Shadi Khoury, la detenzione dei minori e l’apartheid israeliano

Ott 29, 2022 | Notizie

di Jonathan Kuttab,

FOSNA, 28 ottobre 2022. 

Shadi Khoury, 16 anni

Da settimane ormai abbiamo notato una rapida escalation di violenza da parte dei coloni e dei soldati israeliani contro i palestinesi, in particolare i giovani e i minori. Non passa giorno senza un ulteriore martire, diversi feriti e rapiti, case distrutte, abitazioni e veicoli attaccati e vandalizzati. Alcuni hanno persino parlato di una guerra non dichiarata che si sta gradualmente scatenando contro i Palestinesi, ora soprannominata “Break the Wave” [Rompere l’onda], in parte sfruttando l’attenzione internazionale sull’Ucraina e in parte sfruttando le imminenti elezioni, mentre diversi politici e funzionari israeliani cercano di superarsi l’un l’altro nella loro ostilità verso i Palestinesi. C’è chi ha visto una terza intifada non dichiarata di resistenza palestinese, in gran parte non coordinata (ma sempre più coalizzata intorno a un gruppo noto come “la Tana del Leone”) che sta prendendo slancio in un fenomeno diffuso che copre tutta la Palestina.

Tuttavia, la situazione generale assume un colore molto diverso quando tocca una vittima che ci è nota personalmente, la cui famiglia ha la nostra stessa religione e la cui casa abbiamo visitato.

È questo il caso di Shadi Khoury, 16 anni, nipote di Samia Khoury, una delle fondatrici del movimento Sabeel. È stato aggredito nella sua casa, picchiato fino a farlo sanguinare, ed è stato portato via a piedi nudi e bendato per essere “interrogato”. Al momento in cui scriviamo, è ancora in detenzione con accesso limitato alla sua famiglia o al suo avvocato. Le udienze del tribunale sono state continuamente rinviate e la sua detenzione è stata prolungata. Le ultime notizie ricevute da Samia sono queste:

“Cari amici: speravo di poter condividere con voi delle buone notizie su Shadi alla fine della giornata. Purtroppo, la settimana scorsa c’è stato un altro prolungamento della sua detenzione. Il giudice non ha ricevuto alcuna accusa contro Shadi, ma ha deciso di rinviare la sessione del tribunale a giovedì. Il vostro sostegno e la vostra pressione sono stati di grande aiuto e spero che giovedì finisca questo incubo per Shadi e per tutta la famiglia. Oggi lui sembrava preoccupato per i risultati del calcio, dato che è un grande appassionato di sport, ma qualcuno è riuscito a informarlo sui risultati mentre saliva sull’autobus della polizia dopo la sessione in tribunale. Di solito, io ascolto la sezione sportiva di Monte Carlo ogni mattina, in modo da poter discutere le ultime notizie con Shadi quando si ferma la sera. Mi mancano le nostre chiacchierate serali, ma chi sente maggiormente la sua mancanza e non riesce ad esprimere i suoi sentimenti è il cane di famiglia, ‘Abboud’, che è stato trovato a dormire nel letto di Shadi la scorsa notte. Grazie ancora per il vostro sostegno e la vostra solidarietà. Samia”

La sua detenzione è stata prolungata ancora una volta fino a mercoledì 2 novembre. Non abbiamo ancora sentito il verdetto. Non siamo ottimisti, ma continuiamo a sperare.

Non fa alcuna differenza che Shadi sia un minorenne o che appartenga a una famiglia cristiana nota a livello internazionale per il suo impegno alla non violenza, il suo rifiuto di portare armi, il suo impegno a rispettare la nostra comune umanità e la coesistenza reciproca basata sulla dignità, il rispetto e l’uguaglianza. Non importa che viva a Gerusalemme Est, teoricamente sotto la legge civile israeliana, e non la legge militare che si applica nel resto della Cisgiordania. L’unica cosa che conta è che sia palestinese, non ebreo. Come migliaia di altri minori palestinesi arrestati e maltrattati, come oltre 800 detenuti amministrativi senza accusa né processo (solo palestinesi e nessun ebreo), è solo l’ultimo esempio del sistema di apartheid israeliano di dominazione e controllo.

Come tutti gli altri minori sequestrati dalle autorità israeliane, le ‘prove’ contro di lui sono essenzialmente inesistenti. Quindi, l’obiettivo della sua detenzione è quello di estorcergli una ‘confessione’ sotto tortura durante l’interrogatorio, in cui viene isolato dai genitori, dagli avvocati o dagli amici e in cui viene sottoposto a pressioni e intimidazioni (cosa consentita dalle leggi israeliane). Se si riesce a ottenere una confessione, sarà poi ‘processato’ e condannato sulla base di tale confessione, sia che provenga da lui o dai suoi amici che lo ‘nominano’ nelle loro ‘confessioni’. A parte questo, l’obiettivo è quello di spaventare e intimidire il ragazzo a tal punto che in qualche modo il suo spirito sarà spezzato, e lui vivrà continuamente nella paura e nell’ansia e quindi si asterrà da qualsiasi attività che potrebbe essere vista da Israele come sgradita.

Israele si è lanciato su una strada in base alla quale deve continuare a governare in modo permanente su 7 milioni di arabi palestinesi, che devono essere costretti a sottomettersi al suo dominio, ad accettare il suo dominio come Stato ebraico-suprematista e a negare la propria identità e la propria umanità, sperando solo nella propria sopravvivenza fisica e niente di più. I Palestinesi, ovviamente, non hanno fatto questo. Noi continuiamo e continueremo a insistere sulla nostra identità unica, sui nostri diritti e sulla nostra fondamentale umanità. Per mantenere il suo regime di apartheid, Israele è dovuto inevitabilmente diventare sempre più brutale e oppressivo e ha utilizzato metodi sempre più disumani per raggiungere e mantenere il suo dominio sulla Palestina e sui Palestinesi. Il crescente slittamento verso destra e la probabile vittoria di Ben Gvir, che invoca apertamente la pulizia etnica e il cui partito probabilmente diventerà il terzo più grande nella Knesset, è prevedibile e inevitabile. La maschera sta cadendo e la lotta ora non è più per un mini-Stato palestinese, ma per smantellare l’apartheid in tutta la Terra Santa.

https://www.fosna.org/the-fosna-blog/shadiandisrael

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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