Sì, il partito “Jewish Power” è fascista, ma la sua ascesa era inevitabile

Mar 27, 2021 | Riflessioni

di Jonathan Ofir,

Mondoweiss, 25 marzo 2021. 

Itamar Ben-Gvir, da Wikipedia.

Con oltre il 90% dei voti conteggiati dopo le elezioni israeliane di martedì, Jewish Power [Potere Ebraico], il partito dei seguaci del defunto rabbino fascista ebreo Meir Kahane, ha contribuito a ottenere sei seggi per il suo blocco, Religious Zionism [Sionismo Religioso], ben oltre la soglia minima dei quattro seggi (il 3,25 % di tutti i voti validi). Ora è chiaro che Itamar Ben Gvir, il kahanista che tiene un poster di Baruch Goldstein, l’autore del massacro di Hebron del 1994, nel suo salotto, entrerà nel parlamento israeliano, la Knesset.

James Zogby e altri commentatori hanno paragonato il Jewish Power al Ku Klux Klan o ai neonazisti.

Il primo ministro Netanyahu ha lavorato duramente per forgiare il blocco del Religious Zionism, in modo da non perdere questi voti alla sua destra. Recentemente ha fatto infuriare i leader ultraortodossi quando ha esortato gli elettori a sostenere il Religious Zionism per garantire il suo ingresso nella Knesset, rassicurandoli che i due partiti ultraortodossi tradizionali (Shas e United Torah Judaism) stavano andando bene. Sembra infatti che Shas abbia 9 seggi, UTJ 7.

James Zogby, egli stesso minacciato dall’organizzazione terrorista Jewish Defense League di Kahane, che operava negli Stati Uniti negli anni ’70, fa queste riflessioni nel suo pezzo su The Nation:

 “Immaginate se Donald Trump avesse mediato un accordo formale con il Ku Klux Klan o con i neonazisti in cambio del loro sostegno elettorale. Netanyahu sta facendo qualcosa di equivalente, ancora una volta”.

Una lunga storia

Il partito Kach di Meir Kahane entrò alla Knesset nel 1984 con un seggio unico (allora la soglia elettorale era solo dell’1%). A quel tempo, non esisteva una legge che escludesse un concorrente per motivi di razzismo. Dopo il successo di Kahane, fu approvata una legge, che fu poi applicata contro di lui nel 1988, per tenerlo fuori dalla Knesset.

Nel 1994, il discepolo di Kahane Baruch Goldstein massacrò 29 fedeli musulmani palestinesi nella moschea Al Ibrahimi di Al-Khalil (Hebron). Dopo il massacro, il partito Kach fu dichiarato un’organizzazione terroristica. Tuttavia la sua ideologia ha continuato a fiorire e i suoi rappresentanti hanno combattuto per ottenere nuovamente potere e rappresentanza ufficiale.

Questa lotta ha ricevuto anche l’aiuto dello stesso Primo Ministro Netanyahu.

Nel 2019, Netanyahu si è molto adoperato perché si formasse un’unione kahanista del tipo che vediamo ora. Questo avveniva prima della votazione di aprile (la prima di quelle che sono diventate quattro elezioni negli ultimi due anni). In quell’occasione, Jewish Power entrò in un blocco chiamato Unione dei Partiti di Destra. Ma al leader di Jewish Power, Michael Ben Ari, fu impedito di entrare in parlamento per motivi di razzismo. Ben Ari era il numero 5 nella lista del blocco, e Ben Gvir era il numero 8, quindi dopo l’esclusione di Ben Ari, Ben Gvir è salito a 7. L’Unione aveva ottenuto 5 seggi e Ben Gvir presentò la richiesta di salire al 5° posto a sostituire Ben Ari, ma la sua richiesta fu respinta.

Quelle elezioni non riuscirono a produrre una maggioranza di governo praticabile e a settembre si tennero nuove elezioni. Jewish Power ha poi cercato per due volte di correre da solo, ma non è riuscito a ottenere alcuna rappresentanza in parlamento. Fino a ora.

Un’importante rappresentanza kahanista

Itamar Ben Gvir è il numero 3 nella lista del Religious Zionism, ed ha quindi un posto garantito. Netanyahu ha cercato di raffreddare la situazione, dal momento che il movimento kahanista è stato per molto tempo ufficialmente considerato una cosa al di là di ogni limite, anche all’interno dei circoli di destra. In risposta a chi si preoccupa che Ben Gvir possa diventare addirittura un ministro, Netanyahu ha detto che il neo-eletto avrebbe semplicemente fatto parte della coalizione, ma non avrebbe ricevuto un portafoglio.

