Un insediamento non autorizzato rappresenta uno stress test per il nuovo governo israeliano

Giu 26, 2021 | Notizie

di Patrick Kingsley e Adam Rasgon,

The New York Times, 24 giugno 2021. 

 L’avamposto di Evyatar è illegale secondo la legge israeliana. Il primo ministro Naftali Bennett farà arrabbiare un’ala della sua coalizione se sfratta i coloni e un’altra ala se li lascia al loro posto.

L’avamposto di coloni non autorizzato di Evyatar, a sinistra, e il villaggio palestinese di Beita nella valle sottostante. Amit Elkayam per il New York Times

JABAL SUBEIH, Cisgiordania — Quando, il mese scorso, i coloni israeliani si sono impossessati di una collina battuta dal vento in Cisgiordania, quello è diventato l’ultimo dei circa 140 avamposti non autorizzati costruiti dai coloni negli ultimi decenni. A parte gli abitanti dei villaggi palestinesi che non potevano più raggiungere gli uliveti della collina, l’accampamento inizialmente ha attirato poca attenzione.

Da allora, l’insediamento in rapida espansione, chiamato Evyatar, e le enormi proteste che ha iniziato ad attirare, sono diventati un primo stress test per il fragile nuovo governo israeliano

L’insediamento è illegale secondo la legge israeliana e l’esercito israeliano ne ha ordinato la distruzione, previa approvazione del governo.  

Se il nuovo primo ministro di destra, Naftali Bennett, appoggerà i coloni, si inimicherà i membri di sinistra e i membri arabi della sua coalizione. Se permetterà che vengano sfrattati, la destra israeliana lo dipingerà come un voltagabbana. Lo sgombero potrebbe avvenire già domenica, ma potrebbe essere ritardato da procedimenti legali.

“Questo è il test di Naftali Bennett”, ha detto Yoav Kisch, un parlamentare del partito di opposizione Likud, mentre visitava l’insediamento martedì.

“Se sei veramente il primo ministro e hai effettivamente un’ideologia di destra, ferma questa evacuazione sbagliata, contorta e fraudolenta di Evyatar”, ha aggiunto. “Questo è nelle tue mani.”

Colone che piantano un albero a Evyatar, un avamposto sorto il mese scorso. Potrebbero essere sfrattati già questa domenica. Amit Elkayam per il New York Times

Il dilemma di Bennett ben rappresenta il filo del rasoio che il suo governo sta percorrendo nei suoi primi giorni in carica.

Per ottenere una maggioranza parlamentare abbastanza ampia da rimuovere Benjamin Netanyahu dal potere, Bennett e il suo partner centrista, Yair Lapid, hanno messo insieme un’alleanza ideologicamente incoerente che spazia dalla sinistra che si oppone all’espansione degli insediamenti ai politici di estrema destra come Bennett che sostengono invece la costruzione di insediamenti in tutta la Cisgiordania occupata.

Dal New York Times

Il blocco si è trovato unito su un’unica questione, la necessità di rimuovere Netanyahu, ma governare si è subito dimostrato un lavoro più difficile.

Prima di entrare in carica, i leader della coalizione a otto partiti hanno dichiarato di volersi concentrare sulle politiche che li univano, come le infrastrutture e l’economia, ed evitare problemi intoccabili come il conflitto israelo-palestinese.

In una certa misura, il governo ha mantenuto questo impegno: Bennett e altri ministri hanno presentato questa settimana un fronte unito nella loro risposta a un improvviso aumento dei casi di coronavirus. Si sono mossi rapidamente per rafforzare i legami con l’amministrazione Biden, hanno riempito dozzine di posizioni vacanti nel servizio civile e hanno accettato di avviare un’inchiesta su un disastro in un sito religioso che ha ucciso 45 persone ad aprile.    

Ma la questione palestinese e i 54 anni di occupazione della Cisgiordania si sono già dimostrati problemi impossibili da separare dall’attività quotidiana nella gestione di un governo israeliano.

