Immagina un arabo che rappresenti Israele alle Olimpiadi

Ago 10, 2021 | Riflessioni

di: Jack Khoury,

Haaretz, 7 agosto 2021. 

La medaglia d’oro Linoy Ashram, di Israele, posa per una foto dopo la finale individuale di ginnastica ritmica alle Olimpiadi estive del 2020. Ashley Landis, AP

Israele può già definire i Giochi Olimpici di Tokyo del 2021 come un evento dei più riusciti, se non il più riuscito, della sua storia. Anche prima dell’oro della ginnasta Linoy Ashram, è stato il ginnasta Artem Dolgopyat –anche se non è ebreo– a salire al centro del podio, mettendo Israele sul palco degli sport mondiali.

Israele può essere orgoglioso di un risultato sportivo impressionante e il Comitato Olimpico locale avrà buoni motivi per richiedere maggiori finanziamenti e strutture. Dolgopyat godrà sicuramente di alcuni benefici e potrebbe anche essere autorizzato a sposarsi in Israele

Tuttavia, se si guarda alla delegazione israeliana ai Giochi, emerge una cosa. I suoi membri provengono da tutti i rami della società israeliana -nativi, veterani e nuovi immigrati, ashkenaziti, mizrahi ed ebrei etiopi- ma i cittadini arabi di Israele non hanno ancora posto nella delegazione olimpica che rappresenta lo stato all’evento sportivo più importante del mondo.

I ciechi difensori di Israele diranno che gli arabi non soddisfano i criteri per entrare a far parte della delegazione. In effetti, nessuno chiede l’inclusione degli arabi solo perché sono arabi. Al contrario, vogliamo prima che siano ottimi atleti. Ma affinché qualcuno raggiunga il livello richiesto per competere alle Olimpiadi, deve superare molte sfide.

Nessuna comunità araba ha le infrastrutture sportive che possano fornire agli atleti locali le basi di cui hanno bisogno per progredire a livello internazionale. Se un atleta arabo desidera raggiungere questo standard, deve trasferirsi in una comunità ebraica e dipendere dal sostegno finanziario della propria famiglia, poiché non esiste uno sponsor o un’organizzazione che lo sosterrebbe. Molti atleti di talento nelle comunità arabe hanno rinunciato ai loro sogni a causa dei costi sostenuti.

In molti paesi del mondo sono i membri di gruppi svantaggiati, i discendenti di immigrati o minoranze, ad eccellere nello sport. Spesso vedono lo sport come un modo per superare il razzismo e la discriminazione e per abbattere le barriere sociali ed economiche. Gli arabi in Israele non sono migranti, ma la loro lealtà allo stato e alla loro cittadinanza sono spesso viste con sospetto. Per questo un atleta arabo a volte può primeggiare in una squadra di calcio, ma le Olimpiadi, l’Olimpo dello sport, gli sono precluse. 

Vale anche la pena ricordare che se un cittadino arabo dovesse unirsi alla delegazione e vincere una medaglia, dovrebbe decidere se vuol davvero riceverla sullo sfondo di una bandiera e di un inno che rappresentano solo la maggioranza di questo paese, piuttosto che tutti i suoi cittadini.

Alcuni direbbero che se un arabo può essere il sostegno cruciale di una coalizione governativa o il capo di un ospedale, può anche correre o nuotare sotto una bandiera israeliana. Sarebbe certamente desiderabile un discorso pubblico che trattasse una questione del genere. Ma questo è solo un problema teorico; in pratica, non c’è nessun arabo nella delegazione olimpica.  

Nel frattempo, i cittadini arabi stanno solo guardando i Giochi in televisione e, a quanto pare, continueranno a farlo per molti altri anni. Molto prima di realizzare il sogno olimpico, vorrebbero ottenere ciò che sarebbe loro diritto indiscusso in un paese davvero equo: un appartamento, la sicurezza economica, la sicurezza personale.

https://www.haaretz.com/opinion/.premium-imagine-an-arab-representing-israel-at-the-olympics-1.10097530

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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