“Prove schiaccianti” dei crimini di guerra a Gaza: i soldati israeliani fanno a gara per il numero di gambe rotte ai manifestanti palestinesi

Mar 7, 2020 | Riflessioni

dalla Redazione del Palestine Chronicle

The Palestine Chronicle, 6 marzo 2020

I Palestinesi evacuano un manifestante ferito durante una protesta contro la recinzione che separa Gaza da Israele. (Foto: File)

Un rapporto pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz venerdì scorso ha rivelato dettagli angoscianti del protocollo militare seguito dai cecchini dell’esercito israeliano che hanno ucciso oltre 300 manifestanti palestinesi e ne hanno feriti altre migliaia alla recinzione che separa l’assediata Gaza da Israele.

Il rapporto, scritto dal giornalista israeliano Hilo Glazer, contiene le testimonianze di sei cecchini israeliani che hanno preso parte alle violenze dell’esercito contro i manifestanti pacifici di Gaza che, a partire da marzo 2018, si sono dati appuntamento ogni settimana alla recinzione per chiedere la fine dell’assedio israeliano.

Cecchini israeliani al confine di Gaza. Eliyahu Hershkovitz

“Eden”, nome fittizio per uno dei soldati, ha raccontato di come riuscì a battere un record che lo rese famoso tra i suoi compagni soldati.

Eden afferma di aver battuto il “record dei ginocchi” nella manifestazione che si tenne il giorno in cui fu inaugurata la nuova ambasciata americana a Gerusalemme, il 14 maggio 2018.

Dice Eden: “Quel giorno, la nostra coppia [i cecchini israeliani lavorano in coppia, uno individua il bersaglio e l’altro spara, NdT] segnò il maggior numero di centri, 42 in tutto. Il mio localizzatore non avrebbe dovuto sparare, ma gli ho dato un cambio, perché ci stavamo avvicinando alla fine del nostro turno e lui non aveva fatto nessun punto-ginocchio. Alla fine, vuoi partire con la sensazione di aver fatto qualcosa, di non aver fatto il cecchino solo durante le esercitazioni. Quindi, dopo che avevo messo a segno diversi colpi, gli ho proposto di fare il cambio. Così in quell’occasione ha fatto circa 28 ginocchi, mi pare.”

Un altro soldato dice ad Haaretz: “C’era un palestinese, all’apparenza di circa 20 anni, che non smetteva mai di muoversi. Camicia rosa, pantaloni grigi. Quello che fanno è correre, correre, correre e poi finiscono nel filo della concertina [è il nome dato al filo spinato avvolto in grandi rotoli che, se allargati, sembrano aprirsi come un organetto, NdT]. Lui era davvero bravo. In una situazione del genere, puoi finire per ucciderlo o colpire qualcuno dietro di lui. Ricordo chiaramente di aver temuto di non centrare la sua gamba e di aver provato poi sollievo (sic) per aver messo a segno un colpo preciso.”

Una delle Marce del Ritorno a Gaza, con i cecchini israeliani in primo piano, 30 marzo 2018. Ilan Assayag

Quanto a sparare su minori palestinesi, Eden ha detto: “A volte è davvero difficile fare la differenza (tra minori e adulti). Osservi le caratteristiche del viso, l’altezza, la massa corporea. Anche l’abbigliamento può essere un indice: i più piccoli di solito indossano magliette. Ma ascolta, anche un sedicenne può farti del male. Se rappresenta una minaccia, il parametro età non è necessariamente rilevante.”

Quando, dopo 16 mesi di proteste, l’esercito israeliano ha deciso di modificare le sue linee guida per i cecchini e ha chiesto loro di mirare alle caviglie per evitare un numero ancora più elevato di vittime, i cecchini israeliani non erano contenti.

“C’è stato un periodo in cui l’ordine era davvero quello di mirare alle caviglie”, ha detto Eden. “Non mi è piaciuto quel cambiamento. Dovresti aver fiducia nei tuoi cecchini. Invece mi è parso che stessero cercando di rendere la nostra vita più difficile, senza motivo.”

Un altro soldato, Amir: “Dinanzi a me c’è un terrorista che merita di morire, ma siccome poi dobbiamo giustificarci di fronte ad Haaretz o alla BBC, lui ne esce senza neanche un graffio. E così si crea una cascata di reazioni che finisce nella codardia.”

“Credo di essere stato dalla parte giusta e di aver fatto la cosa giusta”, ha insistito, “perché se non fosse per noi, i terroristi avrebbero cercato di attraversare la barriera. E tu che sei lì sai che c’è un buon motivo per esserci.”

Cecchini israeliani al confine di Gaza. UPI / Alamy

Ramzy Baroud, scrittore palestinese ed editore del Palestine Chronicle, ha detto: “Non che non avessimo abbastanza prove per accusare l’esercito e il governo israeliano di aver ordinato e messo in atto questo tipo di violazioni dei diritti umani e di crimini di guerra, ma ora abbiamo prove schiaccianti pubblicate sui media israeliani che dovrebbero essere più che sufficienti per mettere molti di questi criminali dietro le sbarre”.

“Il bagno di sangue che ha avuto luogo alla recinzione di una Gaza assediata e stremata dalla guerra dovrebbe essere al centro delle indagini della Corte Penale Internazionale sui crimini di guerra israeliani”, ha detto Baroud riferendosi alla decisione della procuratrice della CPI, Fatou Bensouda, il 20 dicembre 2019, di indagare su presunti crimini di guerra nei territori palestinesi occupati.

A parte le centinaia di morti e migliaia di feriti, centinaia di Palestinesi a Gaza sono stati mutilati a vita.

Palestinesi amputati gareggiano in una corsa organizzata nella Striscia di Gaza, 5 dicembre 2019. IBRAHEEM ABU MUSTAFA/ REUTERS

Traduzione di Donato Cioli – Assopace Palestina

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