Il nuovo stato ebraico nel Levante: una potenza nucleare guidata da fanatici

Nov 6, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Marwan Bishara,

Al Jazeera, 4 novembre 2022.   

Israele sta per avere il governo più estremista nella storia del Paese. Ma ci sono dei limiti a quello che può fare.

Il parlamentare israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir sventola la bandiera israeliana dopo i primi risultati degli exit poll delle elezioni, nella sede del suo partito a Gerusalemme, 2 novembre 2022. Ben Gvir dovrebbe entrare a far parte del nuovo governo israeliano. [File: Oren Ziv/AP Photo]

Il parlamentare israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir sventola la bandiera israeliana dopo i primi risultati degli exit poll delle elezioni, nella sede del suo partito a Gerusalemme, 2 novembre 2022. Ben Gvir dovrebbe entrare a far parte del nuovo governo israeliano. [File: Oren Ziv/AP Photo]

La democrazia coloniale di Israele ha dato vita a un tipo potenzialmente più estremo di ‘Stato ebraico’, simile a una versione più sofisticata e moderna dello ‘Stato islamico’. Ma a differenza dell’ISIS, che è stato concepito e sconfitto in guerra, oggi Israele è l’unica potenza nucleare del Medio Oriente.

I fanatici, i fascisti e i fantasisti di estrema destra che hanno vinto le elezioni di questa settimana in Israele, stanno per formare il governo più apertamente estremista nella storia del Paese. Includerà sicuramente il nuovo astro nascente dello stato ebraico Itamar Ben-Gvir, un radicale che vomita violenza e odio contro i palestinesi e che è il pilastro su cui si reggerà il governo.

Una maggioranza di nazionalisti religiosi e di partiti ultraortodossi al governo, la prima nella storia di Israele, vorrebbe trasformare lo Stato ebraico in una teocrazia che vive secondo la Halacha [legge ebraica] e vorrebbe completare la colonizzazione dell’intera Palestina, qualunque cosa accada.

Ma riusciranno a farlo? Cos’altro possono fare, infatti, che i loro predecessori non abbiano già fatto, in termini di morte e distruzione, e di ulteriore espansione dell’illegale insediamento coloniale ebraico in Palestina?

Benjamin Netanyahu, che probabilmente formerà e guiderà il nuovo governo di coalizione, sa, grazie alla sua esperienza di più longevo Primo Ministro israeliano, che c’è un limite a quanto Israele può spingersi prima di incontrare una feroce resistenza palestinese e araba. Un passo più in là e Israele potrebbe anche perdere il sostegno dell’Europa e degli Stati Uniti; un sostegno che è indispensabile per la sua sicurezza e la sua posizione in Medio Oriente.

In passato, Netanyahu ha preferito passi graduali invece di misure radicali che potevano alienare i principali sostenitori di Israele e i suoi nuovi partner regionali. Potrebbe quindi cercare di frenare la smania dei suoi partner di annettere la Cisgiordania occupata e di ripulirla etnicamente dai suoi abitanti palestinesi.

Ma non è sicuro che sarà in grado di domare questi fanatici religiosi, sapendo fin troppo bene che essi hanno in mano la sopravvivenza della sua premiership; sono la sua unica garanzia di rimanere fuori dalla galera, dopo essere stato incriminato per gravi accuse di corruzione.

Penso che ormai quel che è fatto è fatto.

Le elezioni hanno aperto un vaso di Pandora che potrebbe anche portare gli israeliani nella parte buia del mondo. Hanno messo a nudo quanto sia fragile la peculiare immunità di Israele come Stato coloniale e hanno smascherato quanto sia pervasivo il fanatismo della maggioranza dell’elettorato dopo decenni di un’occupazione militare senza limiti.

Le dichiarazioni sfrenate dei nuovi scandalosi partner di Netanyahu riflettono le convinzioni della maggioranza dei partiti di destra israeliani, compreso il suo Likud, che hanno governato il Paese negli ultimi decenni. Ma ora che si vantano della supremazia ebraica alla luce del sole, è più difficile per la hasbara [propaganda] di Netanyahu nascondere al resto del mondo il loro – o il suo – razzismo.

Dopotutto, è stato Bibi -così è conosciuto Netanyahu- che ad agosto ha favorito l’unione di due o tre piccoli partiti fanatici, per assicurarsi che massimizzassero il numero dei loro seggi e si unissero alla sua futura coalizione di governo. Hanno avuto molto successo: il Partito Sionista Religioso ha ottenuto 14 seggi. Tra i suoi parlamentari c’è Ben-Gvir.

Gli altri due partner della coalizione di Netanyahu, i partiti ultraortodossi ebraici Shas e UJT, altrettanto socialmente regressivi e politicamente fanatici, hanno ottenuto 18 seggi. Insieme ai 32 membri di estrema destra del Likud, essi detengono una comoda maggioranza di 64 seggi nella Knesset, che è composta da 120 membri.

