Le elezioni farsesche e la democrazia fittizia di Israele

Nov 1, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Marwan Bishara,

Al Jazeera, 31 ottobre 2022. 

In Israele, più elezioni si tengono, più diventano feroci.

I sostenitori dell’ex Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu partecipano a un evento della campagna elettorale in vista delle elezioni israeliane. Or Yehuda, Israele, 30 ottobre 2022. [Nir Elias/Reuters]

Le potenti forze armate e l’economia in espansione di Israele sono fatti innegabili, ma la sua tanto celebrata democrazia è una vera e propria farsa.

Israele sostiene di essere uno Stato ebraico e democratico. In realtà, non è nessuna delle due cose. Si vanta ovunque di essere “lo Stato del popolo ebraico”, quando meno della metà degli ebrei del mondo vive nel Paese. Oggi, Israele governa oltre 15 milioni di persone tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, metà delle quali non sono ebree e per la maggior parte non può votare in Israele.

Israele non riconosce nemmeno l'”israelicità” come nazionalità e rifiuta il concetto liberaldemocratico di “Stato di tutti i cittadini”. Invece, lo Stato ebraico riconosce due strati di persone: Gli ebrei, che godono di tutti i diritti, e i palestinesi, che devono accontentarsi di meno o nessun diritto. Questi Palestinesi sono tollerati di malavoglia come cittadini di seconda classe, soggetti a occupazione e repressi come sudditi coloniali, oppure sono tenuti lontani come se fossero rifugiati indesiderati, il cui diritto inalienabile al ritorno distruggerebbe lo ‘Stato ebraico’.

E se questo non fosse sufficiente a far sollevare le sopracciglia, si consideri il fatto che nello ‘Stato ebraico’ non c’è consenso su ‘chi è un ebreo’. Gli ebrei ortodossi, riformati e laici hanno interpretazioni diverse, persino contrastanti, dell’ebraismo. È una questione religiosa che dipende da politiche di potere, come un vecchio sketch satirico israeliano dimostrava molto bene.

Tuttavia, la logica legale e politica nell’Israele coloniale dell’apartheid privilegia gli ebrei che vivono in tutti i territori tra il fiume e il mare, e questo vale in tutte le sfere importanti della vita, tra cui la cittadinanza, l’alloggio, i diritti di proprietà, la lingua, la cultura, la mobilità e così via.

In questo senso, Israele/Palestina non è diverso dal Sudafrica dell’apartheid, dove i bianchi privilegiati  godevano ugualmente di un certo grado di democrazia comunitaria. Ma le élite ipocrite occidentali, che parlano di “unica e sola democrazia in Medio Oriente”, non hanno mai parlato di “unica democrazia in Africa”. Sono solo sfumature.

Per compensare la mancanza di una vera democrazia, Israele organizza elezioni – elezioni spettacolari. Più elezioni si tengono, più diventano feroci e frammentate. Come ho scritto dopo le ultime elezioni, “l’ambizione personale ha la meglio sulla politica e il politicismo supera l’ideologia” nell’Israele di oggi.

La frammentazione conferisce al Paese un fascino di pluralità e diversità, soprattutto in contrasto con i primi tre decenni dello Stato israeliano, quando i laburisti vincevano prevedibilmente tutte le elezioni. Ma negli ultimi anni, la destra è diventata dominante come lo era il laburismo, anche se con più urla, offese e insulti.

La ferocia è diventata lo sport nazionale di Israele. Infatti, “la politica di Israele è più truculenta della maggior parte delle altre”, secondo Benjamin Netanyahu. Lui dovrebbe saperlo: ne è il campione. La ferocia si divide in due filoni: il vetriolo politico e la violenza razzista. Entrambi si accendono come fuochi d’artificio ad ogni stagione elettorale, che di questi tempi arriva con la stessa regolarità della primavera o dell’estate.

Non sorprende quindi che all’avvicinarsi delle elezioni del 1° novembre, le quinte in quattro anni, il discorso politico del Paese sia diventato velenoso. Laddove i leader razzisti di Israele non riescono a trovare un disaccordo politico, lo compensano con insulti personali e assassinii di personaggi simbolici. “Feccia della razza umana“, “bugiardo patologico”, “assassino” e “fascista” sono alcune delle più blande espressioni che animano lo spettacolo elettorale israeliano.