Indipendentemente dal fatto che i piani di Netanyhu per una risicata maggioranza possano funzionare (sembra che attualmente ci sia una situazione di stallo tra i blocchi, ancora una volta, dopo che i primi exit poll avevano suggerito una vittoria del Likud), il fatto che i kahanisti facciano o meno parte del governo, è forse di importanza un po’ minore.

Il significato di ciò che è accaduto è che i kahanisti hanno trovato la loro strada nel grembo della politica e della rappresentanza ufficiale israeliana, ancora una volta.

Al sesto posto della lista Religious Zionism, c’è Avi Maoz, presidente di una fazione chiamata NOAM. Questa è una fazione rabbiosamente religioso-conservatrice che fa un gran chiasso anti-LGBTQ. Il nome NOAM è l’acronimo di “Un Popolo Normale nella Nostra Terra ” (Am Normali Beartzenu in ebraico). I “non normali” non sono ovviamente solo gli LGBTQ, ma anche i non-Ebrei, o anche gli Ebrei di convinzioni diverse da quelle ortodosse.

Dato che la lista Religious Zionism sembra aver ottenuto 6 seggi, è probabile che anche Maoz farà parte della Knesset israeliana.

La piattaforma del partito Jewish Power

Il messaggio di Jewish Power provoca la sinistra, dicendo: “Fermate l’occupazione!” Ma quando dicono questo, non intendono l’occupazione militare della Palestina da parte dell’esercito israeliano, no, è il contrario:

Lo Stato di Israele viene conquistato, passo dopo passo, mentre noi stiamo facendo un passo indietro – e ce lo stiamo perdendo!

Per Jewish Power, Israele non sta facendo un gioco abbastanza duro con gli “Arabi”. In questo termine includono anche i cittadini israeliani effettivi, non solo quelli quelli occupati. Tutti questi sono per natura un “problema demografico”:

Il problema demografico e il nazionalismo arabo israeliano stanno spingendo il governo a cercar di comprare la lealtà degli Arabi offrendo loro vantaggi eccessivi.

Questa tattica ci sta indebolendo, dicono:

La guerra per la sopravvivenza del popolo ebraico nella sua terra viene neutralizzata dall’uso di una terminologia falsa e fuorviante: razzismo – libertà di parola – occupazione – democrazia … e il resto delle bugie usate per favorire la vittoria del nemico. Molti in Israele scelgono di gettarsi dietro le spalle il dovere di preservare lo Stato ebraico.

Quindi, la risposta di Jewish Power è: affrontare questo “problema demografico” a testa alta, in modo da poter raggiungere la VERA PACE (senza Palestinesi):

Noi di Otzma Yehudit (Jewish Power) riconosciamo il problema demografico e intendiamo affrontare di petto, con determinazione e forza, il disastro che ci attende. Ci impegniamo a portare la VERA PACE ai nostri figli. Ad affrontare le sfide, non ignorarle. A sconfiggere il nemico, non ad arrenderci. A combattere per uno Stato ebraico e a vincere. Questo è l’unico stato che abbiamo!

I mezzi con cui raggiungere questa “pace” sono raggruppati in tre settori principali:

    Aliya (immigrazione esclusivamente ebraica da altri paesi)

    Costruzioni (insediamenti)

    Emigrazione (“trasferimento del nemico”)

Il primo settore riguarda un aumento dei meccanismi di immigrazione ebraica già esistenti, inclusa l’allocazione di ulteriori risorse.

Il secondo settore riguarda gli insediamenti massicci solo per Ebrei in tutto Israele, compresi i territori palestinesi occupati, definiti da Jewish Power semplicemente come “Giudea e Samaria”, mentre la Linea Verde è semplicemente un’illusione:

Giudea e Samaria: Otzma Yehudit (Jewish Power) cancellerà l’illusione della “linea verde” e promuoverà la causa degli insediamenti in tutta la Giudea e la Samaria al fine di rafforzare la nostra presa su tutto il territorio della Terra di Israele.

Il terzo settore riguarda la pulizia etnica (“trasferimento”) del “nemico”:

Noi di Otzma Yehudit (Jewish Power) stiamo componendo un piano dettagliato che garantirà una maggioranza ebraica e una popolazione civile leale, attraverso l’emigrazione, il trasferimento del nemico, uno scambio di popolazioni e qualsiasi altro modo che possa aiutare il nemico a lasciare il nostro paese.

