Roger Waters: Perché sostengo il processo per crimini di guerra contro Benny Gantz di Israele?

Dic 8, 2021 | Notizie

di Adri Nieuwhof,

The Electronic Intifada, 6 dicembre 2021. 

Roger Waters, Eric Slomanson ZUMA Press

Martedì, un tribunale dell’Aia deciderà se è possibile avviare un’azione legale per crimini di guerra contro il ministro della difesa israeliano Benny Gantz e l’ex capo dell’aeronautica Amir Eshel.

È l’ultimo sviluppo degli sforzi del cittadino olandese-palestinese Ismail Ziada per ottenere giustizia per il bombardamento israeliano del 2014 alla sua casa di famiglia a Gaza, che ha ucciso sua madre e altre sei persone. Gantz all’epoca era il capo dell’esercito israeliano.

The Electronic Intifada ha parlato con Roger Waters del motivo per cui ha sostenuto l’azione legale di Ziada. La rockstar ricorda di aver visto un servizio sulla famiglia Ziada e su ciò che avevano subito.

“Leggendo la storia mi sono commosso, mi sono sentito infelice e triste”, ricorda. “Il nome Ziada mi è rimasto in testa e ho saputo che un tizio palestinese in Olanda” stava facendo causa a Gantz ed Eshel, dice. “Ecco come sono stato coinvolto.”

“E questo sta accadendo ogni singolo giorno, sta accadendo ogni minuto di ogni giorno a qualche famiglia palestinese”, aggiunge Waters. “Non possiamo scrivere di tutti loro”.

Ma Waters ha visto la possibilità di sostenere la giustizia in almeno un caso.

“Le sabbie si stanno spostando sotto i nostri piedi”

A settembre, Ziada ha impugnato una sentenza del tribunale distrettuale secondo cui i due comandanti israeliani godono dell’immunità per i loro presunti crimini perché li hanno commessi mentre agivano in veste ufficiale.

Questa settimana Ziada saprà se il suo appello ha avuto successo, aprendo la porta al proseguimento del caso, o se la giustizia per i palestinesi ha imboccato un altro vicolo cieco.

Ziada è rappresentato da Liesbeth Zegveld, una rispettata avvocata per i diritti umani, secondo la quale i crimini di guerra sono commessi dagli individui, non dagli stati. I princìpi di Norimberga –definiti durante i processi ai gerarchi nazisti dopo la seconda guerra mondiale– affermano esplicitamente che coloro che commettono crimini di guerra non possono richiedere l’immunità perché hanno agito per conto di uno stato o perché stavano eseguendo ordini. Gantz ed Eshel sono quindi responsabili come individui del bombardamento che ha ucciso la famiglia di Ziada, sostiene Zegveld.

Ismail Ziada ha citato in giudizio due generali israeliani per la morte di sei parenti durante l’attacco israeliano del 2014 a Gaza. (via Facebook)

“Mi piace che noi tutti insieme, tutti noi che supportiamo Ismail Ziada, stiamo almeno insistendo sul fatto che il mondo punti una telecamera e un microfono sulle discussioni fatte in quell’aula di tribunale all’Aia”, dice Waters. “Forse è l’unico posto al mondo in cui un giudice o una giuria ascoltano le argomentazioni, perché certamente non le ascoltano in Israele”.

Waters vede il processo come un’opportunità per coloro che lavorano per la giustizia in Palestina di raggiungere ed educare gli altri, in un momento in cui le opinioni stanno cambiando. “Le sabbie si spostano continuamente sotto i nostri piedi”, dice a questo giornalista. “Vorrei incoraggiare il coro con cui sia tu che io stiamo parlando a cantare più forte. Stiamo prendendo piede”.

“Bisogna scendere in strada”, esorta. “Unirsi a tutte quelle proteste pro-palestinesi”. “Bisogna stare davanti al Bundestag con quelle altre 500 o 600 persone, non importa quanto sia piccolo il loro numero”, dice, e si augura che “metà della popolazione tedesca” esca e protesti davanti al parlamento del paese. “Oppure bisogna stare fuori dal tribunale dell’Aia, fianco a fianco con i nostri fratelli e sorelle che manifestano”, aggiunge Waters.

