno nel proprio Stato e la libertà dall’oppressione”. Anche se la nomina del sadico Ben Gvir a ministro della Sicurezza Nazionale equivale ad augurare ai palestinesi di subire anche il male fisico.

In breve, coloro che continuano a dubitare che il fascismo sia un pericolo incombente per Israele, non stanno prestando attenzione a come le forze scioviniste che si coalizzano stiano pianificando di devastare ciò che resta delle istituzioni liberali israeliane per trasformare lo Stato Ebraico in una teocrazia fascista a tutti gli effetti.

Non è il momento di stare zitti e buoni.

Marwan Bishara, analista politico senior di Al Jazeera.

https://www.aljazeera.com/opinions/2022/12/21/netanyahu-is-the-godfather-of-modern-israeli-fascism

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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