Anche accuse di nazismo e antisemitismo sono state lanciate più volte dai fanatici del campo sia religioso che laico. È questo tipo di accuse lanciate dal fronte di Netanyahu a metà degli anni ’90 che hanno portato all’assassinio dell’allora Primo Ministro Yitzhak Rabin per aver osato promuovere il processo di pace senza una chiara maggioranza ebraica nella Knesset.

Il razzismo grossolano contro i Palestinesi accompagnerà sicuramente la stagione elettorale come il freddo invernale succede al caldo estivo. Ma c’è un’eccezione alla regola: se o quando i palestinesi tradiscono la loro coscienza in cambio di poche briciole; questi “buoni arabi” sono apprezzati come lo schiavo di casa, Stephen Warren, nel film Django Unchained di Quentin Tarantino.

È prevedibile un aumento di cruda violenza nei periodi elettorali, come abbiamo visto in passato. In una rituale esibizione di machismo e spavalderia, Israele ha bombardato Gaza assediata, ha invaso e re-invaso città e campi profughi palestinesi nella Cisgiordania occupata, ha ucciso e imprigionato migliaia di civili palestinesi, ha distrutto innumerevoli case e ha terrorizzato un intero popolo con il pretesto di combattere il terrorismo.

E così, un anno dopo che i tirapiedi di Netanyahu hanno preso il suo posto, il loro governo di coalizione si è dimostrato altrettanto feroce, se non peggiore. Naftali Bennett e Avigdor Lieberman, che in passato sono stati capi di gabinetto di Netanyahu, Gideon Sa’ar, che è stato suo segretario di gabinetto, e Yair Lapid e Benny Gantz, che sono stati ministri del suo gabinetto, hanno ripetuto i crimini e le follie di Netanyahu nei territori palestinesi occupati.

Buon sangue non mente. Il loro governo ha bombardato Gaza, ha invaso di nuovo le città della Cisgiordania, ha ampliato gli insediamenti illegali e ha bloccato tutte le strade per un accordo negoziato.

Il ‘moderato’ Gantz, che si è vantato di aver raso al suolo interi quartieri residenziali a Gaza quando era capo di stato maggiore militare, è stato di nuovo all’opera nel 2021, supervisionando altre devastazioni, questa volta come Ministro della Difesa israeliano.

Se questa è moderazione, perché non votare direttamente per l’estremismo; almeno è autentico!

Non sorprende quindi che “il principe delle tenebre e dell’odio“, Benjamin Netanyahu, sia previso vincitore di un sesto mandato come Primo Ministro, nonostante la sua incriminazione per violazione della fiducia, accettazione di tangenti e frode. In tal caso, Netanyahu è sicuro di formare un “governo di immunità nazionale” che gli garantisca di rimanere fuori dal carcere. La sua alleanza con i partiti di estrema destra, come Otzma Yehudit (Forza Ebraica) di Itamar Ben-Gvir, potrebbe anche cercare di indebolire la Corte Suprema e il sistema giudiziario sottomettendoli alla sua maggioranza parlamentare.

L’ex Primo Ministro Ehud Barak ha recentemente condannato la “scellerata alleanza tra Netanyahu, Ben-Gvir e i razzisti messianici” come la “vera minaccia per lo Stato di Israele”, e ha previsto che la sua vittoria potrebbe inaugurare “un periodo buio”. Feroce, forse, ma ben meritato.

Naturalmente, Netanyahu ha ripetutamente criticato Barak e ha fatto anche di peggio. Nella sua mostruosità autobiografica pubblicata di recente, Bibi, il capofila stronca molti, se non la maggior parte, dei suoi predecessori, successori ed ex partner e interlocutori. Le 736 pagine del libro sono piene di bugie, mezze verità e iperboli, oltre che di presunzione, di autostima e di autoillusione, ma lascerò questo argomento per un altro giorno.

Tale è l’orribile condizione della “democrazia israeliana” oggi. Fanatici di estrema destra e generali sanguinari dominano la maggioranza assoluta dei seggi del Parlamento israeliano e si contendono i seggi della sinistra, che si sta restringendo terribilmente. Più elezioni si tengono, più Israele diventa, ahimè, meno democratico e più dispotico nei confronti dei Palestinesi.

Marwan Bishara, è analista politico senior di Al Jazeera.

https://www.aljazeera.com/opinions/2022/10/31/israels-farcical-elections-and-fictional-democracy

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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