Rapporto OCHA 28 luglio – 10 agosto 2020

Ago 17, 2020 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati

per il periodo:  16-29 giunp 2020.

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli:https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto

Il 7 agosto, nella città di Jenin, durante scontri tra palestinesi e forze israeliane, una donna palestinese 23enne è stata uccisa da un proiettile penetrato nella sua casa. Gli scontri sono avvenuti nel corso di un’operazione di ricerca-arresto, durante la quale giovani palestinesi hanno lanciato pietre ed esplosivi artigianali contro le forze israeliane, che hanno risposto sparando lacrimogeni. Secondo quanto riferito, la donna è stata colpita dal proiettile nel momento in cui stava chiudendo la finestra della casa, per impedire l’afflusso di gas lacrimogeno. Anche l’ambulanza che ha trasportato la donna in ospedale è stata colpita con proiettili di arma da fuoco. Fonti palestinesi hanno attribuito alle forze israeliane lo sparo fatale. Secondo l’esercito israeliano, citato dai media, le forze israeliane coinvolte nell’operazione non hanno usato le armi da fuoco. Gli scontri si sono conclusi senza feriti o arresti.

In Cisgiordania, in vari scontri, sono rimasti feriti 100 palestinesi, tra cui 15 minori [segue dettaglio]. L’episodio più grave, che ha causato 91 feriti, è avvenuto il 7 agosto nel villaggio di Turmus’ayya (Ramallah) durante una protesta contro la confisca di terreni [palestinesi] e l’espansione degli insediamenti colonici [israeliani]. Altri otto feriti sono stati registrati durante quattro delle 117 operazioni di ricerca-arresto condotte durante il periodo di riferimento. Un altro palestinese è rimasto ferito durante le manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya). Quattro dei 100 ferimenti sono stati causati da armi da fuoco, 11 da proiettili di gomma e 13 da aggressione fisica, mentre i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Inoltre, nell’area H1 della città di Hebron, un soldato israeliano, colpito da una pietra, è rimasto ferito.

Dal 5 agosto, palestinesi della Striscia di Gaza hanno quotidianamente lanciato decine di palloni igniferi, provocando estesi incendi di terreni agricoli nel sud di Israele. Questa pratica era stata interrotta nel dicembre 2019, in seguito alla sospensione delle proteste collegate alla “Grande Marcia del Ritorno”. A partire dal 10 agosto, l’Autorità israeliana per la Natura ed i Parchi ha segnalato l’incendio di almeno 100 ettari di terra. A seguito di questi atti, l’aviazione israeliana ha colpito diversi siti militari a Gaza, senza provocare vittime.

Il 2 agosto, un gruppo armato palestinese ha lanciato un razzo [da Gaza] verso il sud di Israele; a seguire, l’aviazione israeliana ha attaccato la postazione di un gruppo armato e terreni coltivati. Da entrambe le parti sono stati segnalati limitati danni alle proprietà.

Nella Striscia di Gaza, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso alle aree prossime alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 27 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento. Non sono stati segnalati ferimenti né danni alle proprietà.

In Cisgiordania, per mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, sono state demolite o sequestrate 43 strutture palestinesi, causando lo sfollamento di 108 persone e ripercussioni su altre 240 [seguono dettagli]. Trentatré delle strutture erano in Area C, e 13 di esse si trovavano in quattro Comunità beduine palestinesi situate all’interno o a ridosso di un’area destinata [da Israele] all’espansione dell’insediamento colonico di Ma’ale Adummim (l’area E1). Sempre in Area C, 14 persone sono state sfollate nel villaggio di Susiya (Hebron sud) dopo che la tenda dove vivevano, finanziata da donatori, è stata demolita. Altre quattro strutture sono state prese di mira a Khallet Sakariya (Betlemme) e Fraseen (Jenin) sulla base di un “Ordine Militare 1797”, che consente di effettuare le demolizioni entro 96 ore dall’emissione degli ordini di rimozione. A Fraseen, 18 strutture sono state raggiunte da ordini di fermo-lavori o ordini di rimozione. Le altre dieci strutture demolite erano a Gerusalemme Est ed includevano cinque case auto-demolite dai proprietari [palestinesi] a seguito dell’emissione degli ordini di demolizione.

Tre palestinesi sono stati feriti e proprietà palestinesi sono state vandalizzate da aggressori ritenuti coloni [seguono dettagli]. A quanto riferito, tre degli episodi hanno avuto come protagonisti coloni dell’insediamento avamposto [non autorizzato] di Adei Ad, nel nord-est di Ramallah: un’aggressione fisica a due contadini; uno speronamento con auto che ha ucciso otto pecore e ne ha ferite altre 12; e, infine, l’incendio di 30 viti. Durante quest’ultimo episodio, un colono ha sparato contro palestinesi che tentavano di spegnere il fuoco, costringendoli ad andarsene; non sono stati segnalati feriti. In prossimità dell’insediamento colonico di Shilo, altre 15 pecore sono morte, a quanto riferito, per aver mangiato erba che era stata avvelenata. A Kafr ad Dik e Yasuf (Salfit), 15 ulivi sono stati vandalizzati e recinzioni e pali di ferro sono stati rubati. A Fara’ata (Qalqiliya), due veicoli sono stati dati alle fiamme e sui muri di alcune case del villaggio sono state spruzzate scritte in ebraico.

Secondo fonti israeliane, una donna israeliana è stata ferita e sei veicoli in transito su strade della Cisgiordania sono stati danneggiati dal lancio di pietre effettuato da palestinesi.

Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

12-13 agosto: in risposta al continuo lancio, dalla Striscia di Gaza, di palloni incendiari che hanno bruciato terreni agricoli nel sud di Israele, le autorità israeliane hanno interrotto l’ingresso della maggior parte delle merci dirette a Gaza, (compreso il carburante), hanno ridotto l’area di pesca consentita [ai palestinesi] lungo la costa ed hanno attaccato diverse postazioni militari.

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