Il nuovo governo israeliano ha già mostrato crepe sulla questione di Evyatar, un avamposto che è illegale secondo la legge israeliana. Amit Elkayam per il New York Times

Il governo di Bennett sta anche cercando di trovare una maggioranza per estendere una legge del 2003 che vieta di fatto di concedere la cittadinanza ai Palestinesi che sposano cittadini israeliani. Sotto i governi precedenti, la legge è stata estesa ogni anno senza drammi, ma quest’anno la sua estensione è a rischio perché i membri arabi e di sinistra della coalizione si oppongono.  

Questa spaccatura ha dato al partito di Netanyahu, il Likud, un’occasione: il Likud ha ritirato il suo sostegno al disegno di legge, nonostante lo abbia sempre sostenuto in precedenza. Se il rinnovo non passa, il Likud spera di mettere in imbarazzo Bennett, evidenziando come il suo governo dipenda dagli arabi e dalla sinistra.

Netanyahu aveva precedentemente teso un’altra trappola al governo Bennett, decidendo nella sua ultima settimana in carica di consentire agli attivisti di estrema destra di programmare una marcia provocatoria il secondo giorno del mandato di Bennett. Il governo di Bennett ha permesso che la marcia avesse luogo, scatenando una furiosa risposta da parte dei membri di sinistra della sua coalizione e mettendo alla prova l’unità del governo.

Disaccordi si prevedono anche sul progettato miglioramento del diritto alla casa per i cittadini palestinesi di Israele. D’altra parte, una discussione sulle accuse di apartheid in Israele, ospitata martedì da un membro della coalizione di sinistra al parlamento israeliano, ha evidenziato il vasto abisso ideologico all’interno del blocco di governo.  

Evyatar ha iniziato con alcune tende e si è rapidamente esteso fino a circa 50 case a un piano. Amit Elkayam per il New York Times

“L’opposizione sta annusando l’aria per trovare problemi che mettano in imbarazzo il governo e creino spaccature al suo interno”, ha affermato Tamar Hermann, professore di scienze politiche presso l’Open University di Israele. “Cercano continuamente un bastone da infilare tra le ruote”.

Un dilemma urgente per la coalizione è proprio l’insediamento a Jabal Subeih, una collina vicino a Nablus, nel nord della Cisgiordania. Il ministro degli esteri Lapid vuole procedere con lo sgombero, mentre un membro del partito di Bennett, Nir Orbach, ha visitato il sito giovedì per mostrare solidarietà ai suoi residenti.

I coloni hanno piantato diverse tende sul posto il 3 maggio, intitolando il nuovo villaggio a Evyatar Borovski, un colono ucciso da un Palestinese nel 2013.

L’insediamento si è espanso in modo insolitamente veloce e ora comprende circa 50 case a un piano, diverse strade asfaltate, ognuna con il proprio cartello stradale, nonché una rete Wi-Fi, una sinagoga, un generatore di elettricità e un sistema di stoccaggio dell’acqua.

Il primo ministro Naftali Bennett, al centro, a Gerusalemme questa settimana, ha precedentemente affermato che non avrebbe sfrattato nessun colono dalla Cisgiordania. Ronen Zvulun/Reuters

I leader dell’insediamento affermano di agire solo di propria iniziativa e di aver ricevuto finanziamenti solo dai sostenitori. Ma il sito è stato rapidamente strumentalizzato dal Likud, che ha inviato rappresentanti a Evyatar per aumentare la sua importanza e ha cercato di trasformarlo in una questione di punta per il nuovo governo.

La Cisgiordania è stata occupata da Israele nel 1967 e gran parte del mondo considera illegali secondo il diritto internazionale tutti gli insediamenti ebraici. La maggior parte dei coloni, tuttavia, vive in insediamenti approvati dalla legge israeliana.

Ma Evyatar, costruito senza il permesso dello stato israeliano, è illegale anche secondo la legge israeliana.

Bennett ha detto nel 2012 che considererebbe inconcepibile sfrattare qualsiasi colono in Cisgiordania e che rifiuterebbe un ordine militare in tal senso. La questione potrebbe alla fine essere decisa dall’Alta Corte.  

L’approvazione dello sgombero da parte del governo indignerebbe i sostenitori di Bennett, i quali credono che gli insediamenti in Cisgiordania siano essenziali per la sicurezza di Israele e molti credono che il territorio fosse tra le terre promesse da Dio agli Ebrei.

