I palestinesi protestano contro l’alto costo della vita mentre l’Autorità Palestinese è paralizzata

Giu 10, 2022 | Riflessioni

di Khalid Amayreh,  

Mondoweiss, 9 giugno 2022.   

L’Autorità Palestinese ha raggiunto il punto di maggior debolezza dalla sua nascita, mentre i manifestanti arrabbiati scendono in piazza per opporsi all’aumento dei prezzi dei generi alimentari.

palestinesi partecipano a una protesta contro l’aumento dei prezzi dei beni essenziali nella città di Hebron, in Cisgiordania, 5 giugno 2022. (Mamoun Wazwaz/apa images)

All’inizio di questa settimana, centinaia di palestinesi arrabbiati sono scesi in strada nella città di Hebron, in Cisgiordania, per protestare contro l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e l’elevato costo della vita, nonché contro l’incapacità dell’Autorità Palestinese (AP) di alleviare la crisi.

Gli osservatori considerano la crisi attuale come la più dura dall’istituzione dell’AP dopo la conclusione degli Accordi di Oslo, quasi 30 anni fa.

Con il suo presidente Mahmoud Abbas anziano e malato, l’Autorità Palestinese sembra piuttosto impotente di fronte al problema, dato il suo cronico deficit finanziario e la sua virtuale bancarotta.

Per oltre due anni, le casse vuote dell’Autorità Palestinese hanno costretto il governo a ritardare sistematicamente il pagamento degli stipendi a più di centomila impiegati e dipendenti pubblici.

Il Primo Ministro dell’AP, Mohammad Shtayyeh, ha dato la colpa della crisi agli “sviluppi internazionali”, in particolare all’invasione russa dell’Ucraina.

“Tutto il mondo sta soffrendo a causa della crisi ucraina, non solo il nostro popolo”, ha detto il Premier dell’AP in un’intervista televisiva questa settimana.

Sebbene ci sia una certa veridicità nelle osservazioni di Shtayyeh riguardo all’impatto della crisi ucraina sui prezzi dei generi alimentari in tutto il mondo, sembra anche del tutto chiaro che la colpa è anche della dilagante cattiva gestione, della corruzione, del favoritismo, del nepotismo e della quasi totale assenza di trasparenza e responsabilità dell’Autorità Palestinese.

Un manifestante palestinese regge un cartello con la scritta “vogliamo vivere” durante le proteste contro l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità nella città di Hebron, in Cisgiordania, il 5 giugno 2022. (Mamoun Wazwaz/apa images)

Niente scuse

I manifestanti di Hebron, visibilmente indignati, non sono disposti ad ascoltare le spiegazioni e le giustificazioni dell’Autorità Palestinese.

Un manifestante ha detto che il popolo palestinese ha tutto il diritto di vivere una vita dignitosa.

“Lo stimato Primo Ministro mi suggerisce dunque di dire ai miei figli di smettere di mangiare fino a quando la crisi ucraina non sarà risolta e la guerra sarà finita?” ha chiesto il manifestante Amjad al-Atrash. È stato arrestato insieme ad altri 13 manifestanti che sono stati rilasciati due giorni dopo.

Un altro manifestante ha sostenuto che l’Autorità Palestinese dovrebbe congedare la maggior parte del suo “inutile esercito”, che divora la fetta più grossa del magro bilancio dell’Autorità Palestinese.

“E poi, cosa fanno tutti questi soldati? Non fanno nulla, se non picchiare e umiliare il popolo per conto di Israele. Ma quando le truppe (israeliane) di occupazione invadono e violano quotidianamente le nostre città e i nostri villaggi, i nostri ‘eroici’ soldati si comportano come conigli”.

Jibril Bakri, governatore di Hebron per l’AP, ha schierato le forze di sicurezza per controllare la protesta e impedire ai manifestanti di sventolare bandiere di Hamas.

L’AP ha anche diffuso disinformazione, suggerendo che Hamas starebbe pianificando un colpo di stato contro l’AP, che è dominata da Fatah.

È comunque vero che Hamas ha rafforzato la sua popolarità in Cisgiordania, a spese dell’OLP.

Il mese scorso, il blocco studentesco pro-Hamas ha sconfitto tutte le fazioni dell’OLP nelle elezioni studentesche dell’Università di Birzeit, nella Cisgiordania centrale. E questo è successo nonostante le dure misure restrittive imposte al movimento islamico sia da Israele che dall’AP.

