Signor Burg, in lei vedo un partner

Gen 27, 2021 | Riflessioni

di Ahmed Alnaouq,

Mondoweiss, 25 gennaio 2021. 

La decisione di Avraham Burg di rinunciare ad essere registrato come Ebreo nel sistema israeliano di apartheid mostra la sua volontà di essere un vero partner per i Palestinesi.

Avraham Burg

Caro signor Avraham Burg,

all’inizio del mese mi sono imbattuto in una notizia che ho dovuto leggere diverse volte perché all’inizio non ero sicuro di aver capito bene: Lei ha annunciato la sua intenzione di presentare una dichiarazione giurata al Tribunale distrettuale di Gerusalemme in cui rinuncia alla sua registrazione come Ebreo presso il Ministero degli Interni. Nella sua dichiarazione, lei ha detto che la sua coscienza non le consente di essere classificato come membro di una nazione ebraica, perché ciò implica “l’appartenenza al gruppo dei padroni”.

Questa è un’azione audace, coraggiosa e rischiosa per qualsiasi Israeliano. Ma lei non è un Israeliano qualsiasi: lei ha presieduto l’Agenzia Ebraica (1995-1999), è stato speaker della 15esima Knesset (1999-2003) ed è stato presidente ad interim di Israele nel periodo tra le dimissioni di Ezer Weizman e l’elezione di Moshe Katsav. Come ha detto un giornalista di Haaretz, “Nessun curriculum potrebbe essere più sionista ed ebraico”.

Non ho bisogno di vivere in Israele o di essere ebreo per capire quante critiche ora lei dovrà affrontare. E da Palestinese cresciuto sotto il tallone dei miei “padroni” israeliani, e il cui fratello maggiore è stato ucciso da un missile israeliano, voglio dirle grazie. Se una coesistenza giusta e pacifica tra Palestinesi ed Ebrei israeliani sarà mai possibile, sarà grazie a leader come lei.

A modo mio, anch’io sto provando a rompere le barriere per arrivare dall’altro lato. Lo scorso anno ho collaborato con un gruppo di Palestinesi e Israeliani ebrei che hanno ripudiato il sionismo (che io definisco come il credo in uno stato ebraico, che quindi priva i Palestinesi dei loro diritti). Il gruppo traduce in ebraico saggi sulla vita a Gaza tratti da We Are Not Numbers per una piattaforma online chiamataBorderGone. La nostra speranza è che queste storie raggiungano gli Israeliani più vari e creino una maggiore comprensione delle conseguenze che hanno le politiche razziste del loro paese.

Qualche mese fa, mi è stato chiesto di parlare a un nuovo gruppo di volontari di BorderGone. Ho iniziato con una storia a loro già familiare, ma questa volta con uno scopo differente, che credo illustri l’importanza del loro lavoro per BorderGone. Era la storia di Adolf Eichmann, il nazista responsabile del trasporto di migliaia di Ebrei nei ghetti, da dove venivano prelevati ed eliminati nei campi di concentramento. Migliaia di uomini, donne, anziani e bambini furono uccisi dai nazisti solo perché nati con sangue ebraico. Quando la guerra finì, Eichmann fu catturato dalle truppe statunitensi ma riuscì a fuggire. Decenni dopo, nel 1960, fu catturato dal Mossad e dallo Shin Bet e fu portato in Israele per essere processato con 15 accuse criminali. Eichmann non negò la sua partecipazione alla pulizia etnica degli Ebrei; giustificò i suoi crimini dicendo che “stava semplicemente eseguendo degli ordini”. Quella scusa non fu accettata dal tribunale e nel 1962 venne giustiziato per impiccagione. Questa è una delle poche azioni israeliane con cui concordo: “la semplice esecuzione degli ordini” non dovrebbe mai essere una scusa accettabile per abusi e l’assassinii su qualsiasi scala. Così, il mio messaggio al gruppo è stato che oggi è importante sfidare il loro governo. 

Uno dei partecipanti ha replicato che tutti gli Israeliani ebrei imparano questa storia a scuola. Ai bambini israeliani viene insegnato che quelli che commisero crimini di guerra contro i loro simili saranno puniti anche se ci vorrà una vita intera o di più. A questo scopo, l’eroico Mossad è in missione in tutto il globo per dare la caccia a coloro che sono implicati in questi crimini contro l’umanità ai danni degli Ebrei.

Questa esperienza ha scatenato un’ondata di domande sul sistema educativo israeliano. Cos’altro imparano i bambini a scuola? Cosa imparano sui Palestinesi e sui Musulmani?

