Una lettera aperta al mio concittadino americano e servitore dello stato Jared Kushner.

Lug 8, 2019 | Riflessioni

Da americano a americano: scendi da quella macchina. Vai a casa.

Sam Bahour

Medium, 22 giugno 2019

Jared Kushner (sin.) con l’ambasciatore USA David Friedman alla cerimonia di inaugurazione dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, 14 maggio 2018 (Fonte: Ambasciata U.S.A. a Gerusalemme)

La Casa Bianca ha oggi finalmente pubblicato il molto atteso piano economico di ciò che l’amministrazione Trump ha scelleratamente definito “l’accordo del secolo.” Questa pubblicazione viene fatta pochi giorni prima del workshop economico convocato per il 25 e 26 giugno in Bahrain. Il Piano Economico è costituito da tre parti: un sito web che contiene un riassunto generale, una descrizione del piano di 40 pagine e una lista dettagliata di programmi e progetti di Pace per la Prosperità, lunga 96 pagine.

A dire il vero, non so se ridere o piangere, per cui, invece di fare l’una o l’altra cosa, penso che la cosa migliore sia condividere i miei pensieri per mezzo della seguente lettera aperta a Jared Kushner, architetto del piano e genero del Presidente Trump.

Caro Jared,

Spero non ti dispiaccia se ho saltato i saluti formali. Ho appena letto su Medium un articolo di Aaron Gell, un loro collaboratore, intitolato Jared Kushner è stato il mio capo, per cui ora sento davvero di conoscerti personalmente, e inoltre ho scritto di te per diversi mesi: comportiamoci quindi da amici.

Ho appena letto il tuo Piano Economico Pace per la Prosperità. Devo ammetterlo. Ce l’hai fatta. Hai prodotto 136 pagine di nulla, a colori e anche con foto.

L’ho letto sulla mia veranda, quella di fronte alla colonia israeliana illegale di Psagot dall’altra parte della valle. Ogni volta che alzavo gli occhi per bere un sorso d’acqua, vedevo quell’insediamento con le sue luci che brillavano verso di me e poi guardavo giù per vedere come inserire quella colonia nel tuo piano; penso che vi si inserisca perfettamente, dal momento che tu non accenni neanche al fatto che esista. Lo so, noi Palestinesi non dovremmo impantanarci su sconvenienti fatti concreti.

Mi è davvero piaciuta quella parte del progetto in cui si dice che il piano può essere realizzato soltanto “in seguito a un accordo di pace” e che “solo attraverso la pace i Palestinesi possono raggiungere la prosperità”. Questa l’hai azzeccata, Jared, ma non è proprio questo ciò che la dirigenza e il popolo palestinese vi hanno detto fin dall’inizio: fateci vedere i parametri politici e poi possiamo parlare di economia? Non è forse così che i “piani d’affari” vengono costruiti?: chiedi quali sono le leggi e le regole appropriate e poi costruisci il tuo piano? Ah, capisco, la tua esperienza negli affari può essere differente da quella che la mia laurea presso la Youngstown State University e la Northwestern University e il Master in Business Administration alla Tel Aviv University mi hanno insegnato.

Mi è assai piaciuto come hai cominciato la parte narrativa del piano: “Generazioni di Palestinesi hanno vissuto senza conoscere la pace, e la Cisgiordania e Gaza sono cadute in una crisi prolungata”. Davvero? Mi chiedo perché. “Cadere” in una simile crisi è una tale disdetta, dobbiamo stare più attenti la prossima volta.

Ora, seriamente Jared, so leggere abbastanza bene l’inglese, almeno penso, ma certe parti del tuo piano mi lasciano sospeso a mezz’aria. Mi puoi spiegare?

Dici che il piano ha il “potenziale di facilitare più di 50 miliardi in nuovi investimenti in dieci anni”. “Potenziale di facilitare” è come se io avessi il “potenziale di facilitare” il raggiungimento della luna sulla mia bicicletta? Dopo tutto la scienza si sta muovendo così velocemente, il potenziale è lì e tutto ciò di cui ho bisogno è l’intenzione di facilitare, per cui non ho neanche bisogno di lasciare la Terra.

