Un messaggio da Samir Al-Issawi sui prigionieri palestinesi che muoiono in carcere

Nov 9, 2022 | Notizie

da Un video postato su Youtube da Shiren Essawi,

7 novembre 2022. 

Samir Al-Issawi è il detenuto palestinese divenuto noto per i 266 giorni di sciopero della fame attuato in protesta contro la sua reclusione. Qui Samir Al-Issawi è il portavoce delle famiglie dei martiri palestinesi i cui corpi sono trattenuti dalle forze dell’occupazione israeliana.  

Samir Al-Issawi

Vi parlo dalla fortezza-prigione dove tuttora mi trovo, mosso dal mio senso di responsabilità religiosa, nazionale, umanitaria e morale verso i nostri prigionieri martiri, i cui corpi sono nei congelatori e nei cimiteri dell’occupazione criminale, e che si sono sacrificati perché volevano vivere con dignità.

E parlo anche per i prigionieri malati, che patiscono grandi sofferenze a causa dell’incuria medica nelle prigioni dell’occupazione. E poiché sono un figlio di questo grande popolo che sa sempre unirsi per aiutare gli oppressi, annuncio la mia decisione di iniziare uno sciopero della fame.

Questo è ciò che posso offrire per trasmettere la voce delle famiglie dei martiri i cui corpi sono stati sequestrati.

Vostro figlio, il prigioniero Samir Al-Issawi

Sono il prigioniero per la libertà Nasser Muhammad Abu Hamaid, del villaggio di Al-Sawafir. Là era la nostra casa prima della Nakba; ora siamo rifugiati e viviamo nel campo profughi di al-Amari. Sono nato il 5 ottobre 1972. Le forze dell’occupazione hanno ucciso uno dei miei fratelli e in varie occasioni hanno arrestato cinque dei miei fratelli. Sono stato condannato a 7 ergastoli più altri 50 anni. A causa della sistematica incuria medica, mi è stato diagnosticato un cancro. La malattia si è propagata in tutto il mio organismo, fino al punto in cui il mio corpo non accetta più trattamenti e i medici hanno raccomandato di rimettermi in libertà. Quando muoio voglio essere seppellito in modo che il mio corpo abbracci l’amato suolo della Palestina, vicino al mio fratello Abd Almonem. Il vostro fratello e vostro figlio ammalato. Nasser Abu Hamid.

Sono il prigioniero politico palestinese Farris Muhammad Ahmad Barood dal campo profughi Al-Shati a Gaza. Sono nato nel 1969. La mia famiglia ha le sue rardici nel villaggio di Beit Daras. Nel 1991 sono stato arrestato dalle forze dell’occupazione e condannato all’ergastolo dal loro tribunale. Ho passato 28 anni in carcere, 18 dei quali in isolamento. Ho contratto il virus del fegato e a causa della sistematica incuria medica sono caduto in coma e sono diventato un martire nel 2019. Il mio corpo è ancora trattenuto dalle forze dell’occupazione che rifiutano di restituirmi alla mia famiglia per essere seppellito.

Sono il prigioniero martire Kamal Najib Abu Wae’r. Sono nato il 27 luglio 1974 e sono stato arrestato dalle forze dell’occupazione il 15 gennaio 2003. Sono stato condannato a 6 eragstoli più 50 anni. Sono stato ferito durante il mio arresto e ho sofferto di gravi problemi di salute, tra cui una lesione del disco, un’ulcera allo stomaco e alti livelli di emoglobina nel sangue.

Sono Saadi Khalil Mahmoud al-Gharably dalla Striscia di Gaza. Avevo una famiglia di 10 figli ed ero nato il 6 dicembre 1946. Sono stato arrestato dalle forze dell’occupazione il 4 ottobre 1994 e condannato all’ergastolo da un tribunale israeliano. A causa della sistematica incuria medica, ho contratto diverse malattie tra cui cancro della prostata con frattura pelvica, diabete e stress causato dal peggiorare della mia situazione che ha influito gravenente sulla mia salute. L’occupazione si è rifiutata di lasciarmi libero malgrado la mia cattiva salute. Sono morto il mercoledì 7 agosto 2020. Il mio corpo è ancora trattenuto e Israele si rifiuta a tutt’oggi di riconsegnarlo alla mia famiglia.

