Gli stati dell’Unione Europea esprimono il loro sostegno alla società civile palestinese e respingono le designazioni di “terrorismo” fatte da Israele

Lug 16, 2022 | Notizie

di Yumna Patel,

Mondoweiss, 15 luglio 2022.   

Nove Stati dell’UE hanno annunciato il loro sostegno alle organizzazioni palestinesi arbitrariamente considerate “istituzioni terroristiche” dal governo israeliano lo scorso anno, ma l’amministrazione Biden rimane in silenzio.

I gruppi per i diritti umani di tutto il mondo hanno condannato la decisione di Israele di designare questi sei gruppi della società civile come “organizzazioni terroristiche”

Nove stati dell’Unione Europea hanno annunciato martedì che continueranno a sostenere le organizzazioni della società civile palestinese che sono state arbitrariamente criminalizzate dal governo israeliano, dopo che quest’ultimo le ha accusate lo scorso anno di sostenere il “terrorismo”.

I Ministeri degli Esteri di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui affermano che continueranno il loro “forte sostegno” alla società civile palestinese, visto che “nessuna informazione sostanziale” è stata fornita dal governo israeliano a sostegno delle sue affermazioni.

Nell’ottobre 2021 il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha designato sei organizzazioni della società civile palestinese come “istituzioni terroristiche”. I gruppi includono Addameer, Al-Haq, Defense for Children International – Palestine, il Centro Bisan per la Ricerca e lo Sviluppo, l’Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi e l’Unione dei Comitati del Lavoro Agricolo.

Nei mesi successivi alla designazione, il governo israeliano non ha fornito prove pubbliche a sostegno delle sue affermazioni. Documenti classificati ottenuti da +972, Local Call e The Intercept hanno rivelato la dubbia natura delle accuse.

“Le accuse di terrorismo o di legami con gruppi terroristici devono sempre essere trattate con la massima serietà. Le designazioni dovevano quindi essere valutate con attenzione e in modo approfondito”, si legge nella dichiarazione dei nove stati dell’UE, i quali aggiungono che, a causa della mancanza di prove, non c’è motivo di rivedere la politica degli stati nei confronti dei gruppi.

“Se dovessero essere disponibili prove del contrario, agiremmo di conseguenza. In assenza di tali prove, continueremo la nostra cooperazione e il nostro forte sostegno alla società civile nei Territori Palestinesi occupati. Una società civile libera e forte è indispensabile per promuovere i valori democratici e per la soluzione dei due Stati”, si legge nella dichiarazione.

La dichiarazione dei nove Stati dell’UE arriva poche settimane dopo che la Commissione Europea ha revocato la sospensione di 13 mesi dei finanziamenti concessi ad Al-Haq, una sospensione che l’organizzazione aveva condannato come “vergognosa” e “illegale fin dall’inizio”.

Nell’aprile di quest’anno, gli esperti delle Nazioni Unite hanno invitato la comunità internazionale a riprendere i finanziamenti per le sei organizzazioni, affermando che “Israele ha avuto sei mesi di tempo per dimostrare le sue accuse e non è riuscito a fornire le prove”.

L’amministrazione Biden rimane in silenzio

Le sei organizzazioni hanno sollecitato gli stati europei e il governo degli Stati Uniti a sostenere pubblicamente il loro lavoro e a denunciare l’arbitraria designazione di organizzazioni terroristiche fatta da Israele.

In un’intervista rilasciata a Mondoweiss all’inizio di quest’anno, la direttrice di Addameer, Sahar Francis, ha dichiarato che Israele non sta cercando soltanto di colpire i finanziamenti delle sei organizzazioni, ma le sta perseguitando soprattutto per il lavoro che esse svolgono per dimostrare sulla scena internazionale che Israele è responsabile di violazioni dei diritti umani, rivolgendosi anche alla Corte Penale Internazionale (CPI).

Francis aveva avvertito delle implicazioni che potrebbero derivare dal silenzio dell’UE e degli Stati Uniti di fronte alle designazioni di Israele, affermando che ciò avrebbe “effetti sull’intero settore dei diritti umani e della società civile palestinese”.

Il presidente Joe Biden ha appena terminato una visita in Israele e nei Territori Palestinesi occupati. Venerdì ha incontrato brevemente il presidente palestinese Mahmoud Abbas, ma non è chiaro se l’argomento delle sei organizzazioni palestinesi fosse all’ordine del giorno.

“L’amministrazione statunitense, molto evidentemente, è un’amministrazione sionista e Biden è stato molto chiaro al riguardo”, spiega a Mondoweiss Ubai Aboudi, direttore esecutivo del Bisan Center for Research & Development, una delle organizzazioni prese di mira.

Aboudi continua:

“In questo momento, in tutta onestà, sappiamo che non ci sono prove [riguardo alle sei organizzazioni]; sappiamo che dal loro esame non è emerso nulla. Ma il governo americano non è disposto nemmeno a fare una dichiarazione che farebbe arrabbiare gli israeliani. Così stanno le cose.

Per noi delle organizzazioni, questo significa che continueremo a lavorare, non ci tireremo indietro. Naturalmente speriamo di aumentare la pressione su Israele e sulla comunità internazionale. Noi stiamo facendo quello che possiamo come organizzazioni. Stiamo lavorando, raccogliendo i nostri dati, pubblicando i nostri rapporti. Alla fine, gli Stati Uniti non ci hanno mai finanziato, anche se adesso stanno prendendo – come sempre – una posizione su una questione di diritti umani. La loro posizione è che non vogliono far arrabbiare il loro alleato, Israele. Perciò non stanno facendo niente.”

E quali sono le conseguenze di questo continuo silenzio da parte degli Stati Uniti e dell’amministrazione Biden per le sei organizzazioni della società civile palestinese prese di mira?

“Questo significa che siamo esposti agli attacchi israeliani, siamo lasciati ad affrontare le violazioni”, avverte Aboudi.

Con la collaborazione di Mariam Barghouti.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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