Affermi che il piano può “trasformare profondamente la Cisgiordania e Gaza e aprire un nuovo capitolo nella storia della Palestina, un capitolo caratterizzato non da avversità e sconfitte ma da libertà e dignità”. “Avversità e sconfitte”, un’altra nostra disdetta. Per cominciare, mi chiedo come siamo arrivati a questo. Sono stato contento che tu non abbia affrontato questo tema nel rapporto: spiegare il perché della nostra sfortuna sarebbe stato solo un “discorso superato”. Facciamo semplicemente finta che un terremoto ci abbia colpito e rimaniamo concentrati sul futuro.

Il piano continua a citare le “autorità palestinesi appropriate”. Ora, quali potrebbero essere? Non può essere l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), perché Trump ha chiuso il suo ufficio a Washington mesi fa. Non può essere lo Stato di Palestina, perché sebbene più di 130 nazioni riconoscano la Palestina, gli USA non la riconoscono. Per favore Jared, vorrei saperlo. Non puoi riempire il tuo rapporto con simili parole senza sapere a chi ti riferisci.

Allo stesso modo, Jared, tu ripeti in tutto il rapporto “in seguito all’adozione”. Adozione da parte di chi? Per favore dimmelo perché non vedo l’ora di chiamarli e dire loro quanto è meraviglioso questo piano.

Cogli ancora la verità, Jared, quando dici, “nessun progetto per i Palestinesi può essere realizzato senza il pieno supporto del popolo Palestinese e della sua dirigenza”. Ti darei un bacio per questa affermazione.

Sono contento che tu sia consapevole del fatto che “certezza e prevedibilità per gli investitori” sono necessarie, e il tuo piano le promette. Il piano promette anche di “aprire la Cisgiordania e la Striscia di Gaza”. Il solo problema di queste affermazioni, amico mio, è che tu ometti di dire come farlo, e non dici chi non sta permettendo “certezza e prevedibilità” e perché noi oggi siamo “chiusi”. Jared, qui non ti seguo più.

Il tuo piano promette di “fornire assistenza finanziaria e tecnica per costruire le competenze dei funzionari dell’immigrazione e delle dogane, in modo che possano far funzionare e gestire i punti di attraversamento in collaborazione con gli stati confinanti” e promette che “costruirà nuovi porti di ingresso”. Scusa la mia ignoranza qui, ma questi aspetti richiedono uno stato, ciò che avete già scartato e che l’ambasciatore USA in Israele non riesce a definire; quindi ti devo chiedere quale sarà la nazionalità di tali “funzionari dell’immigrazione e delle dogane” e a quale nazione questi nuovi porti apparterranno?

Il piano promette di portare “i servizi di telecomunicazione 5G” ai Palestinesi. Forte, neanche gli USA ce l’hanno e ci sono voluti 12 anni per ottenere le frequenze 3G, introdotte solo l’anno scorso. Non ti dirò chi le aveva bloccate, così rimango ottimista come te.

Jared, amico mio, ma tu conosci il “gelato Rukab”? Cavolo, i miei amici della “gelateria Baladna” si arrabbieranno [Nel piano di Kushner si cita il famoso gelato Rukab di Ramallah come un esempio di possibile sviluppo turistico-gastronomico, e non si cita l’altra famosa gelateria di Ramallah, NdT].

Il tuo piano dice, “Mentre l’agricoltura rappresenta approssimativamente l’otto per cento dell’attività lavorativa palestinese, questo settore non ha raggiunto il suo potenziale a causa del limitato accesso degli agricoltori palestinesi alla terra, all’acqua e alla tecnologia”. Jared, tu non hai detto quale fosse la percentuale prima dell’ultimo piano di pace venticinquennale gestito dagli USA e chiamato Oslo. Lo so, lo so, guarda avanti, pensa positivo. Ci sto provando, davvero, ci sto provando, ma quando sei andato avanti ad osservare che è “a causa del limitato accesso degli agricoltori palestinesi alla terra [e] all’acqua”, ho solo guardato in alto e visto nuovamente quella dannata colonia dall’altra parte della valle, ma non ti preoccupare, ho fatto finta che non ci fosse ed effettivamente adesso mi sento meglio.