Quando avevo 6 anni, mio padre, che lavorava nell’edilizia in Israele, tornò a casa una sera dopo una lunga giornata di lavoro. La sua stanchezza non gli impedì di raccontare una conversazione avuta con il suo capo israeliano: “Noi Ebrei siamo i padroni del mondo e voi Arabi siete i nostri schiavi. Dio creò gli Ebrei in forma umana e voi in forma di scimmie per servirci. Ma eravamo schifati dalla vostra forma, così chiedemmo a Dio di trasformarvi in corpi umani. Ed eccovi qui”.

Mio padre lavorava ogni giorno dall’alba alla sera perché non poteva trovare altri impieghi. Non ho mai dimenticato questa storia. Quando sono cresciuto, ne ho chiesto di nuovo a mio padre. Pensavo che forse ne ricordava erroneamente i particolari o forse era il mio subconscio ad aver immaginato quella conversazione. Ma mio padre non solo la confermò, ma mi raccontò anche molte altre storie che illustravano il razzismo che aveva affrontato.

Ho cercato su Google “sistema educativo israeliano” e “razzismo” e ho trovato pagine e pagine di materiale che documentano la demonizzazione dei Palestinesi da parte degli insegnanti israeliani nelle scuole religiose. So che i video che ho trovato non rappresentano tutti gli insegnati e tutte le scuole, ma, anche solo come campione, sono inquietanti. Una delle mie scoperte è stata una serie di registrazioni dal Channel 13 israeliano del rabbino El Ezer Kashtel, direttore del Beni David College nella colonia di Eli. I video lo riprendono durante le sue lezioni, mentre chiede l’asservimento dei non-Ebrei che sono “stupidi e violenti” a causa della loro inferiorità ereditaria: “I Gentili vogliono essere nostri schiavi. Essere il servo di un Ebreo è il massimo. Sono felici di essere schiavi, vogliono essere schiavi. Invece di aggirarsi per le strade ed essere stupidi e violenti e ferirsi l’un l’altro, quando sono schiavi la loro vita può iniziare a prendere un’altra forma”.

Altri filmati da aule israeliane, fatti trapelare da varie fonti, mostravano rabbini che chiedevano ai bambini quali fossero i loro sentimenti verso gli Arabi. I bambini rispondevano, “Gli Arabi dovrebbero essere uccisi!” Quando i bambini sono esposti alla continua diffamazione e all’odio per gli altri, cosa ci aspettiamo che essi credano? Come pensiamo che si comporteranno? Improvvisamente tutti gli orrori inflitti ai Palestinesi dagli Israeliani arruolati nel loro esercito avevano un senso per me.

Guardare questi video è stato molto doloroso e mi sono sentito triste per i bambini. Non posso odiarli; mi sono invece ritrovato a pensare che volevo introdurli a un’altra prospettiva. Il doppio standard del sistema educativo israeliano è un veleno. È distruttivo per entrambe le nostre società. Adolf Eichmann era un criminale che contribuì alla sofferenza dell’innocente popolo ebraico. A suo tempo gli fu insegnato che gli Ebrei erano gli altri, le “scimmie”. Eseguiva ordini che riflettevano quel che gli era stato insegnato. Ma io so che anche lei, signor Burg, pensa che questo non basta. Ognuno di noi deve cercare la verità e poi agire in base a essa, compreso l’opporsi all’ideologia che ci viene insegnata.

Ora vivo nel Regno Unito. Ma lavorare a Gaza con BorderGone, facendo causa comune con individui che la pensano allo stesso modo ma stanno sull’altro lato, sarebbe rischioso. L’intelligence israeliana usa qualsiasi tattica possibile per reclutare collaboratori, incluso l’inserimento di infiltrati nelle organizzazioni umanitarie. Così, sia il governo sia la gente in generale sono comprensibilmente sospettosi ed estremamente cauti circa le relazioni transfrontaliere. Ma un futuro giusto e pacifico richiede che si crei uno spazio credibile per coltivarle.

Lei ha guidato un governo che ha fatto molti danni al mio popolo, ed è proprio questo che le dà il potere di fare la differenza ora. In lei, io vedo un partner disposto a rischiare la censura e il ridicolo per porgere l’estremo ramo d’ulivo. Io, personalmente, lo accetto. La domanda è: quanti altri si uniranno a noi?

L’articolo è stato precedentemente pubblicato da We Are Not Numbers il 25 gennaio 2021.

Traduzione di Elisabetta Valento – AssoPacePalestina

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