E chi è da definire un nemico?

Un nemico è chiunque agisca, assista o sostenga un attacco allo Stato di Israele, alla sua sicurezza o agli Ebrei al suo interno, nonché tutti coloro che agiscono contro i valori dello Stato ebraico, il suo inno nazionale o i suoi simboli, a prescindere la loro religione, razza, sesso o colore della carta d’identità. Questo è in accordo con il principio ebraico: chiunque viene per ucciderti, devi -come minimo- alzarti e toglierlo di mezzo.

Questa è una panoramica molto ampia. Un “attacco” ai “valori dello Stato ebraico” può essere qualcuno come me, ad esempio, che critica il sionismo. Cosa mi succederà? Jewish Power sta fornendo una versione ammorbidita del talmudico “chiunque venga ad ucciderti, insorgi e uccidilo per primo”. In questa versione, il termine “uccidilo” è espresso come “toglilo di mezzo”. Non necessariamente ucciderli, ma trasferirli e portarli fuori dalla vista, una sorta di “eliminazione civile mirata” (per prendere in prestito l’espressione ingannevole usata dal ministro del Likud Yisrael Katz e riferita ai principali attivisti del BDS).

Jewish Power sembra essere consapevole del fatto che stanno parlando di pulizia etnica in un modo o nell’altro, ma dicono che non è una cosa così estrema come sembra:

Non stiamo parlando di un’espulsione in stile Milosevic dalla Jugoslavia, o di ciò che fanno di solito i nostri nemici in Medio Oriente, e nemmeno di una pulizia etnica in stile Gush Katif.

In questo caso, l’uso esplicito del termine “pulizia etnica” è applicato solo nel caso dei coloni ebrei israeliani che sono stati spostati dagli insediamenti di Gush Katif della Striscia di Gaza nel 2005. Questa, per Jewish Power, è la vera pulizia etnica, e noi Ebrei ne siamo vittime anche adesso. Ma non dovremmo essere troppo sensibili o sentimentali riguardo a ciò che può accadere a quei “nemici”.

Questo progetto, di “trasferimento”, sarebbe un progetto importante e centrale per Jewish Power:

Il nostro intento è di mettere questo progetto essenziale e vitale in cima alla lista delle priorità dello Stato di Israele e di coordinare gli sforzi a cui parteciperanno tutti i settori operativi dello Stato: il Mossad, lo Shabak, la Polizia, l’Agenzia Ebraica, il Fondo Nazionale Ebraico. La Presidenza del Consiglio riattiverà il Dipartimento per l’Emigrazione, che era stato in funzione per molti anni. Questo dipartimento coordinerà lo sforzo nazionale per incoraggiare l’emigrazione e identificare i paesi disposti ad assorbire gli emigrati.

La vena sionista

Riflettiamo un momento. Insomma, tutto questo è fascista. Va ben oltre la richiesta che gli Ebrei possano condurre una vita di tipo völkish [movimento nazional-popolare tedesco, NdT] nella  Grande Israele.

Eppure c’è qualcos’altro che spaventa. È un atteggiamento ultra-sionista. Molti dei loro principi fanno eco a un’ideologia essenzialmente sionista. Yair Lapid, che è presidente del partito centrista Yesh Atid -il secondo per grandezza dopo il Likud e che pare abbia ottenuto 17 seggi- chiama quelli di Jewish Power “razzisti”, e ha avvertito che se Netanyahu farà una coalizione di destra, cambierà Israele in una “democrazia illiberale”. Lapid precisa: “Non una dittatura”, ma “una via di mezzo, un ibrido, a metà strada tra l’Ungheria e la Turchia”.

Lapid è il più a sinistra dei vari leader di centro-destra che si oppongono a Netanyahu. Ma qual è l’ideale di Lapid? Lo ha affermato chiaramente:

“Il mio ideale è: il massimo di Ebrei sul massimo di terra con la massima sicurezza e con il minimo di Palestinesi”.

È da tali dichiarazioni, fatte da queste persone, che si comincia a capire come partiti apertamente fascisti come Jewish Power riescano a venire a galla e prosperare nella società sionista israeliana. Le persone sono scioccate – scioccate! – a vedere tutto questo. Eppure è un atteggiamento promosso dall’interpretazione centralista e ultranazionalista del sionismo nello stato di Israele.

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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