I social media e l’incitamento sionista ad uccidere

Dic 8, 2019 | Riflessioni

“La paura che hanno gli Ebrei, in realtà, è provocata da loro stessi: più gli Israeliani si rivelano spietati più hanno paura che i Palestinesi possano essere anche loro degli assassini. In modo analogo, più l’Ebreo odia i “goy” (i non-Ebrei) più viene tormentato dalla possibilità che il goy possa anche ricambiare manifestando la sua avversione” (L’opinionista ebreo Gilad Atzmon @ On the jewish projection)

“Voglio vendicarmi e uccidere un Palestinese” questa affermazione è stata postata su un profilo Facebook così, semplicemente, inequivocabilmente. Cosa era successo?

Ayala Hasson, giornalista e inviata “israeliana”, nonché responsabile del dipartimento notizie della televisione sionista IBA (Israeli Broadcasting Authority) ha dato il via ad un esperimento sui social media nel quale ha chiesto a due persone, un Palestinese cittadino israeliano di Nazareth e un Ebreo israeliano, di postare in un messaggio sul loro profilo Facebook la loro intenzione di uccidere un nemico per vendetta. I due profili appartengono a persone reali e sono attivi da parecchio tempo con amici che li seguono su Facebook e il linguaggio usato nel post è anch’esso quello utilizzato dagli utenti di Facebook e non quello accademico.

Ecco il risultato. Shadi Khalileh, un Palestinese residente a Nazareth dichiarava di aver avuto l’ispirazione di uccidere un occupante sionista e che intendeva farlo. Riceveva subito decine di telefonate da amici e familiari che gli chiedevano cosa stesse succedendo al suo profilo: se avesse subito un attacco informatico e quindi qualcun altro stesse postando messaggi di incitamento all’odio sulla sua pagina. Anche membri arabi del parlamento, venuti a conoscenza del post, telefonavano alla sua famiglia chiedendo come fosse potuto accadere. Il messaggio di Shadi riceveva solo 12 “mi piace” ma ben presto arrivavano 4 auto della polizia per arrestarlo e solo dopo un lungo interrogatorio si convincevano che era soltanto un esperimento fatto su Facebook.

La cosa sorprendente è ciò che è avvenuto dall’altra parte, cioè quella dell’Ebreo israeliano. Daniel Levy, residente a Haifa, scriveva in maniera esplicita e diretta che avrebbe voluto uccidere subito un Palestinese.

Da Yossi Hemed un … invito sionista ad uccidere i nativi palestinesi

In poche ore riceveva più di 1000 “mi piace,” 34 commenti e 26 condivisioni. “Sono fiero di te”, “Sei un eroe”, “Sei un vero Ebreo”: questi i commenti che venivano postati da altri sionisti che apprezzavano il suo “coraggio” e lo spingevano ad andare avanti. Il messaggio israeliano arrivava ad avere migliaia di “mi piace” finché il canale televisivo non decideva di eliminarlo. Daniel ne venne fuori come se niente fosse successo e la polizia non bussò mai alla sua porta.

Questo era un esperimento sui social media, solo un esperimento che però mostra il comportamento basato sul razzismo dello stato sionista. Ma la realtà è anche peggiore, supera l’immaginazione.

Il “ministro della giustizia” sionista Ayelet Shaked scriveva sulla sua pagina Facebook: “ Loro (i palestinesi) sono tutti nemici combattenti e il loro sangue ricadrà su di loro. Questo vale anche per le madri dei martiri che li mandano all’inferno con fiori e baci. Dovrebbero seguire i loro figli, niente sarebbe più giusto”… È da notare che lei parla di una cosa “giusta” giacché il suo ruolo è quello di ministro della giustizia!!! È un invito chiaro e inequivocabile a uccidere, fatto da un’autorità politica. È il modo migliore per istigare e invitare ad uccidere.

La scorsa settimana, un rabbino sionista, membro della Commissione del Gran Rabbinato di Israele, il rabbino Shmuel Eliyahu (in un’intervista con la TV sionista Canale 7) invitava i sionisti ad uccidere i Palestinesi al fine di “avvicinarsi a dio”….. mi chiedo: di quale “dio” sta parlando?

Questo rabbino palesa la posizione ufficiale dei sionisti nei confronti dei Palestinesi, che vengono considerati degli “animali” dai rabbini ebrei e dal governo; così infatti li ha descritti a suo tempo il rabbino capo Ovadia Yosef e recentemente anche il vice ministro della difesa Elie Dahan.

E anche il rabbino Yisrael Rosen, direttore dell’ Istituto Tsomet, un istituto religioso che esiste da parecchio tempo, frequentato da studenti e soldati degli insediamenti in Cisgiordania. In un articolo pubblicato da numerosi giornali religiosi israeliani due settimane fa e riportato da Haaretz il 26 marzo, asseriva che “tutti i Palestinesi devono essere uccisi, uomini, donne, bambini e bestie” riferendosi chiaramente al verso genocida della Torah:

“Adesso andate a colpire Amalek [i Palestinesi] e distruggete completamente tutto ciò che possiede e non risparmiate nemmeno lui; giustiziate uomini e donne, bambini e neonati, buoi e pecore, cammelli e asini.” E il rabbino Rosen non esita a dire che i Palestinesi sono Amalek.

Molti altri rabbini hanno emesso ordini di questo tipo che invitavano a uccidere i Palestinesi, un “dovere religioso degli Ebrei”.

Secondo alcuni studi, sarebbero circa 122.000 gli utenti Facebook in Israele che invitano a praticare la violenza contro i Palestinesi, usando parole come “uccidere, bruciare, morte agli arabi…ecc.” e Facebook non ha preso provvedimenti nei loro confronti, mentre lo fa con i Palestinesi.

Questo è il modo in cui avviene ufficialmente anche a livello governativo l’incitamento e l’invito a uccidere nel nome del loro Talmud.

E il governo sionista parla ancora di “incitamento palestinese” sui social media?

Sami, the bedouin

Sami, the bedouin è uno scrittore e blogger palestinese. È stato vittima della pulizia etnica ad Ashdod (che era Palestina prima dell’occupazione), e vive come profugo in Cisgiordania, Palestina Occupata. In quanto attivista palestinese è stato arrestato più volte e ha passato qualche anno nelle prigioni sioniste con l’accusa di aver resistito all’occupazione israeliana. Scrive esclusivamente di Palestina su vari siti e sul suo blog @ www.samibedouin.wordpress.com

Traduzione di Alice Censi

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