Rapporto OCHA 7 – 20 maggio 2019.

Mag 29, 2019 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati

per il periodo:  7– 20 maggio 2019.

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Nota per chi ha poco tempo: gli aspetti salienti di ciascuna notizia sono scritti in grassetto

Il 10 maggio, nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione israeliana che la delimita, durante proteste avvenute ad est di Rafah nell’ambito della “Grande Marcia di Ritorno” (GMR), un palestinese di 24 anni è stato ucciso ed altri 425 circa sono stati feriti. Oltre il 47% dei feriti sono stati ospedalizzati; 56 di questi erano stati colpiti con armi da fuoco.

In aree [di terraferma] adiacenti alla recinzione perimetrale [sul lato interno della Striscia] e [di mare,] al largo della costa di Gaza, le forze israeliane, per far rispettare le restrizioni di accesso [imposte ai palestinesi], hanno aperto il fuoco di avvertimento in almeno 21 occasioni non collegate a proteste per la GMR, provocando tre feriti, tra cui un contadino e un pescatore. In tre occasioni, le forze israeliane sono entrate a Gaza, vicino a Beit Hanoun (Nord della Striscia), Deir al Balah (Area Centrale) e Rafah [Area Sud], ed hanno effettuato operazioni di spianatura del terreno e di scavo vicino alla recinzione perimetrale.

In Cisgiordania, durante proteste e numerosi scontri, le forze israeliane hanno ferito 24 palestinesi, tra cui quattro minori [dettaglio nel paragrafo seguente]; questo numero rappresenta una riduzione significativa, di circa l’85%, rispetto alla media quindicinale di 155 feriti registrata nei primi mesi di quest’anno. Sei palestinesi [dei 24] sono rimasti feriti durante scontri con le forze israeliane verificatisi nei pressi dell’area di Bab al Amud nella Città Vecchia di Gerusalemme. Altri due palestinesi sono stati aggrediti fisicamente e feriti dalle forze israeliane vicino all’area di Beit Hanina, a Gerusalemme Est, mentre tentavano di attraversare la Barriera senza autorizzazione. Il 10 maggio, a due ambulanze palestinesi è stato negato l’accesso alla Città Vecchia di Gerusalemme e due paramedici sono stati fermati, aggrediti fisicamente e feriti dalla polizia israeliana; questo episodio è avvenuto successivamente ad una intesa con le autorità israeliane che prevedeva l’attenuazione delle restrizioni di accesso a Gerusalemme Est durante il mese musulmano del Ramadan [vedi più avanti]. Un altro palestinese è stato ferito nel villaggio di Kafr Qaddum (Qalqiliya) negli scontri scoppiati durante la protesta settimanale contro le restrizioni di accesso e contro l’espansione degli insediamenti [colonici israeliani]. Altri tre palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane durante scontri scoppiati dopo l’accesso di coloni israeliani alla sorgente di Ein Harrasheh ed in un parco pubblico nella zona B del villaggio di Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah). Secondo fonti della Comunità locale, i coloni israeliani avevano sparato in aria ed avevano istituito un checkpoint improvvisato, impedendo ai palestinesi l’accesso alla zona. Due palestinesi sono stati arrestati.

In Cisgiordania, le forze israeliane hanno condotto 81 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 110 palestinesi. La quota maggiore di operazioni (21) è stata compiuta nel governatorato di Hebron mentre il più alto numero di arresti (30) è stato effettuato nel governatorato di Gerusalemme.

Nella Valle del Giordano settentrionale, per consentire una esercitazione militare israeliana, in sei occasioni le forze israeliane hanno sfollato, per 7-20 ore ogni volta, 125 palestinesi (per l’80% donne e minori) appartenenti a due Comunità di pastori, Tell al Khashaba (Nablus) e Humsa al Bqai’a. Le famiglie hanno dovuto stazionare all’aperto o trovare ricovero presso Comunità vicine; nella maggior parte dei casi lo sfollamento è avvenuto di notte, ed hanno dovuto lasciare sul posto le greggi ed il bestiame. Il 16 maggio, l’Associazione per i Diritti Civili in Israele, ha presentato una petizione all’Alta Corte di Giustizia israeliana contro lo sgombero della Comunità di Humsa al Bqai’a. Il 22 maggio, l’Alta Corte di Giustizia ha respinto la petizione. Entrambe le Comunità devono affrontare sistematiche demolizioni e restrizioni di accesso che, insieme ai ripetuti sfollamenti temporanei dovuti all’addestramento militare, destano preoccupazioni sul rischio di trasferimento forzato dei residenti.

Citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito una struttura di sussistenza di proprietà palestinese, situata nella zona C del villaggio di Haris (Salfit), colpendo una famiglia di sette persone, tra cui quattro minori.

In concomitanza con il mese musulmano del Ramadan, iniziato il 6 maggio, le autorità israeliane hanno annunciato l’attenuazione delle restrizioni di accesso. Il provvedimento include l’emissione di circa 150.000 permessi per visite familiari in Gerusalemme Est e Israele; inoltre, per le preghiere del venerdì, agli uomini sopra i 40 anni, ai minori di 16 anni e alle donne di tutte le età è consentito l’ingresso a Gerusalemme Est senza necessità di permesso. I residenti di Gaza non hanno avuto permessi per il Ramadan. Secondo il Distretto di Coordinamento israeliano (DCL), per le preghiere del primo e del secondo venerdì di Ramadan, le forze israeliane hanno consentito l’ingresso in Gerusalemme Est, attraverso tre checkpoints circostanti, a circa 75.744 palestinesi il 10 maggio e circa 92.188 il 17 maggio. Nel 2018 i permessi per il primo e secondo venerdì di Ramadan erano stati, rispettivamente, circa 39.300 e 87.085.

Il 13 maggio, Israele ha riaperto entrambi i valichi sotto suo controllo al transito sia di persone che di merci: il valico passeggeri di Erez ed il valico merci di Kerem Shalom. Il provvedimento ha fatto seguito alle severe restrizioni che avevano accompagnato la recente ondata di violenza [vedi il Rapporto precedente] ed alla successiva chiusura generale praticata durante le festività nazionali israeliane.

Durante il periodo di riferimento sono stati segnalati tredici attacchi di coloni israeliani: sette palestinesi sono rimasti feriti e 60 alberi di proprietà palestinese sono stati vandalizzati o incendiati [seguono dettagli]. Tre degli episodi si sono verificati nelle vicinanze dei villaggi di Asira al Qibliya, Qiryat e Yanun (entrambi a Nablus) e Marda (Salfit). In queste località cinque alberi, almeno 50.000 m2 di coltivazioni e un veicolo sono stati vandalizzati, a quanto riferito, da coloni provenienti dagli insediamenti di Yitzhar, Shilo, Itamar, Ariel e Mitzpe Ya’ir. Altri tre attacchi incendiari portati nei villaggi di Asira al Qibliya e Burin (entrambi a Nablus) e Izbat Shufa (Tulkarm), secondo quanto riferito, ancora ad opera di coloni israeliani, hanno provocato estesi danni a terreni coltivati e ad almeno 20 ulivi. Dall’inizio del 2019, l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari nei Territori palestinesi occupati (OCHAoPt) ha registrato lo sradicamento, l’incendio o la vandalizzazione di 1.845 alberi da parte di coloni israeliani. Tuttavia, rispetto alla media mensile [di fatti analoghi avvenuti nel] 2018 e nel 2017, il numero sopraccitato rappresenta una riduzione del 44% e del 22% rispettivamente. Nell’area H2 di Hebron, controllata da Israele, coloni israeliani hanno aggredito e ferito tre palestinesi, tra cui due minori, in quattro distinti episodi. Inoltre, secondo il Consiglio del villaggio di Qaryut (Nablus), il 20 maggio, coloni israeliani dell’insediamento di Eli hanno scaricato liquami su terreni palestinesi coltivati ad ulivi; 10.000 m2 di terreni e 40 ulivi sono stati contaminati. Altri quattro palestinesi sono stati aggrediti fisicamente e feriti da coloni israeliani in due distinti episodi accaduti nel quartiere di Sheikh Jarrah e nella Città Vecchia di Gerusalemme.

In Cisgiordania, in almeno tre occasioni, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Gerusalemme, Betlemme e Ramallah; secondo fonti israeliane sono stati danneggiati almeno tre veicoli privati, ma non sono stati segnalati feriti.

Ultimi sviluppi

Per la seconda volta in due settimane, il 23 maggio le autorità israeliane hanno ridotto l’ampiezza della zona di pesca consentita [ai palestinesi] lungo la costa meridionale di Gaza; a quanto riferito, la riduzione (da 15 a 10 miglia nautiche) è stata comminata come risposta al lancio di palloncini incendiari verso Israele.

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