Lobby maligna

Waters afferma di essere stato coinvolto nella difesa della Palestina solo nel 2006. Attribuisce al giornalismo e a film come 5 Broken Cameras un grande merito nell’educarlo sulle realtà in Palestina, inclusi casi come quello di Ziada.

Waters è anche da tempo un lettore di The Electronic Intifada, da quando “un giorno un tizio mi si è avvicinato furtivamente a un concerto e ha detto, ehi, ti potrei dire solo una parola su una certa cosa?”.

Prima della sua carriera da solista, Waters ha suonato con la leggendaria rock band Pink Floyd. Ha scritto una delle canzoni più famose della band, “Another Brick in the Wall”. Divenne un inno di protesta per gli studenti neri in Sud Africa, portando il regime dell’apartheid a vietarla nel 1980.

Oggi, anche Israele –che pratica l’apartheid contro i palestinesi– e la sua lobby vedono Waters come una minaccia. “Mi hanno attaccato in ogni modo possibile, ma non hanno vietato le canzoni”, risponde Waters quando gli si chiede delle reazioni alla sua difesa dei diritti dei palestinesi. Dice che le sue canzoni sono popolari in Israele, ma suggerisce che “ovviamente non capiscono di cosa si tratta, altrimenti non sarebbero così popolari”. Waters sospetta che alcuni vorrebbero che “andasse a dare una mano di bianco al regime cantando canzoni in Israele”, cosa che, come sostenitore del movimento BDS, si rifiuterebbe di fare.

La rockstar ha lavorato a lungo con gruppi di veterani, una causa che gli sta molto a cuore. Ma Waters afferma che questa opera di beneficenza ha ricevuto “danni collaterali” a causa del suo sostegno ai diritti dei palestinesi. “La lobby negli Stati Uniti è stata feroce”, dice, e accusa i sostenitori di Israele di aver fatto pressione sui gruppi di veterani affinché non lavorassero con lui.

“E questo è successo più e più volte”, aggiunge. “Ho ricevuto lettere da colleghi che dicono: la tua carriera sta per finire, e accadrà all’improvviso e tu scomparirai e non si sentirà più parlare di te”, afferma Waters. “Sono stati inequivocabili nei loro tentativi di farmi stare zitto”.

Per Waters, le continue accuse di antisemitismo lo colpiscono in modo molto personale. “Mio padre, figlio di un minatore di carbone della contea di Durham, è riuscito a farsi strada da solo, alla fine si è laureato alla Durham University, è partito e ha insegnato teologia, storia e inglese a Gerusalemme tra il 1935 e il 1938, e poi è morto in Italia il 18 febbraio 1944, combattendo la minaccia nazista”, ha scritto nel 2014 in risposta agli attacchi della lobby israeliana. “Non osate predicare a me, figlio di mio padre, l’antisemitismo o i diritti umani”.

“Stato paria”

Ma la pressione su di lui non ha funzionato. “Non mi accorgo più delle calunnie”, dice ora Waters.

Quasi chiunque sia coinvolto nella difesa della Palestina può identificarsi con le esperienze di Waters di essere diffamato come antisemita. Anzi, lui vede quella tattica come un segno di debolezza da parte di Israele. “È ridicolo, perché non ho mai detto nulla di antisemita in vita mia. Ho criticato lo Stato sionista e promotore dell’apartheid che è Israele? Sì, certo che l’ho fatto”, dice. “Dobbiamo applicare le giuste regole di base sancite dal diritto internazionale e la nostra promessa di diritti umani a tutti i nostri fratelli e sorelle sanciti dalla Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite”.

Parlando a Israele –e in particolare al suo ministero degli Affari Strategici che ha orchestrato molte campagne diffamatorie negli ultimi anni– Waters aggiunge: “Ti devi convincere che devi sostenere anche tu queste cose, o essere trattato come qualcosa che è al di là dei limiti di un comportamento umano dignitoso ed essere quindi trattato come uno stato paria”.

Waters ovviamente spera che la causa di Ziada abbia successo. Ma non importa cosa decidano i giudici, il caso fa parte della più grande battaglia in corso per la giustizia in Palestina.

https://electronicintifada.net/blogs/adri-nieuwhof/roger-waters-why-i-support-war-crimes-case-against-israels-benny-gantz

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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