Il ritorno di Salam Fayyad alla politica palestinese

Mar 14, 2021 | Riflessioni

di Daoud Kuttab,

Al-Monitor, 11 marzo 2021. 

L’ex primo ministro palestinese prevede di partecipare alle imminenti elezioni legislative palestinesi. Cosa significa il suo ingresso in campagna elettorale?

Il primo ministro palestinese Salam Fayyad tiene una conferenza stampa sul bilancio dell’Autorità Palestinese. Ramallah, 25 marzo 2013. ABBAS MOMANI / AFP via Getty Images.

L’ex primo ministro palestinese Salam Fayyad ha annunciato il 9 marzo la sua intenzione di partecipare alle prossime elezioni del Consiglio Legislativo Palestinese. In un’ampia intervista pubblicata sulla prima pagina del principale quotidiano palestinese Al Quds, Fayyad ha affermato di voler “definire un elenco di individui indipendenti per partecipare alle prossime elezioni legislative in modo onesto, trasparente e competitivo”.

Omar Bseiso, un esperto di elezioni che lavora a Gaza, ha detto ad Al-Monitor che l’annuncio dell’ex primo ministro vuol ricordare agli elettori palestinesi il diritto di cui “sono stati privati ​​per oltre 15 anni”. Bseiso, che ha lavorato alla campagna di Fayyad del 2006, ha detto che l’unico problema che vede per Fayyad è “la sua lunga assenza dalla scena politica e sociale”.

Fayyad, che ora è professore ospite presso l’Università di Princeton, ha detto ad Al-Monitor che la sua assenza è stata per lui una scelta obbligata. “Dopo la fine del mio periodo al governo ho cercato di lavorare nella società civile e di creare una ONG, ma nel 2015 le forze prevalenti nel paese hanno impedito alla nostra organizzazione di lavorare”.

Nel febbraio 2017, il segretario generale delle Nazioni Unite ha offerto a Fayad la carica di inviato di pace in Libia, ma la sua nomina è stata impedita in un modo bizzarro. Nikki Haley, allora inviata americana all’ONU, ha bloccato la nomina di Fayyad in quanto palestinese. Haley ha detto che gli Stati Uniti non riconoscono uno stato palestinese “né vogliono accreditare il segnale” che la nomina di Fayyad avrebbe inviato.

Ali Jarbawi, docente di scienze politiche alla Bir Zeit University, ha affermato che la novità che Fayyad potrebbe rappresentare è molto importante, soprattutto dopo la lunga carestia di elezioni. “Non è chiaro, dopo questa lunga assenza, cosa lui e i suoi amici potranno fare. Dipenderà dai nomi sulla sua lista e da quali altre liste saranno presentate”, ha detto Jarbawi ad Al-Monitor.

Nella sua intervista, Fayyad ha detto di essere assolutamente impegnato per l’unità nazionale. “Ciò che è necessario per affrontare le sfide attuali è un governo di unità nazionale in cui siano rappresentati tutti i settori dell’arco politico palestinese e non un governo di maggioranza. Questa è una decisione irremovibile e di principio, a cui non rinunceremo qualunque cosa accada”, ha detto.

Jarbawi ha detto che la scelta di Fayyad per un governo di unità nazionale è in sintonia con quanto hanno dichiarato pubblicamente le principali fazioni di Hamas e Fatah. “Sta cantando lo stesso motivo che abbiamo sentito da Jibril Rajoub di Fatah e dai leader di Hamas. Un governo di unità nazionale darà a Fayyad l’opportunità di tornare a una posizione di alto livello”.

Jamal Dajani, l’ex portavoce dell’amministrazione di Rami Hamdallah [ex primo ministro della AP, dimessosi nel 2019, NdT], ha definito la mossa uno sviluppo positivo. “Fayyad ha esperienza a livello nazionale ed è rispettato a livello internazionale”, ha detto ad Al-Monitor. “Anche se molti Palestinesi preferirebbero vedere volti nuovi e giovani e non il riciclaggio di volti vecchi, Fayyad potrebbe essere in grado di attirarne un buon numero nel suo nuovo partito. Una maggiore inclusività e diversità potrà solo rafforzare i Palestinesi, non indebolirli”.

Allo stesso modo, Fadi Elsalamen, un Palestinese attivista contro la corruzione che vive a Washington, ha detto ad Al-Monitor che la buona notizia su Fayyad è che non è un corrotto funzionario di Fatah e che non è di Hamas. “Dovrebbe essere in grado di ottenere i voti di coloro che non sono contenti né di Fatah né di Hamas”.

Elsalameen, un membro autorevole dell’American Security Project, ha detto che la vulnerabilità di Fayyad sta nei suoi anni come primo ministro. “Fayyad è ancora visto come uno che ha lavorato per [il presidente palestinese Mahmoud] Abbas e ha messo in atto le sue politiche economiche e di sicurezza. È positivo che Fayyad stia partecipando alle elezioni, ma non mi aspetto che abbia un grande successo.”

Hani Almasri, direttore generale del centro di ricerca Masarat, ha condiviso l’idea che Fayyad non riceverà un gran numero di voti. Secondo Almasri, non è chiaro se Fayyad riuscirà a superare la soglia elettorale.

Almasri ha detto che l’ex primo ministro era stato esortato a non candidarsi separatamente, ma ad unirsi invece a una lista esistente per aumentare le sue possibilità di ottenere un seggio.

Il sondaggista palestinese Khalil Shikaki ha dichiarato: “La lista di Fayyad non farà molta differenza per il risultato complessivo delle elezioni. Ha una ragionevole possibilità di superare la soglia, ma non di andare molto oltre. Ma se Fayyad fosse il numero 2 in una lista creata da Marwan Barghouti e guidata da Nasser al-Kidwa, o fosse parte di una coalizione riformatrice più ampia, le sue possibilità di prendere voti da Fatah aumenterebbero in modo significativo. Insieme a una lista elettorale di sinistra unificata, una simile coalizione riformatrice potrebbe influenzare la composizione del prossimo governo palestinese”.

Oltre al suo sostegno a un governo di unità nazionale, Fayyad chiede anche una posizione molto più forte per i diritti dei Palestinesi di fronte agli Stati Uniti e alla comunità internazionale. “Dobbiamo tornare agli inizi, comprese le posizioni dell’OLP prima dell’iniziativa di pace palestinese del 1988”, ha detto nell’intervista ad Al Quds. I Palestinesi devono “insistere affinché Israele riconosca i legittimi diritti nazionali del popolo palestinese, compreso il diritto all’autodeterminazione”.

“Questa è una richiesta logica che può essere difesa a livello internazionale e possiamo usarla per ottenere il sostegno globale di coloro che sostengono la pace, la giustizia e l’uguaglianza”, ha detto.

Fayyad ha anche respinto le restrizioni che il Quartetto (Unione Europea, Russia, Nazioni Unite e Stati Uniti) sta cercando di imporre ai candidati palestinesi. “Dobbiamo insistere sul nostro diritto alla parità di trattamento e dovremmo smetterla di aspettarci la salvezza da Washington”.

Non c’è dubbio che l’ingresso di Fayyad nell’ambito elettorale fornisce una prospettiva importante agli elettori che sono alla ricerca di un’alternativa che abbia le mani pulite rispetto alle principali fazioni che hanno dominato la scena politica. Ma la sua partecipazione –dopo una lunga assenza dalla politica quotidiana– potrà avere un impatto sul panorama politico?

https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2021/03/palestine-fayyad-elections-us-politics.html

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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