Alcuni dei sostenitori di Bennett pensano che gli insediamenti in Cisgiordania siano vitali per la sicurezza di Israele, altri credono che il territorio sia stato promesso da Dio agli Ebrei. Amit Elkayam per il New York Times

“A Bennett è proibito toccare questo luogo commemorativo”, ha detto la vedova del signor Borovski, Sofia, che ora vive parte della settimana nell’insediamento. “Se rimuovessero la comunità”, ha aggiunto, “sarebbe come uccidere di nuovo mio marito”.

L’ufficio di Bennett ha rifiutato di commentare.

Le opinioni dall’altra parte della valle, nel villaggio palestinese di Beita, sono molto diverse. Indicando un uliveto che scende dal nuovo insediamento, un agricoltore in pensione ha detto di aver aiutato suo padre a piantarvi i suoi alberi negli anni ’60, prima che Israele conquistasse la terra dalla Giordania.

“Non posso dimenticare mio padre che scavava la terra, con il sudore che gli colava sul viso”, ha detto l’agricoltore, Mohammed Khabeisa, 68 anni. “Quel ricordo accende un fuoco dentro di me, quando vedo quei cani lassù sulla collina”.

Quella del signor Khabeisa è una delle 17 famiglie che affermano di possedere terreni sul sito dell’insediamento da generazioni. Altre ventidue famiglie rivendicano terreni adiacenti che sono occupati dai soldati che proteggono i coloni. Nessuno di loro ha gli atti per dimostrare la proprietà, e gli stessi ufficiali militari israeliani hanno affermato che non è chiaro chi possieda la terra.

Mohammed Khabeisa, un agricoltore in pensione di un vicino villaggio palestinese, ha affermato di aver aiutato suo padre a piantare ulivi sul terreno ora occupato dall’insediamento di Evyatar. Amit Elkayam per il New York Times

Il dipartimento governativo che sovrintende agli aspetti civili dell’occupazione ha riconosciuto che almeno cinque famiglie, tra cui quella di Mohammed Khabeisa, hanno pagato l’imposta fondiaria su terreni nell’area della collina durante gli anni ’30, prima che la Giordania prendesse il controllo del territorio, sebbene l’esatta ubicazione dei vari appezzamenti non sia chiara.

La rabbia per la presa di potere da parte dei coloni ha portato a proteste e marce quotidiane da parte degli abitanti dei villaggi palestinesi, degli agricoltori e dei loro sostenitori. Hanno lanciato sassi contro i soldati che bloccavano l’accesso alla collina, hanno bruciato pneumatici nelle valli circostanti e hanno puntato penne laser contro l’insediamento di notte, nel tentativo di costringere i coloni ad andarsene.

Funzionari palestinesi affermano che almeno quattro Palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani che hanno sparato proiettili veri durante queste proteste e centinaia sono rimasti feriti. Mohammed Khabeisa ha una cicatrice fresca sopra il ginocchio sinistro, dopo che un soldato israeliano gli ha sparato un candelotto lacrimogeno durante una protesta all’inizio di giugno, ha detto, colpendolo a breve distanza.

Per i Palestinesi come Khabeisa, la questione se Bennett sosterrà o meno la distruzione dell’insediamento significa poco nel lungo termine. Vedono i coloni, i soldati, Bennett e Netanyahu come parte dello stesso sistema che dal 1967 ha gradualmente preso il controllo di sempre più terre in Cisgiordania.

“Ogni governo ha lo stesso obiettivo”, dice Khabeisa. “Il sequestro della terra”.

I Palestinesi del villaggio di Beita hanno protestato contro l’insediamento e lanciato pietre contro i soldati israeliani. Amit Elkayam per il New York Times

Patrick Kingsley è il capo dell’ufficio del NYT a Gerusalemme, che copre Israele e i territori occupati. Ha riferito da più di 40 paesi, ha scritto due libri e in precedenza ha trattato la migrazione e il Medio Oriente per The Guardian. @PatrickKingsley

Adam Rasgon riferisce da Israele per l’ufficio di Gerusalemme del Times. In precedenza ha coperto i territori palestinesi e il mondo arabo per The Times of Israel. @adamrasgon

Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina

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