Sami, Sameeha, Nisreen, Mohamed, Ameer, Basel. Hanno bisogno di noi!

Dic 27, 2017 | Campagne

La mancata istruzione è una ferita per l’umanità. Aiutaci a sostenere il diritto allo studio dei giovani palestinesi! Sami, Sameeha, Nisreen, Mohamed, Ameer, Basel. 

Quattro ragazzi e due ragazze palestinesi che vivono ad At Tuwani, un piccolo villaggio di pastori a sud di Hebron con una lunga storia di tenace resilienza, di “sumud” in arabo. 

Sono tutti iscritti all’Università, vogliono studiare e costruire il proprio futuro, ma non riescono a pagare le tasse di ammissione, troppo onerose per le loro famiglie.

Il villaggio di At Tuwani esempio di resistenza e “sumud”. At Tuwani sorge sulle colline a sud di Hebron. E’ un piccolo villaggio ma è diventato un importante esempio della resistenza non violenta in Palestina.
I suoi abitanti sono contadini e pastori costretti a lavorare con difficoltà e a pascolare il loro bestiame in una terra aspra e arida. Le terre più fertili della zona, tra le quali quelle in cui fiorivano e regalavano frutti dolcissimi i ciliegi della famiglia Huraini, sono state sottratte ai Palestinesi dall’esercito israeliano per far posto a colonie di fanatici ebrei, arrivati da ogni parte del mondo rivendicando la loro Terra promessa.
Quando Mahmoud, del villaggio di Al Muffaqarah, vicino a quello di A Tuwani, venne in Italia per raccontare la situazione del suo territorio depredato e sempre minacciato dalla violenza dell’occupazione, guardando, con gioia e invidia, le pecore del Lazio pascolare in prati verdi, sospirò con voce trasognata:
Come sono fortunate le pecore qui!”. Lui, che ancora vive in grotta e tende perché nella sua zona Israele vieta la costruzione di qualsiasi tipo di casa, pensava alle sue pecore affamate e assetate.

Quella di At Tuwani è una storia di tenace resilienza, di “sumud”, in arabo. Evacuati nel 1989 dalle loro terre, i Palestinesi vi fecero ritorno dopo qualche anno, grazie anche all’intervento di Bets’elem, associazione israeliana per la difesa dei diritti umani. Ricominciarono a costruire case, che vennero ben presto demolite, ma loro ancora, instancabilmente, di nuovo si misero a tirarle su, mattone sopra mattone, e tuttora resistono e continuano a farlo, nonostante le minacce dei coloni e i divieti dettati da Israele. Un grande successo della loro “sumud” è la scuola in pietra che sono riusciti a realizzare.
Avevano, naturalmente, anche per essa ricevuto un ordine di demolizione, ma non si sono arresi ed oggi il villaggio è stato riconosciuto, anche se continua il divieto israeliano di costruire. Vivono in condizioni dure, a volte impietose, ma sanno che l’istruzione è l’arma irrinunciabile per portare avanti la loro lotta.

La scuola è usata anche dai bambini dei villaggi vicini, e dal 2004 gli angeli di Operazione Colomba lavorano accanto a loro per proteggerli e monitorare le violenze dell’esercito e dei coloni. Sì, perché per i bambini palestinesi andare a scuola rappresenta ogni mattina un rischio: la strada che percorrono passa accanto agli insediamenti, e i coloni li attaccano spesso lanciando pietre o con bastonate. Sono solo dei bambini con uno zainetto in spalla, ma questo non basta a risparmiarli dalle aggressioni degli occupanti.
Dopo tanti anni ed il ferimento da parte di un colono di un volontario inglese, il Tribunale israeliano ha emesso la sentenza: nessun colono condannato, ma i soldati israeliani avrebbero dovuto accompagnare a scuola i bambini. Quegli stessi soldati che arrestano, picchiano i loro padri o fratelli, sequestrano gli animali che vanno a pascolare, perché quel pezzo di terra in cui si trovano è stato dichiarato zona militare oppure riserva naturale (queste dichiarazioni improvvise e arbitrarie sono uno dei tanti espedienti che usa l’autorità israeliana per togliere terra ai pastori); proprio quegli stessi soldati, secondo la legge israeliana, dovrebbero scortare i bimbi palestinesi.

Ma nella scuola di At Tuwani, nonostante l’occupazione, si continua a imparare e a studiare, e a crescere: accade così che dopo il diploma alcuni studenti decidano di iscriversi all’Università.
Davvero una cosa straordinaria, che i giovani di un villaggio beduino sfidino il destino che è stato dei nonni e dei genitori, e vogliano diventare non solo pastori, ma avvocati, giornalisti, insegnanti, medici, ingegneri, agronomi.
Vengono, però, da famiglie estremamente povere, e sin da piccolissimi sono stati costretti ad aiutarle nei campi, a sostituire il padre o il fratello nei pascoli quando a questi viene offerta una giornata di lavoro negli insediamenti, nelle terre che un tempo erano le loro e per le quali adesso son costretti a lavorare da braccianti: il raccolto è poco, la lana di pecora non si vende più, e si è spesso obbligati ad accettare anche compromessi simili per sfamare i propri figli.
Durante una delle visite ad At Tuwani con i viaggiatori di AssopacePalestina, uno studente si avvicinò al nostro gruppo chiedendo, timidamente, se fosse possibile aiutarlo a pagare le tasse universitarie: la sua famiglia non poteva permettersele, già c’erano i trasporti, i libri, e pane e hommus per mangiare.

E’ sempre difficile decidere di aiutare una persona sola, ci si chiede inevitabilmente: perché lui e non altri? Magari altri avrebbero più bisogno di lui. Chiedemmo in quella occasione quanti fossero i ragazzi e le ragazze di At Tuwani che si erano iscritti all’Università in quell’anno. Erano cinque, solo ragazzi e così decidemmo che avremmo aiutato non solo uno di quei ragazzi ma tutti e cinque, pensando a quanto importante sia mantenere lo spirito di solidarietà nel villaggio ed al fatto che le cinque famiglie sono tutte bisognose.

Per l’anno 2016 – 2017 e per questo primo semestre dell’anno 2017-2018 siamo riusciti con il vostro contributo a sostenere il loro sogno e la loro carriera universitaria, rallegrando i cuori delle loro famiglie e sollevandole dal peso enorme di quel debito.
Nell’anno scolastico iniziato lo scorso Settembre, uno dei cinque giovani si è laureato, cosi sono diventati quattro, ma un altro gruppo di giovani del villaggio si è iscritto all’Università, tra loro due ragazze che abbiamo aggiunto per dare spazio alle giovani donne.
Per loro, per questi sei studenti di un villaggio nelle colline a Sud di Hebron, che ci sta molto a cuore per la sua resistenza, per questi sette giovani Palestinesi che attraverso lo studio desiderano lavorare a un futuro diverso, vorremmo poter mantenere la promessa fatta un anno e mezzo fa e continuare a offrire il nostro aiuto e il nostro supporto.

 

Il costo semestrale per i quattro ragazzi e le due ragazze ammonta a 4.800 euro

Grazie al vostro supporto un giovane di At Tuwani è già riuscito a laurearsi lo scorso Settembre

Abbiamo ancora bisogno del vostro aiuto perché Sami, Sameeha, Nisreen, Mohamed, Ameer, Basel possano continuare a studiare, imparare e vivere nella realtà il loro sogno. Con il tuo aiuto possiamo farlo per loro!

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