Ci manca Uri Avnery, un guerriero per la pace. Se solo ti avessimo ascoltato di più.

Set 23, 2021 | Riflessioni

di Zehava Galon,

Haaretz, 22 settembre 2021. 

AssoPacePalestina si unisce al ricordo di Uri Avnery, l’infaticabile costruttore di pace.

Uri Avnery a Rabin Square, 2017 Credit: Meged Gozani

Tre anni fa abbiamo perso Uri Avnery, un instancabile combattente per la pace e contro il perpetuo stato di guerra in cui siamo impantanati per mantenere il nostro benessere.

Come israeliana, la festa dello Yom Kippur è sempre legata nella mia mente alla guerra dello Yom Kippur del 1973, un monumento all’arroganza che abbiamo costruito con 2.222 soldati uccisi, migliaia di feriti e altri ancora che ne portano le cicatrici emotive fino ad oggi. Tutti loro furono sacrificati al Moloch di conservare la penisola del Sinai, e ricordo come Avnery, nella sua critica a quella guerra, contribuì a plasmare la mia visione del mondo. E mi rendo conto di quanto ci manchi questo guerriero.  

Era nato in Germania con il nome Helmut Ostermann e all’età di 10 anni fuggì con la sua famiglia in quella che allora si chiamava Palestina. Ha cambiato nome diverse volte prima di fermarsi su Uri.

Si unì all’Irgun, un movimento clandestino pre-statale, ma lo lasciò nel 1941 per protestare contro la pratica comune dell’organizzazione di massacrare i palestinesi. Avnery iniziò a sviluppare idee vicine a quelle del movimento cananeo, vedendo il Medio Oriente come uno “spazio semitico” che doveva liberarsi dal controllo imperialista.  

La guerra d’indipendenza del 1948 fu l’evento formativo che plasmò il suo carattere. Combatté nelle file dei Samson’s Foxes, poi nel commando della Brigata Givati, e fu gravemente ferito verso la fine della guerra. Subito dopo scrisse un best-seller, “Nei campi della Filistea”, che descriveva la guerra.

Poco dopo, rimase scioccato nel sentir dire ai ragazzi che erano dispiaciuti di non aver potuto prendere parte alla guerra. Avnery rispose scrivendo un libro di accompagnamento, “L’altro lato della medaglia”, che descriveva gli orrori della guerra. È qui che si è scontrato per la prima volta con il regime oscuro del primo ministro David Ben-Gurion, che impedì la pubblicazione di una seconda edizione del libro con il pretesto di una carenza di carta.

Nel 1950, Avnery usò i suoi risarcimenti per fondare Ha’olam Hazeh, a quanto pare il giornale più pungente mai pubblicato in Israele. Attaccò ripetutamente il governo di Ben-Gurion, sottolineando la sua corruzione e il suo uso del servizio di sicurezza Shin Bet (un’agenzia che a quel tempo era proibito anche solo menzionare) per sopprimere gli israeliani palestinesi e i liberi pensatori.

Ha denunciato uno scandalo dopo l’altro in un momento in cui i giornali erano visti come parte dell’establishment. E ha attaccato il modo in cui il governo trattava gli immigrati dal Medio Oriente e dal Nord Africa.  

Gli uffici del suo giornale sono stati più volte il bersaglio di bombe di “gruppi sconosciuti” e anche lo stesso Avnery è stato attaccato da questi “gruppi sconosciuti”, cioè da paracadutisti a cui era stato concesso un congedo speciale per questo scopo da Ariel Sharon, allora comandante dei paracadutisti. Avevo 17 anni all’epoca e ogni mercoledì camminavo per mezz’ora fino a un chiosco a Petah Tikva per comprare questo giornale, che offriva un punto di vista diverso, chiaro e coraggioso.

L’obiettivo finale di Avnery, come redattore e poi come membro della Knesset, era quello di porre fine alla guerra di Israele contro i palestinesi, gli israeliani palestinesi o chiunque altro. Nel 1967, alla fine della Guerra dei Sei Giorni, chiese immediatamente la creazione di uno stato palestinese, che credeva si sarebbe unito a una federazione con Israele nel giro di una generazione.  

Nel 1970, attaccò duramente il rifiuto dell’allora primo ministro Golda Meir di negoziare con il presidente egiziano Anwar Sadat, un rifiuto che portò alla guerra dello Yom Kippur. Nel 1982 intervistò il presidente dell’OLP Yasser Arafat a Beirut, allora assediata dalle truppe israeliane.

Avnery era un instancabile guerriero per la pace e voleva assicurarsi che gli altri non avrebbero sofferto ciò che lui e la sua generazione avevano sofferto. Difficile immaginare come avrebbe risposto all’Israele del 2021, con i suoi giornalisti sottomessi foraggiati dal governo e con la sua incessante, eterna guerra a cui nessuno pensa nemmeno.

La pace sia con le tue ceneri, Uri Avnery, uno dei più coraggiosi di tutti gli israeliani. Se solo ti avessimo ascoltato di più.

https://www.haaretz.com/opinion/.premium-missing-uri-avnery-a-warrior-for-peace-if-only-we-had-listened-to-you-more-1.10233125

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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1 commento

  1. Carmen Sylvia Neumann

    “Chiese la creazione di uno stato palestinese che credeva si sarebbe unito ad una federazione nel giro di una generazione”. Questo sarebbe il mio sogno!

    Rispondi

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