Cosa farà Bruxelles?

Dic 26, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Yossi Melman,

Haaretz, 22 dicembre 2022. 

L’Unione Europea ha poche scelte, se decide di agire contro Israele.

Un grande simbolo dell’Unione Europea si trova al centro di piazza Schuman, davanti alla sede della Commissione Europea. YVES HERMAN / REUTERS

Da quando Benjamin Netanyahu ha vinto le elezioni e ora che stanno per finire i negoziati di coalizione, nel campo “Chiunque ma non Bibi” si sentono molte voci che prevedono o sperano nell’imposizione di sanzioni internazionali a Israele. Questo è accaduto anche in passato nel campo della pace, dopo la disperazione per lo stallo dei negoziati con i palestinesi, ma questo desiderio si sta ora intensificando.

Purtroppo devo deludere queste persone. Non succederà.

Nelle conversazioni che ho avuto con i responsabili delle decisioni e con i funzionari della sede dell‘Unione Europea a Bruxelles, ho avuto l’impressione che essi siano davvero molto preoccupati per le dichiarazioni di coloro che stanno per diventare ministri nel nuovo governo. La maggior parte di loro non aveva mai sentito parlare di Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, Orit Strock, Avi Maoz e altri membri dell’estrema destra che ora sono candidati a posizioni di rilievo.

Soprattutto, temono un atteggiamento ostile e aggressivo del nuovo governo nei confronti dei palestinesi, che si esprimerebbe nell’espansione degli insediamenti, nella dichiarazione di annessione della Cisgiordania e nell’ignorare (o eventualmente incoraggiare) gruppi armati come i cosiddetti ‘Giovani delle Colline’, che aumenterebbero le vessazioni nei confronti dei palestinesi.

Un’altra preoccupazione è che possano essere arrecati ulteriori danni all’indipendenza del sistema giudiziario, che ci siano limitazioni alla libertà di stampa e un’erosione dei valori democratici di base, come sta accadendo in Ungheria, Polonia, Slovenia, Slovacchia e altri Paesi che hanno abbandonato il moderno liberalismo occidentale. Queste tendenze si sono diffuse in Israele da quando Netanyahu è tornato al potere nel 2009 e si prevede che si intensificheranno. I funzionari di Bruxelles temono inoltre che il nuovo governo prenda provvedimenti per limitare le attività delle organizzazioni non profit e di altre organizzazioni non governative che promuovono la coesistenza ebraico-arabo-palestinese, l’educazione alla democrazia, l’assistenza ai rifugiati e il sostegno alla comunità LBGTQ.

L’Unione Europea invia milioni di dollari all’anno a queste agenzie, con grande disappunto delle organizzazioni di destra come NGO Monitor, un gruppo diretto dal Prof. Gerald Steinberg, che monitora e perseguita gli attivisti e le organizzazioni israeliane e palestinesi per i diritti umani, ma anche a gruppi come Im Tirtzu e Zo Artzeinu, che cercano di mettere fuori legge le organizzazioni per i diritti umani attraverso l’uso di dispositivi spia.

Tuttavia, nonostante queste preoccupazioni, gli scenari in cui potrebbero essere imposte sanzioni economiche o militari a Israele non sono realistici. Le risoluzioni dell’Unione Europea devono essere prese con il consenso dei 27 Stati membri. Per anni, Netanyahu ha favorito relazioni strette con i leader dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, come il primo ministro ungherese Viktor Orban e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, ignorando il loro sostegno a elementi ultranazionalisti, molti dei quali antisemiti. Netanyahu ha agito in questo modo affinché questi Paesi bloccassero qualsiasi tentativo dei Paesi dell’Europa occidentale di adottare misure punitive contro Israele.

Lo strumento principale di cui dispone l’Unione Europea è la clausola di esclusione. Israele e l’Unione sono firmatari di un accordo chiamato Horizon Europe, concepito per finanziare la ricerca e l’innovazione. L’accordo stabilisce che Israele beneficerà delle risorse dell’Unione attraverso il trasferimento di fondi a Israele da società private e governi europei, per un ammontare di 2,5 miliardi di dollari, distribuiti in sette anni, per il finanziamento di programmi congiunti di ricerca e sviluppo nell’industria, nella cultura e nel mondo accademico. Questi investimenti apriranno la strada agli Stati membri per espandere le iniziative esistenti e, in ultima analisi, per reinvestire in Israele su scala molto più ampia.

Secondo il programma Horizon, le istituzioni e le organizzazioni israeliane che operano nei territori occupati non possono beneficiare dei suoi finanziamenti. La destra ha gridato allo scandalo, ma alla fine ha ceduto. I governi di Netanyahu, Naftali Bennett (compresa Ayelet Shaked) e Yair Lapid hanno acconsentito a questo boicottaggio dei coloni da parte dell’Unione Europea. Ma recentemente, su pressione di Shaked, Bennett ha cambiato idea e la decisione di attenersi a questa restrizione è stata sospesa.

È difficile credere che il nuovo governo accetti la clausola di esclusione. L’ideologia della Grande Terra di Israele supererà qualsiasi considerazione economica o diplomatica. Se la collaborazione attraverso il programma Horizon verrà sospesa, mentre l’intero Stato torna ad essere ostaggio dei coloni, molte iniziative industriali, high-tech e culturali saranno danneggiate.

Anche la collaborazione e il trasferimento di conoscenze nel campo della salute e delle comunicazioni potrebbero risentirne, se il governo israeliano agisce come sembra voglia fare. Ad esempio, le compagnie telefoniche potrebbero essere boicottate nella loro funzione di roaming, impedendo o rendendo più difficile e costoso l’uso dei cellulari da parte degli israeliani che viaggiano all’estero.

Se il 37° governo israeliano si scatena come si teme, l’Unione Europea non potrà che reagire. Tuttavia, la sua capacità di azione è limitata. Non ci si può aspettare una risposta dura, come un colpo deciso che scuoterebbe Israele e influenzerebbe la vita quotidiana della gente. Gli israeliani non saranno boicottati in Europa. Continueranno a viaggiare in Europa. I legami commerciali non saranno ridotti in modo significativo. Al massimo ci sarà qualche piccolo inconveniente, qualche sgradevolezza qua e là. Chiunque stia fantasticando sul fatto che l’Unione Europea imporrà sanzioni dolorose a Israele, in modo che il governo di destra cambi la politica che è intenzionato ad attuare, sta sognando ad occhi aperti. L’Unione Europea, anche se non gradisce e condanna le mosse previste dal nuovo governo, si abituerà alla realtà che si sta delineando in Israele e non toglierà al campo liberale israeliano le castagne da quel fuoco che la destra sta accendendo.

https://www.haaretz.com/opinion/2022-12-22/ty-article-opinion/.premium/what-will-brussels-do/00000185-3638-d723-a3d5-7e3950d80000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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