Tuttavia, è ovvio che Hamas non ha né la volontà né l’inclinazione di alzare la posta in gioco in Cisgiordania. In effetti, rovesciare l’Autorità Palestinese e prendere il potere a Ramallah è uno scenario del tutto improbabile, poiché una simile impresa porterebbe sicuramente ad un inevitabile conflitto con Israele.

Crisi cronica e autorità mancata

Non è chiaro come l’Autorità Palestinese possa superare la crisi attuale. Poche settimane fa, l’AP ha chiesto un prestito di 150 milioni di dollari a Israele, dopo che le banche palestinesi locali si erano rifiutate di prestare altro denaro alla squattrinata Autorità. Non si sa se il Governo Bennett accetterà di concedere all’Autorità Palestinese un altro prestito incondizionato, anche se un tale passo costringerebbe l’AP a dipendere più che mai da Israele. Cosa ancora più importante, prendere in prestito altro denaro da Israele comprometterebbe sicuramente in modo grave l’immagine dell’Autorità Palestinese agli occhi della gente.

L’AP ha minacciato di citare in giudizio Israele presso la Corte Penale Internazionale per l’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh il mese scorso. Tuttavia, sembra improbabile che l’Autorità Palestinese metta in atto queste minacce, almeno nel prossimo futuro. Gli Stati Uniti, alleati e custodi di Israele, probabilmente faranno pressione su un’AP palesemente vulnerabile, affinché riconsideri i suoi piani anche in questo senso.

Non c’è dubbio che l’Autorità Palestinese ha raggiunto il punto di maggior debolezza da quando è nata. Abbas, 86 anni, si dice sia sempre più distante, e solo pochissimi dei suoi aiutanti possono avere accesso a lui.

Inoltre, il movimento Fatah, il partito di Abbas al potere, è fortemente diviso sulla questione di chi succederà ad Abbas quando la sua carica diventerà vacante.

Il leader più popolare di Fatah è Marwan Barghouti, che è imprigionato a vita in Israele. Tuttavia, è improbabile che Israele lo liberi dal carcere, a meno che non venga pagato un prezzo adeguato, come ad esempio ricevere una sua promessa pubblica di riconoscere Israele come Stato ebraico. Ma una tale promessa da parte di Barghouti sarebbe un definitivo suicidio politico da parte sua. Quindi, le possibilità che Israele lo liberi sono praticamente nulle.

Entra in scena Hussein al-Sheikh

Uno scenario più probabile è che Israele e gli Stati Uniti non ripetano la débâcle del 2006, quando l’amministrazione di George W. Bush fece pressione su Abbas per organizzare le elezioni legislative in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, che Hamas vinse nettamente. Invece, l’amministrazione Biden, di concerto con Israele e probabilmente in coordinamento con Egitto, Arabia Saudita e Giordania, potrebbe creare una leadership palestinese ad interim per evitare l’organizzazione di elezioni che Hamas potrebbe vincere. Tuttavia, una misura di questo tipo incontrerebbe il rifiuto totale dei palestinesi.

Al-Sheikh (foto via husseinalsheikh.com)

Un’altra possibilità è che Israele butti tutto il suo peso su un candidato specifico.  Molti opinionisti hanno suggerito che Hussein al-Sheikh, stretto collaboratore e confidente di Abbas, potrebbe essere la scelta preferita da Israele. Il 65enne funzionario dell’Autorità Palestinese gode di strette relazioni sia con Abbas che con Israele. Tuttavia, l’uomo è disprezzato dal campo islamico e visto con sospetto da ampi settori del movimento Fatah. Tuttavia, con Israele presumibilmente in suo aiuto, al-Sheikh potrebbe alla fine prevalere, ma solo se riuscisse a portare dalla sua parte l’apparato di sicurezza dell’Autorità Palestinese.

Comunque, una cosa è certa: che, dopo la scomparsa di Abbas, una situazione di grande precarietà attende i palestinesi.

Khalid Amayreh (nato nel 1957 a Hebron) è un giornalista palestinese con sede a Dura, vicino a Hebron, in Cisgiordania. È un reporter pluripremiato che ha contribuito con centinaia di articoli al sito web di Al-Jazeera English dalla Cisgiordania occupata. Il suo lavoro è apparso anche su Middle East International, a Londra, Ahram Weekly (Cairo), UAE TV e diversi altri media arabi.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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