Incoraggiato dal nuovo mandato, il sempre spavaldo Netanyahu potrebbe saltare la strategia dei piccoli passi che ha abbracciato finora, a favore di un’agenda massimalista. A livello interno, ciò potrebbe includere il tentativo di controllare il sistema giudiziario e altre leve dello Stato e di emarginare ulteriormente la minoranza palestinese di Israele. A livello regionale, potrebbe annettere i territori occupati e bombardare le strutture nucleari iraniane, con il rischio di subire un contraccolpo internazionale e una guerra.

Ma lo farà?

Forse la risposta si trova nella sua autobiografia pubblicata di recente, scritta in vista della rielezione. In questa mostruosità di 733 pagine, Bibi: La mia storia, Netanyahu sottolinea ripetutamente la minaccia nucleare iraniana alla sicurezza di Israele e la necessità di eliminarla una volta per tutte, e insiste sulla marginalità della Palestina nel normalizzare le relazioni con il mondo arabo.

Come un disco rotto, respinge ripetutamente la “centralità della Palestina” per risolvere il conflitto arabo-israeliano, e condanna tutte le forme di diplomazia nucleare e qualsiasi tipo di normalizzazione delle relazioni con l’Iran come cosa ingenua e sconsiderata.

Fa capire di essere un imperterrito seguace di Machiavelli; che adora il potere –il potere duro– e crede che avere una superiorità militare è l’unico modo per ottenere la pace o la sicurezza. Narcisista feroce, è pronto a fare tutto e il contrario di tutto per rimanere in carica, compreso il tradimento dei suoi più stretti alleati e partner.

Come tutti i populisti, tende ad essere autoesaltato e complottista. Sebbene sia il Primo Ministro più longevo nella storia dello Stato, Netanyahu sostiene nel suo libro che le élite, la stampa, la magistratura e lo stato profondo – persino i presidenti americani – hanno cercato di farlo fuori durante tutta la sua carriera.

Bibi, il libro, è tutto incentrato sulla chutzpah [faccia tosta]: dove Netanyahu – vittima di innumerevoli cospirazioni – racconta storie accattivanti di un Bibi vincitore che sbaraglia tutti i nemici viventi, reali e immaginari. Ma dal momento che il libro è pieno di bugie, esagerazioni e altre falsità, non c’è dubbio che sta mentendo anche su se stesso e sulla sua famiglia, lasciando al lettore il compito di leggere tra le righe e oltre.

In questo modo, si può immaginare ciò che questo animale politico tenacemente ambizioso rappresenta, ma è difficile discernere chi sia veramente, distinguere il reale dal fittizio, la santità dalla vacuità. È come se non ci fosse nulla di vero, nulla al di là del personaggio e dei cliché accuratamente confezionati.

Privo di qualsiasi empatia, non permetterà a nessuno e a nulla di ostacolarlo. L’esperienza acquisita non produce modestia in Netanyahu. Al contrario: ad ogni capitolo, diventa sempre più sicuro di sé, dipingendosi mentre cammina tra i grandi, facendo la spola tra Washington e Mosca, come se fosse il profeta di Israele, leader di una superpotenza, come se fosse invincibile.

Questo stato d’animo, unito alla sua nuova vittoria, potrebbe spingere Netanyahu ad agire in modo sempre più aggressivo in Palestina, nei confronti dell’Iran e dell’intera regione, al fine di far regnare Israele sovrana in Medio Oriente. A suo avviso, gli Stati Uniti sono stupidi e il Presidente Joe Biden è manipolabile e debole; gli arabi sono divisi e i loro leader sono cinici; l’Unione Europea è preoccupata con la guerra tra Ucraina e Russia; e la Cina è impegnata con … la Cina.

Ma devo ricordare una cosa a Bibi e ai suoi “scimmioni” – come l’opposizione ha chiamato i suoi sostenitori. Questo strafare è un errore sicuro che rischia di avere un forte contraccolpo a livello militare, politico e su altri fronti. La Palestina rimarrà sempre un simbolo sacro di ingiustizia per gli arabi e rimarrà centrale per risolvere il loro conflitto con Israele, nonostante alcuni leader abbiano voltato le spalle ai palestinesi per placare Washington. Infine, ma non meno importante, l’arroganza invita il disastro; qualsiasi bombardamento delle strutture nucleari dell’Iran non farebbe altro che rafforzarne il regime e portare a una guerra regionale con ripercussioni incalcolabili per Israele, gli Stati Uniti e il Medio Oriente.

Ricordare la massima: più alta è l’ascesa, più dura è la caduta.

Marwan Bishara, analista politico senior di Al Jazeera, è un autore che scrive molto sulla politica globale ed è considerato un’autorità di primo piano sulla politica estera degli Stati Uniti, sul Medio Oriente e sugli affari strategici internazionali. È stato professore di Relazioni Internazionali presso l’Università Americana di Parigi.

https://www.aljazeera.com/opinions/2022/11/4/the-new-jewish-state-in-the-levant-a-fanatics-led-nuclear-power

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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