Sono il prigioniero politico palestinese Aziz Musa Salem Owaisat da Gersalemme Est. Sono nato il 4 settembre 1965. Avevo una famiglia ed ero padre di sei figli. Sono stato arrestato il 3 agosto 2014 e successivamente condannato dal tribunale israeliano a 30 anni di carcere. Nel 2018 sono stato assalito fisicamente dall’Unità Speciale dell’Autorità Carceraria che mi ha causato una lesione polmonare con emorragia interna. La settimana successiva ho avuto un grave attacco cardiaco e sono morto il 2 maggio 2018. Questo è stato un assassinio di Israele. L’Autorità Carceraria ha sequestrato il mio corpo e ha deciso che io fossi congelato in una struttura della prigione e che rimanessi nel carcere senza essere riconsegnato alla mia cara famiglia per essere sepolto.

Sono Anis Mahmoud Douala, un prigioniero politico palestinese. Sono nato nel 1944 e sono stato messo in arresto nel 1968, nel corso del quale sono stato ferito gravemente e ho subito tortura nel corso degli interrogatori. L’ingiusto tribunale dell’occupazione mi ha condannato all’ergastolo. Ho iniziato uno sciopero della fame insieme ai miei compagni di prigione e mi sono battuto per i diritti e la dignità dei carcerati. Mentre ero nel cortile della prigione di Askelon, ho sentito un dolore al torace, ma l’Autorità Carceraria israeliana non mi ha fornito un trattamento medico per la sua politica di incuria sanitaria, ciò che mi ha portato a una situazione critica. Il 31 agosto 1980 ho avuto un collasso e sono morto. Il mio corpo è tuttora trattenuto dall’Autorità Carceraria e le forze di occupazione israeliane si rifiutano di consegnarlo alla mia famiglia, dicendo che il mio corpo è scomparso.   

Sono il prigioniero politico palestinese Bassam Muhammad Amin al-Sayeh, di Nablus. Sono nato il 31 agosto 1973. Sono stato arrestato l’8 ottobre 2015 e nel corso del mio arresto ho sofferto per le mie gravi condizioni di salute. Nel 2011 mi sono ammalato di un cancro al midollo e poi nel 2013 ho avuto una leucemia. Nel 2013 le mie condizioni di salute si sono ulteriormente aggravate e la domenica 8 settembre 2019 sono morto. Fino ad oggi, il mio corpo è ancora trattenuto in una struttura della prigione israeliana.

A tutte le persone coscienzose. Sono il prigioniero politico palestinese Nasser Majeed Omar from Beit Fajjar vicino a Betlemme, la culla di Nostro Signore Gesù. Sono nato nel 1988. Il 19 giugno, poche settimane prima del mio matrimonio, sono stato arrestato dalle forze dell’occupazione e portato nella prigione di Al-Jalami, dove si trova il centro di indagini Shabak. Sono stato interrogato per due settimane e poi sono stato messo in isolamento carcerario, ciò che ha prodotto un crollo mortale della mia salute. L’occupazione israeliana si rifiuta di consegnare il mio corpo alla mia famiglia affinché io sia seppellito.

Sono il prigioniero politico palestinese Sami Al-Amur di Gaza. Sono stato arrestato dalle forze di occupazione nel 2008 e sono stato condannato a 19 anni di carcere. Soffrivo di una malattia cardiaca e a causa dell’incuria medica sono morto. Il mio corpo è tuttora trattenuto e l’occupazione si rifiuta di consegnarlo ai miei cari che non mi hanno potuto visitare per tutta la durata della mia carcerazione, fino a che sono diventato un martire.

Sono il prigioniero martire Daoud Muhammad Zubeidi del campo profughi di Jenin. Sono nato il 1 novembre 1980. Ero padre di tre figli. Ho passato 12 anni nelle prigioni dell’occupazione. Sono stato rilasciato il 27 febbraio 2021, ma il 13 maggio 2022 le forze di occupazione hanno attaccato la mia casa e mi hanno sparato, ferendomi. Poi mi hanno arrestato e mi hanno mandato all’ospedale Rambam di Haifa dove sono stato confinato e trattenuto come carcerato mentre ero in coma. Il parlamentare sionista e terrorista Ben-Gvir ha minacciato di liquidarmi. E il 15 maggio 2002 sono diventato un martire. Il mio corpo è ancora trattenuto dalle forze di occupazione che si rifiutano di consegnarlo alla mia famiglia e ai miei cari per essere sepolto insieme a mia madre martirizzata e a mio fratello martire Taha.

In nome di Allah benefattore e misericordioso, ci appelliamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le persone di coscienza.

L’occupazione israeliana pratica una politica di sistematica negligenza medica nei riguardi dei prigionieri palestinesi, uccidendoli lentamente. Dal 1967, sono morti 228 prigionieri nelle carceri dell’occupazione. Di questi, 72 sono morti per incuria medica, in completo disprezzo dei trattati internazionali, in particolare dell’articolo 110 della Terza Convenzione di Ginevra che stabilisce che i malati incurabili devono essere direttamente rimpatriati o accolti in un paese neutrale.

L’occupazione israeliana non solo persiste nella sua negligenza medica, ma trattiene sistematicamente i corpi dei martiri in congelatori o in tombe indicate solo con un numero. Fino ad oggi, il numero dei prigionieri martiri è arrivato a 9, tra cui il prigioniero Anees Dowla il cui corpo è stato trattenuto dall’occupazione a partire dal 1980. Questo è il più lungo periodo di detenzione per un corpo di prigioniero. La pratica israeliana di trattenere i corpi dei martiri non esiste in nessun’altra parte del mondo. In tutti i paesi, i morti sono seppelliti secondo la loro religione, eccetto che in Israele, la potenza occupante.

I palestinesi sono un popolo in lotta per difendere la loro terra dagli insediamenti e dall’occupazione. Non sono terroristi o criminali.

Chiediamo che i nostri prigionieri siano sepolti nella nostra terra e che i loro corpi sano messi a contatto con il suolo e che i loro cari siano in grado di visitare le loro tombe e pregare per loro. E’ chiedere troppo?

Lo sapete che in questo momento ci sono 104 corpi di martiri trattenuti da Israele? Immaginate il corpo di una persona amata che viene tenuto a tempo indefinito in un congelatore. E lo sapete che ci sono attualmente 256 martiri sepolti in cimiteri dove sulla tomba compare solo un numero e nessun nome?

I parenti di un prigioniero morto ricevono scarsi dettagli su dove sia la sua tomba e persino i funzionari dell’occupazione dicono di non avere queste informazioni. I resti dei nostri cari sono andati perduti da qualche parte, alcuni sono stati spazzati via da torrenti e piogge invernali, mentre altri sono stati scavati dagli animali selvatici. In alcuni casi, più di un corpo è stato sepolto nella stessa tomba.

Demolizioni di case, corpi di prigionieri sequestrati o perduti: ma tutto questo non è proibito dalle leggi internazionali? Non è contrario alla legge umanitaria internazionale e alle Convenzioni di Ginevra? Non è un crimine per la legge umanitaria internazionale quello di rubare i nostri organi, non è un crimine di guerra nascondere i nostri corpi, o il rifiuto delle autorità dell’occupazione di rivelare dove si trovano?

Chiediamo che siano risparmiate le vite di oltre 550 prigionieri, perché l’occupazione non solo ci ha trasmesso malattie incurabili nelle prigioni, ma si rifiuta anche di lasciarci ricevere un adeguato trattamento. Anche dopo la morte rimaniamo prigionieri nei congelatori dell’occupazione e in cimiteri segreti. La ragione di tutto questo sta nel nascondere le cause di morte e sottrarle all’attenzione dei parenti. Viene fatto per nascondere la negligenza medica o gli spari senza ragione e senza permesso.

In un passaggio del libro “Sui loro cadaveri” la dottoressa israeliana Meira Weiss racconta che tra il 1996 e il 2002 essa lavorava come ricercatrice all’Istituto di Medicina Legale di Abu Kabir. “In quel periodo trascorso all’Istituto ho visto che prendevano organi dai corpi dei palestinesi, ma non prendevano niente dai corpi dei soldati israeliani”. Aggiunge che prendevano cornee, pelle e valvole cardiache, ma che un non esperto non poteva accorgersi della mancanza di questi organi perché al loro posto venivano impiantate parti di plastica.

Noi temiamo che possano rubare i nostri organi e manipolare i nostri corpi. Quando il corpo di un martire viene riconsegnato ai suoi parenti, l’occupazione israeliana costringe la famiglia a seppellirlo in fretta: questo viene fatto per evitare esami medici e autopsie.

Trattenere i nostri corpi in congelatori e tombe numerate è un crimine di guerra ed è una permanente tortura per le nostre famiglie e le nostre madri che rimangono nell’incertezza o nella totale ignoranza sul nostro destino: siamo finiti in una tomba numerata o in un congelatore? I nostri corpi sono intatti o sono stati manomessi? Qualcuno dei nostri organi è stato rubato? Tutte queste domande fanno del male alle nostre famiglie, le sottopongono a un continuo tormento e le tengono in uno stato di ansia e di tristezza…

Incuria medica, morte in carcere e sequestro di corpi sono tutti crimini di querra che devono cessare. La nostra semplice richiesta è quella di essere sepolti nella nostra terra e nei nostri cimiteri con dignità e onore.

Questo il video originale (in inglese):

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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