Una nuova università. È davvero gentile da parte tua, Jared. Peccato che tu non abbia la minima idea del perché non abbiamo bisogno di una nuova università, per lo meno non come quella che suggerisci. Ma io ho un progetto di università, prendiamoci un caffè quando sei nelle vicinanze e te lo posso mostrare. Tu l’hai messo giù per 500 milioni di dollari, io ti prometto che farò il mio per 200 milioni di dollari e il resto ce lo possiamo spartire.

Jared, oh Jared, stavo letteralmente saltando di gioia quando ho letto questo: “In accordo con i principi dello stato di diritto e della separazione dei poteri, l’indipendenza del potere giudiziario palestinese deve essere rivalutata e rafforzata. Un robusto sistema giudiziario e di tribunali affidabili permette alle imprese di sapere che i loro investimenti saranno sicuri e che le loro società e i prodotti che creano saranno protetti contro trattamenti scorretti. La fiducia in materia di legge è un elemento critico per la riduzione del rischio di impresa, e questo attrae capitali privati e investimenti stranieri. Per ottenere ciò, questo progetto collaborerà con le autorità palestinesi per incoraggiare leggi e regolamenti che assicurino l’indipendenza dell’apparato giudiziario. Investirà nel costruire le competenze dei tribunali, con una particolare attenzione nel migliorare la loro capacità di gestire casi che riguardano potenziali abusi governativi”. SI! SI! SI, ma possiamo essere d’accordo di fare questo prima di tutto negli USA, sai, come progetto pilota. Possiamo cominciare ad applicare tutto questo al tuo ufficio!

Potrei continuare, ma so che sei impegnato. Hai prodotto un piano per la Palestina senza citare la Palestina. Hai parlato del popolo palestinese senza ammettere che 300.000 di noi sono a Gerusalemme e altri 5 milioni stanno aspettando di tornare a casa. Non hai usato il termine “occupazione” neanche una volta in 136 pagine del piano; beh, ci sei arrivato vicino usando “occupazioni a crescita elevata” che potrebbe essere un gioco di parole ma non è certo quello che avevi intenzione di fare.

Sai Jared, molti non leggeranno neanche il tuo piano, daranno un’occhiata, vedranno tutti gli straordinari progetti elencati e diranno: lasciatelo fare, ci sta provando. Ne so più di te, Jared, sono stato qui sul territorio, nel settore privato, per 25 anni. Queste sono solo simpatiche chiacchiere. Nel mondo della consulenza aziendale, noi la chiamiamo ricerca da scrivania, senza alcun lavoro sul campo, senza presupposti e sicuramente nessun ente esecutivo che possa rendere il progetto reale. Quasi ogni progetto che elenchi non è originale, ma devo riconoscere che nel report tu stesso dici “I progetti sono presi da proposte nel settore privato, da documenti governativi di programmazione, da analisi indipendenti e dal lavoro di precedenti studi di organizzazioni come il Gruppo Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Ufficio del Quartetto e altri”.

Jared, tu stai guidando ubriaco di potere e, dato che ora siamo amici, per favore ascolta. Da americano a americano: scendi da quella macchina. Vai a casa. Stai sprecando tempo e dollari dei contribuenti cercando di cancellare 52 anni di occupazione militare israeliana, che è viva e vegeta, anche se tu sei cieco nei suoi confronti.

Sinceramente tuo,

Sam I Am [Si allude qui al popolare libro-filastrocca per bambini del Dr. Seuss Green eggs and ham in cui un insistente Sam si presenta ripetutamente con questa formula a un amico che egli vuol convincere della bontà della ricetta riportata nel titolo del libro, NdT]

Sam Bahour è un consulente aziendale palestinese-americano di Ramallah-Al-Bireh in Cisgiordania. È il presidente del consiglio di Americani per una Economia Palestinese Vibrante (AVPE), è in carica come consulente politico di Al-Shabaka, la Rete Politica Palestinese ed è co-editore di “Patria: storie orali della Palestina e dei Palestinesi” (1994). Ha il suo blog su ePalestine.com”. @SamBahour

https://medium.com/@sbahour/an-open-letter-to-my-fellow-american-civil-servant-jared-kushner-e0207cb4b91a

Traduzione di Gianluca Ramunno

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