Dal consolato agli insediamenti: Biden ha mentito dicendo che avrebbe invertito la politica di Trump sulla Palestina

Dic 1, 2021 | Riflessioni

di Ali Adam,

The New Arab, 26 novembre 2021. 

La riluttanza dell’amministrazione Biden a riaprire il consolato americano a Gerusalemme è sostanzialmente un riconoscimento de facto a favore del sistema di governo militare e di apartheid di Israele sui palestinesi.

Una foto scattata il 12 novembre 2020 mostra una vista dei lavori di costruzione in corso a Ramat Shlomo, un insediamento ebraico nel settore orientale di Gerusalemme annesso a Israele. [Getty

Finora, l’amministrazione Biden non ha rispettato l’impegno di riaprire il consolato statunitense a Gerusalemme, un ufficio che per decenni è servito come ambasciata de facto per i palestinesi di Gerusalemme Est, Cisgiordania e Striscia di Gaza.

È stata chiusa nel 2019 dal precedente presidente americano Donald Trump, e il suo personale è stato assorbito dall’ambasciata americana in Israele, che era stata spostata da Tel Aviv a Gerusalemme un anno prima.  

L’amministrazione Biden ha ripetutamente detto che riaprirà il consolato statunitense a Gerusalemme, ma continua a procrastinare sulla questione, soprattutto a causa del pesante rifiuto e della resistenza israeliana. Israele infatti vede la riapertura del consolato come una sfida alle sue pretese che una Gerusalemme indivisa sia la sua capitale, una pretesa che è respinta dalla comunità internazionale.

Purtroppo, finora, sembra che gli Stati Uniti stiano soccombendo alla posizione israeliana, ed essenzialmente permettono ad Israele di dettare la politica estera USA.

Da quando è entrata in carica, l’amministrazione Biden è stata passiva e disinteressata al conflitto israelo-palestinese. Eppure la questione del consolato, in particolare, non dovrebbe essere messa in secondo piano. 

Se vediamo le cose in prospettiva, il consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme è stato istituito nel 1844, più di un secolo prima della nascita di Israele nel 1948. Quindi, la riapertura della missione diplomatica da parte dell’amministrazione Biden non creerebbe alcuna nuova realtà, ma semplicemente ripristinerebbe uno status quo che esisteva da 175 anni prima che Trump lo interrompesse.  

Nei suoi quattro anni di mandato, la politica mediorientale di Trump ha agito come un braccio esecutivo per l’occupazione coloniale di Israele. Ogni misura illegale promulgata da Trump aveva lo scopo di legittimare l’occupazione israeliana e screditare i diritti dei palestinesi sulla loro terra.

La chiusura del consolato a Gerusalemme non ha fatto eccezione a questo schema di delegittimare le rivendicazioni dei palestinesi sulla città. È stata anche una decisione che viola il diritto internazionale, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle Convenzioni di Ginevra, che riconoscono i diritti del popolo palestinese all’interno dei confini pre-1967, compresa Gerusalemme Est.  

Mentre l’amministrazione Biden ha invertito le decisioni di Trump per quanto riguarda l’Europa, l’Iran e lo Yemen, tra gli altri, le misure illegali di Trump verso i palestinesi rimangono ancora largamente in vigore.

L’obiettivo di Israele è quello di estendere la politica mediorientale di Trump al mandato di Biden, e finora l’amministrazione Biden sta permettendo che ciò accada.

Le misure illegali dell’amministrazione Trump hanno creato in Palestina fatti sul terreno che hanno palesemente favorito l’occupazione e violato i diritti palestinesi e le risoluzioni internazionali. L’indisponibilità, o la riluttanza, dell’amministrazione Biden a invertire quelle misure darà credito ai parametri illegali stabiliti da Trump a spese dei parametri universali sostenuti dal diritto internazionale, che erano in linea con le posizioni delle precedenti amministrazioni statunitensi.  

