Il nuovo governo israeliano spinge il paese verso il precipizio

Nov 17, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Ilan Pappe,

Middle East Eye, 16 novembre 2022.   

La coalizione di estrema destra continuerà a opprimere i palestinesi, ma con un disprezzo per la disapprovazione internazionale mai visto prima.

Il membro di destra della Knesset israeliana Itamar Ben-Gvir assiste alla cerimonia di giuramento del nuovo governo a Gerusalemme il 15 novembre 2022 (AFP)

È stata davvero una grande sorpresa svegliarsi la mattina del 2 novembre per scoprire che il Governo israeliano e la Knesset saranno gestiti da una maggioranza dominante di ebrei religiosi nazionalisti, sionisti e politici della linea dura che in passato hanno sostenuto la pulizia etnica ufficiale e la politica di sparare per uccidere contro i palestinesi?

Uno di loro diventerà probabilmente ministro della sicurezza pubblica e altri ricopriranno posizioni chiave nel governo. Non dovrebbe essere una sorpresa: Israele negli ultimi vent’anni si è spostato sempre più a destra e questa coalizione ha sfiorato la vittoria nelle elezioni precedenti, quindi non è così sconvolgente che ora siano al potere. Eppure, ci si dovrebbe chiedere: quanto sarà diverso Israele dopo queste elezioni?

Con una chiara maggioranza alla Knesset e una salda presa sul ramo esecutivo, questa vecchia-nuova élite politica continuerà a fare tutto ciò che i governi precedenti hanno fatto negli ultimi 74 anni, ma con più zelo, determinazione e disprezzo per la condanna internazionale.

Probabilmente inizierà con l’espansione dell’ebraizzazione della Cisgiordania occupata e della Grande Gerusalemme, e con l’espansione dell’attività militare in questo che è già avviato ad essere un anno altamente mortale per i palestinesi. Dall’inizio del 2022, le forze israeliane e i coloni hanno ucciso più di 130 palestinesi, tra cui più di 30 minori in tutta la Cisgiordania occupata.

Il nuovo governo intensificherà sicuramente le visite provocatorie di politici ebrei al complesso della Moschea di al-Aqsa. Possiamo anche aspettarci un’escalation di demolizioni di case, arresti senza processo e una mano libera concessa ai vigilantes dei coloni per distruggere a piacimento.

Soppressione dell’identità palestinese

È meno chiaro fino a che punto questa nuova élite si spingerà nella sua politica verso la Striscia di Gaza. Dal 2008, la politica di Israele a Gaza è stata così brutale e disumana che è difficile immaginare che ci possa essere qualcosa di peggio di un assedio, di un blocco e di occasionali e brutali bombardamenti aerei su una società civile.

Allo stesso modo, è difficile prevedere le politiche del nuovo governo nei confronti dei palestinesi all’interno di Israele. Con la legge sullo stato-nazione del 2018, Israele ha formalizzato il suo carattere di stato di apartheid. Si sospetta che, come nella Cisgiordania occupata, ci si possa aspettare molto di ciò che si è visto in passato e anche di peggio. Probabilmente assisteremo a un continuo disinteresse per l’aumento dell’attività criminale, insieme a politiche più severe nel reprimere ogni espansione delle case nelle aree rurali palestinesi.

Soldati israeliani arrestano un uomo palestinese durante una manifestazione nei pressi del villaggio di Yatta, nella Cisgiordania occupata, 15 gennaio 2021 (AFP)

Possiamo anche aspettarci una continua soppressione di qualsiasi tentativo palestinese di esprimere l’identità nazionale della minoranza – sia attraverso lo sventolio di bandiere palestinesi nei campus, sia attraverso la commemorazione della Nakba o in altri modi che esprimano il ricco patrimonio culturale di questa comunità.

In breve, con questo nuovo regime sparirà ogni residua farsa di democrazia.

Eppure, nonostante il massiccio cambiamento di percezione mondiale nei confronti di Israele negli ultimi anni – manifestatosi nella sua definizione come stato di apartheid da parte dei principali gruppi internazionali per i diritti umani, quali Amnesty International e Human Rights Watch, e la disponibilità della Corte Internazionale di Giustizia a discutere la decolonizzazione della Cisgiordania occupata – sembra esserci una generale riluttanza a riconoscere la possibilità che esista un razzismo ebraico, così come esiste un razzismo cristiano, musulmano o buddista.

Ideologia pericolosa

Improvvisamente, la risoluzione 3379 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (approvata nel 1975 e successivamente revocata), che equiparava il sionismo al razzismo, non sembra più una dichiarazione distaccata dalla realtà e dalle complessità di Israele e Palestina. Gli Stati africani e arabi che avevano promosso la risoluzione hanno dimostrato lungimiranza nell’individuare nel razzismo il principale pericolo che il sionismo come ideologia di Stato porta con sé, non solo per i palestinesi, ma per l’intera regione.

La scomparsa in questa elezione della sinistra sionista può essere facilmente compresa se si apprezza la profondità e l’ampiezza del razzismo all’interno della società israeliana, in particolare tra i giovani. Come figlio di ebrei tedeschi sfuggiti al razzismo tedesco all’inizio degli anni ’30, e che ora lo studia da adulto, sono profondamente turbato da questa immagine di una società ipnotizzata dal razzismo e che lo lascia in eredità alla generazione successiva.

Le comunità ebraiche riconosceranno questa realtà o continueranno a ignorarla? I governi occidentali, e in particolare l’amministrazione americana, riconosceranno o ignoreranno questa tendenza? Il mondo arabo, che ha intrapreso un processo di normalizzazione con Israele, considererà questo fenomeno irrilevante, in quanto non mina gli interessi fondamentali dei suoi regimi?

Non ho risposte a queste domande. Dal punto di vista di un attivista, in realtà non è necessario rispondere a queste domande, ma piuttosto fare tutto il possibile affinché un giorno si risponda in modo da salvare sia i palestinesi che gli ebrei da un destino disastroso – e si impedisca a Israele di condurci tutti verso un precipizio il cui bordo è ora più visibile che mai.

https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-new-government-pushes-country-towards-precipice

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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1 commento

  1. Sebastiano Comis

    Scrive Pappee che questa nuova maggioranza dichiaratamente razzista “continuerà a fare tutto ciò che i governi precedenti hanno fatto negli ultimi 74 anni, ma con più zelo, determinazione e disprezzo per la condanna internazionale”.
    Purtroppo quella che è sinora mancata, e probabilmente continuerà a mancare, è proprio la condanna internazionale, o meglio occidentale, del razzismo ebraico e della sua quotidiana applicazione, in Israele e nella Palestina occupata. Anzi, i paesi occidentali fanno a gara a confermare il loro incrollabile sostegno allo stato degli ebrei, qualunque cosa faccia. E’ su questo che si dovrebbe riflettere e agire, su quali meccanismi di minaccia, lusinga, corruzione materiale e culturale faccia leva il sionismo, dentro e fuori Israele.

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