Ebrei di tutto il mondo, unitevi!

Dic 5, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Sam Bahour,

sbaour.medium.com, 4 dicembre 2022. 

Questo è il momento in cui la tradizione ebraica della giustizia sociale può brillare in tutto il suo splendore.

Martin Luther King, Jr. (al centro) e Abraham Joshua Heschel (davanti, secondo da destra), marciano da Selma a Montgomery, Alabama, il 21 marzo 1965 (Fonte: BlackPast)

Un momento veramente ineludibile sta guardando dritto negli occhi le comunità ebraiche di tutto il mondo. I recenti risultati elettorali di Israele stanno mettendo in discussione chiunque abbia finora sostenuto ciecamente Israele. Questo sostegno cieco sta per essere messo sotto scrutinio come mai prima d’ora. O le comunità ebraiche confermano in questo momento i loro valori tradizionali, o rischiano di perdere il loro legame con il vero Tikkun Olam (in ebraico ‘riparare del mondo’). Agire per la liberazione dei palestinesi dall’occupazione militare israeliana deve essere ora al centro dei loro sforzi.

Mentre Benjamin Netanyahu tenta di mettere insieme il prossimo governo, i suoi partner di coalizione sono motivo di seria preoccupazione: sono fascisti, anche secondo la definizione di molti israeliani. Il sostegno cieco a Israele interpella ora le comunità ebraiche di tutto il mondo. Devono decidere: rimanere a totale sostegno di Israele, anche se questi personaggi apertamente razzisti assumono il controllo di ministeri importanti, oppure levarsi in piedi e salvare finalmente Israele da se stesso, riorientando il discorso sulla minaccia esistenziale di fondo che Israele sta affrontando: l’oppressione dei Palestinesi.

Non avrei mai immaginato, nei miei sogni più sfrenati, di poter indicare Abe Foxman, l’ex leader della Anti-Defamation League e per decenni uno dei principali e popolari leader dell’ebraismo americano, come una luce guida, ma è proprio questo che lui è diventato. Nella sua recente intervista al Jerusalem Post, Foxman ha infranto il tabù: amare Israele in modo condizionato è kosher.

“Non avrei mai pensato di arrivare al punto di dire che il mio sostegno a Israele è condizionato”, ha detto Foxman nell’intervista. “Ho sempre detto che [il mio sostegno a Israele] è incondizionato, ma in realtà è condizionato. Non penso che sia una condizione orribile dire: ‘Amo Israele e voglio amare Israele come Stato ebraico e democratico che rispetta il pluralismo’”.

Si può infatti sostenere che Israele non è mai stato veramente “ebraico”, “democratico” o uno stato che “rispetta il pluralismo”.

“Non c’è nulla di “ebraico” nello sfollare un intero popolo, nel creare una popolazione di rifugiati, nell’occupare militarmente cinque milioni di persone, nel porre Gaza sotto il sigillo ermetico della punizione collettiva, nel demolire case, nello sradicare alberi, nell’assassinare giornalisti, nell’arrestare arbitrariamente Palestinesi, nel contrattare sui cadaveri e così via. L’elenco è lungo e non ha nulla di “ebraico”.

Non c’è nulla di “democratico” in uno Stato che ha emanato oltre 65 leggi che discriminano strutturalmente i suoi cittadini non ebrei. Come se non bastasse, lo Stato subappalta (e finanzia) parti fondamentali del suo mandato ad agenzie semi-governative, come il Fondo Nazionale Ebraico (JNF), per svolgere il suo lavoro sporco.

Non c’è nulla che rispetti il “pluralismo” in una società ciecamente votata alla supremazia ebraica e che crede di poter creare un apartheid illuminato.

Ma mettiamo da parte tutti questi aspetti per un’altra volta.

Oggi, un leader del grande pubblico ebraico americano ha permesso di rompere il tabù. Ora è normale condizionare il proprio sostegno a Israele. Per Foxman, “ebreo”, “democratico” e “pluralismo” sono le linee rosse da non dimenticare.

Ma anche altri ebrei nel mondo, i più progressisti, possono avere le loro linee rosse, come la fine dell’occupazione militare di 55 anni da parte di Israele. A differenza delle linee rosse di Foxman, questa linea rossa salverebbe Israele anche da se stesso, mentre si imbarca nel governo più razzista dalla sua fondazione.

C’è una via d’uscita

Ci sono molti palestinesi, come me, che comprendono la delicatezza e la difficoltà del momento. Anche se vi abbiamo avvertiti che Israele si sta dirigendo verso un precipizio, saremo qui per aiutarvi a fare la cosa giusta. Potremmo indicarvi i messaggi passati, come nei miei articoli Ascoltate, miei cugini ebrei e Ebrei del mondo, disunitevi… in Israele! Non lo facciamo per mettervi in difficoltà, ma solo per ricordarvi che questo momento è stato in programma da molti decenni.

Anche registi israeliani hanno cercato di farvi capire il percorso devastante che Israele ha intrapreso; attraverso documentari come Incitement (2019) e The Settlers (2016). In America, il recente film Boycott (2021) di Just Vision (di cui sono membro del consiglio di amministrazione) spiega in modo scioccante perché il sistema politico statunitense è stato messo fuori strada sulla questione della Palestina. Anche un cittadino palestinese di Israele ha recentemente documentato la vita dei palestinesi che vivono da entrambi i lati della famigerata Linea Verde, Straniero nella mia terra di Fida Jiryis. Tutte queste informazioni saranno estremamente difficili da digerire per voi, ma se amate Israele, queste sono informazioni che non potete più permettervi di ignorare.

Nonostante tutti gli avvertimenti e le risorse, e molto altro, noi palestinesi siamo ancora qui con le mani tese per aiutarvi ad affrontare questo momento. Ignorare la realtà sul campo non è più un’opzione, e nemmeno fallire è un’opzione.

Questo è il momento in cui la tradizione ebraica della giustizia sociale può risplendere oppure crollare. Assicuriamoci, insieme, che risplenda.

Sam Bahour è un consulente aziendale palestinese-americano e frequente commentatore politico indipendente di Ramallah/Al-Bireh, nella Palestina occupata. Tiene un blog su ePalestine.ps. @SamBahour

https://sbahour.medium.com/jews-of-the-world-unite-b515da78dad8

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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