La polizia mi ha arrestata al Pride di Tel Aviv perché avevo una bandiera palestinese

Giu 16, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Ayelet, Refuser Solidarity Network,

Email, 15 giugno 2022. 

Salve, mi chiamo Ayelet.

Sono un’adolescente trans di 16 anni e un’attivista della rete Mesarvot, una rete israeliana che sostiene i resistenti alla guerra e gli obiettori politici. Venerdì scorso (10 giugno), durante la parata Pride a Tel Aviv, sono stata arrestata perché tenevo in mano la bandiera palestinese con lo slogan in ebraico “Non c’è orgoglio [pride] nell’occupazione” (vedi la foto del mio cartello).

Ho fatto questo cartello non solo per mostrare la mia opposizione all’occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, ma anche per protestare contro il modo in cui il governo israeliano utilizza la comunità LGBTQ+ per giustificare l’occupazione. Il governo utilizza il Pinkwashing (mostrare un sostegno superficiale ai diritti LGBTQ+) per giustificare azioni orribili. In realtà, Israele sostiene i diritti dei gay solo quando le persone della nostra comunità sostengono le azioni dello Stato. Ad esempio, una donna trans che accetta di fare il servizio militare potrà ricevere un trattamento ormonale, ma una donna trans che rifiuta l’esercito sarà mandata in una prigione maschile per il suo rifiuto.

Ho partecipato alla parata Pride perché intendevo protestare contro il modo in cui lo Stato israeliano sta usando la mia comunità, la comunità LGBTQ+, per apparire progressista senza in realtà mostrare sostegno per i nostri diritti. Per esempio, non c’è alcuna possibilità di matrimonio tra persone dello stesso sesso, non c’è accesso per le persone gay all’adozione di bambini e l’accesso all’assistenza sanitaria per l’affermazione del genere è incredibilmente difficile. Gli agenti di polizia mi hanno fatto uscire dalla parata quasi subito, circa 5 minuti dopo che mi ero unita alla marcia con il mio cartello, ed hanno minacciato di arrestarmi.

Sionismo significa volere uno Stato ebraico nella terra di Israele. Nell’etica politica israeliana, l’idea che questa nozione possa essere immorale è impensabile. Il problema fondamentale è che uno Stato ebraico, per definizione, discrimina le persone che non sono ebree. Soprattutto in questo pezzo di terra dove risiedono da secoli persone con religioni, etnie e culture diverse. In altre parole, il sionismo è il desiderio di insediarsi in un Paese già popolato e di discriminare tutti coloro che vi hanno vissuto prima di te.

Questa base ideologica ha creato una spirale che porta sempre più in basso: la Nakba del 1948 e l’occupazione del 1967 sono la chiara continuazione dell’ideologia sionista. Oggi, nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ci sono 4,5 milioni di Palestinesi che vivono sotto la legge militare. Non possono votare alle elezioni israeliane, anche se Israele ha il controllo totale sulle loro vite. Al contrario, i coloni israeliani che vivono nello stesso territorio hanno pieni diritti di cittadinanza. Inoltre, non possiamo ignorare il fatto che il controllo di Israele sui territori palestinesi rientra senza dubbio nella definizione di colonialismo: “La politica o la pratica di acquisire un controllo politico totale o parziale su un altro Paese, occuparlo con coloni e sfruttarne l’economia”.

Tutto questo è il motivo per cui venerdì scorso, io, adolescente trans, ho scelto di partecipare alla parata del Tel Aviv Pride con un cartello che mostrava la bandiera palestinese con la scritta: Nessun orgoglio nell’occupazione.

Per essere chiari: sono stata arrestata durante una manifestazione per aver tenuto un cartello. La polizia mi ha letto i miei diritti ma non mi ha lasciato partecipare alla marcia. Mi hanno accusato di “incitamento”, per aver tenuto una bandiera palestinese in uno spazio pubblico. È importante dire che, anche se alcuni membri della Knesset stanno lavorando per approvare una legge che renda illegale tenere una bandiera palestinese in uno spazio pubblico, tale legge non è ancora stata approvata, il che significa che non ho fatto nulla di illegale. 

Alla fine, la polizia non mi ha portato con sé alla stazione, ma mi ha trattenuto per circa un’ora durante il Pride e poi mi ha rilasciato. È importante che io dica che ho avuto vita facile con i poliziotti. Più di quanto farebbe la maggior parte delle persone. Se fossi stata palestinese, tutta questa storia avrebbe preso una piega orribile. Sono stata rilasciata rapidamente perché sono un’ashkenazita (ebrea bianca) di Tel Aviv che non ha ancora un documento di identità e la polizia non mi ha considerato una minaccia.

Voglio che tutti sappiate che viviamo in un Paese in cui le persone vengono arrestate per aver protestato. Non c’è bisogno di gridare o di dire qualcosa, basta tenere una bandiera palestinese accanto a un agente per essere arrestati: questo mostra quanto hanno paura della bandiera palestinese e della solidarietà israeliana con i palestinesi. Ma nessun arresto o pinkwashing può nascondere la verità sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

In solidarietà,

Ayelet

https://mail.google.com/mail/u/0/?shva=1#inbox/WhctKKXXKzfZwgKQPLdsFdlHzgbGJKDSgkzdknGsRFqQVQfBsWhTmFKWRKCdxmcGVdpTPQv

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio