Salvare Masafer Yatta!

Mag 11, 2022 | Riflessioni

Mie  cari e care, + trovate molte indicazioni sulla recente situazione a Masafar Yatta nelle colline a Sud delle colline di Hebron.Attuwani non è compresa nell’evacuazione, ma anche i Youth of Sumud partecipa alla lotta comune contro gli insediamenti.intanto potete firmare la petizione, link nella lettera, ma la metto anche qui : 

Please also join me by signing IJV’s Together Against Apartheid pledge 

Nel nostro viaggio di Pasqua oltre ad andare ad Atuwani ci siamo recati anche a Susiya, che da anni subisce demolizioni .Basil Adra citato da Indipendent Jewish Voice è uno degli studenti di Attuwani per i quali stiamo sostenendo i loro studi con il pagamento delle tasse universitarie. Basil è stato il primo studente a laurearsi ed è veramente bravo e collabora a molte riviste. La Palestina ha davvero  bisogno del contributo di tutti e tutte ed ora più che mai di raccontare la verità su occupazione militare isrseliana,colonizzazione e apartheid.

Lasciate una donazione al link: https://secure.ijvcanada.org/civicrm/contribute/transact?id=1&reset=1

Cara Luisa,

Negli ultimi tre mesi sono stato un attivista volontario del Progetto Hineinu (“Eccoci”, in ebraico) del Center for Jewish Nonviolence, insieme ad altri cinque volontari ebrei della diaspora. Siamo stati ospitati da partner attivisti palestinesi e abbiamo lavorato a stretto contatto con loro in diverse città e villaggi tra la città di Yatta e il confine meridionale della Cisgiordania, un’area chiamata Masafer Yatta (“le terre agricole di Yatta” in arabo).

Abbiamo accompagnato i bambini palestinesi da e verso la scuola per proteggerli dagli attacchi dei coloni. Abbiamo accompagnato i pastori palestinesi, che si sono visti rubare le pecore, che sono stati attaccati e cacciati dalla loro terra dai coloni. Abbiamo assistito alla demolizione di case e alla confisca di auto e attrezzature agricole. Abbiamo documentato un pogrom lo scorso marzo, in cui i coloni hanno invaso un villaggio palestinese e distrutto i finestrini di tutte le auto. Abbiamo visto l’esercito israeliano e l’amministrazione civile restare a guardare senza fare nulla per frenare l’aggressione dei coloni. Con le nostre videocamere abbiamo documentato tutto questo.

Ma soprattutto, abbiamo stretto profonde relazioni di solidarietà con i nostri partner attivisti palestinesi, con i pastori che abbiamo accompagnato, con la gente comune dei villaggi in cui abbiamo soggiornato e con i loro bambini. Abbiamo celebrato il Ramadan con loro, condividendo molti pasti Iftar. Abbiamo persino celebrato un Seder di Pesach e un pasto Iftar insieme in uno dei villaggi. Abbiamo alloggiato nelle case squallide che hanno ricostruito per loro stessi (e per gli ospiti come noi) dopo le ripetute demolizioni da parte dei bulldozer israeliani. Abbiamo ascoltato storie strazianti di persone che vanno a dormire ogni sera senza sapere se la sera successiva avranno ancora una casa in cui dormire.

L’economia e lo stile di vita tradizionale di queste comunità si basano sulla pastorizia (in effetti, è l’unico mezzo di sostentamento disponibile per questi palestinesi, a parte i lavori umili in Israele… se riescono a ottenere un permesso di viaggio). Ma abbiamo sentito storie di pastori che possono tenere sempre meno pecore, poiché i loro pascoli vengono portati via dall’espansione degli insediamenti, un po’ alla volta. Abbiamo visto e vissuto una brutta realtà di cui pochi israeliani, per non parlare degli ebrei della diaspora, sono a conoscenza. Con l’escalation degli attacchi dei coloni e l’esproprio progressivo delle loro terre agricole, i palestinesi di Masafer Yatta hanno subito un lento strangolamento economico.

Ma proprio l’ultimo giorno del nostro soggiorno a Masafer Yatta è arrivato il colpo di grazia. L’esercito aveva designato gran parte del distretto come “Zona di tiro 918” già negli anni ’80, presumibilmente come area di addestramento militare. Documenti interni contemporanei chiariscono che questa decisione non era legata a necessità militari, ma solo a una strategia per ottenere il controllo delle terre palestinesi. Nel 1999, l’esercito ha cercato di espellere i residenti, ma l’Alta Corte ha concesso un’ingiunzione provvisoria che permetteva ai palestinesi di rimanere nei loro villaggi in attesa di una risoluzione definitiva del caso. Questa situazione precaria è continuata per due decenni. Mercoledì 4 maggio è arrivata la decisione finale: l’Alta Corte ha respinto completamente la richiesta degli abitanti del villaggio. L’esercito ha il via libera per espellerli, con un preavviso immediato. Ma gli insediamenti israeliani che si sono espansi in questa presunta zona di tiro non subiscono alcuna restrizione. Come se non bastasse, gli abitanti del villaggio palestinese dovranno pagare 40.000 shekel (più di 15.000 dollari CAD) di spese processuali. Questa sarà la più grande espulsione di massa di palestinesi da parte di Israele dalla guerra del 1967, circa 2800 persone.

Non tutti i nostri partner palestinesi di Masafer Yatta sono direttamente interessati da questa sentenza. Ma tutti loro hanno parenti che lo sono. E questa sentenza potrebbe aprire la strada ad altre espulsioni nella regione. IJV e altre organizzazioni per i diritti umani hanno condotto una campagna di sensibilizzazione sulla natura di apartheid dello Stato di Israele. Nel frattempo, Israele sembra raddoppiare le sue politiche di apartheid e intraprendere una vera e propria pulizia etnica, spingendo i palestinesi fuori dall'”Area C” (61% della Cisgiordania) e concentrandoli in ghetti nell'”Area A” (18%). È difficile per me immaginare quanto questo sarà devastante per le molte famiglie di Palestinesi che hanno stretto amicizia con il nostro gruppo Hineinu.

Vi invito a saperne di più sulla situazione a Masafer Yatta visitando il sito web della campagna #SaveMasaferYatta e seguendo l’hashtag sui social media per gli aggiornamenti sull’azione nei prossimi giorni. Alcuni straordinari giornalisti palestinesi locali, come Basel Adra, stanno documentando la situazione. Vi prego di amplificare le loro voci e i loro aggiornamenti.

Se non l’avete ancora fatto, unitevi a me firmando l’impegno di IJV “Together Against Apartheid”.

È un messaggio forte che indica che ci opporremo a questi atti di apartheid. Infine, restate sintonizzati su IJV per ulteriori avvisi di azione nei prossimi giorni.

Shabbat shalom e auguri dalla Palestina occupata.

Traduzione a cura di Assopace Palestina

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