Per quanto riguarda la questione del consolato in particolare, la riluttanza dell’amministrazione a riaprirlo dà un riconoscimento all’annessione di Gerusalemme Est da parte di Israele, e incoraggia la negazione dei diritti dei palestinesi nella città. 

Si tratta di una questione molto significativa, eppure l’amministrazione Biden sta permettendo a Israele di modificare la sua decisione di riaprire la missione diplomatica presso i palestinesi a Gerusalemme. 

A ottobre, in una visita del vicesegretario di Stato americano Hady Amr a Ramallah, il presidente dell’AP Mahmoud Abbas ha sollevato la questione della riapertura del consolato americano, a cui Hady ha risposto che la questione è sulla scrivania di Bennett. 

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha ripetutamente ribadito la sua posizione contro la riapertura del consolato. All’inizio di questo mese, Bennett ha detto che non permetterà a Washington di riaprire il consolato americano, affermando che “non c’è posto per un consolato americano che serve i palestinesi a Gerusalemme” e che “Gerusalemme è solo la capitale dello Stato d’Israele”. 

Quando gli Stati Uniti lasciano la decisione su Gerusalemme nelle mani di Israele, quale altro risultato c’è da aspettarsi?

Ovviamente, gli Stati Uniti non hanno bisogno del permesso di Israele per riaprire il loro consolato a Gerusalemme.

Mettendo il destino dei diritti dei palestinesi a Gerusalemme nelle mani dei leader israeliani, gli Stati Uniti stanno fornendo un riconoscimento de facto a favore del sistema di governo militare e di apartheid di Israele sui palestinesi, oltre a riconoscere implicitamente la sovranità israeliana su Gerusalemme. 

La struttura da cui gli Stati Uniti probabilmente gestiranno il consolato è già sotto il loro controllo, e i suoi impiegati lavorano già nell’unità degli affari palestinesi dell’ambasciata israeliana. Riaprire il consolato non richiede un grande sforzo da parte dell’amministrazione Biden, se non quello di prendere semplicemente la decisione di riaprire il consolato e nominare un console generale. 

Inoltre, ci sono già molti paesi europei che gestiscono a Gerusalemme consolati che servono il popolo palestinese.

L’amministrazione Biden non può equivocare sulla questione del consolato. Si tratta di una posizione che indica chiaramente se l’amministrazione democratica è contro o sostiene l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, l’annessione e la continua colonizzazione di Gerusalemme Est, e lo spostamento dei palestinesi dalla città. 

Biden e i suoi portavoce affermano che la loro amministrazione vuole mettere i diritti umani al centro della sua politica estera. Questo è il test perfetto.

Il ripristino del consolato americano è sinonimo di diritto internazionale e di diritti umani dei palestinesi, in particolare di diritti politici. In caso contrario, l’amministrazione Biden darebbe il via a una nuova realtà che intende negare i diritti del popolo palestinese a Gerusalemme. 

Inoltre, se l’amministrazione Biden è scesa a compromessi sulla riapertura del suo consolato a Gerusalemme, Israele sarà incoraggiato a impedire ad altre missioni diplomatiche per i palestinesi di operare nella città. 

Se l’amministrazione Biden, come sostiene, ha a cuore il diritto internazionale e i diritti umani, non ci deve essere alcun compromesso su questa questione. L’amministrazione Biden deve riaprire immediatamente il suo consolato, e usare questa mossa come una dichiarazione a Israele che non gli è permesso annettere Gerusalemme Est e tagliarla fuori dai territori palestinesi.  

L’amministrazione Biden deve anche definire questa mossa come una decisa dichiarazione di impegno a porre fine all’occupazione decennale di Israele dei territori palestinesi, e come un sostegno ai diritti dei palestinesi ad avere uno stato con Gerusalemme Est come capitale.  

https://english.alaraby.co.uk/opinion/how-biden-lied-about-reversing-trumps-policies-palestine

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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