Lettera al presidente Trump dalle famiglie dei prigionieri.

Mag 23, 2017 | Campagne

Una delegazione di familiari dei prigionieri in sciopero della fame è stata ricevuta da Mahmoud Abbas al quale è stata consegnata la seguente lettera per il presidente Trump.

 

Saluti,

In questa terra santa, 37 giorni fa, 1500 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane hanno iniziato uno sciopero della fame. Hanno deciso di digiunare in difesa della loro dignità e per protestare contro la privazione dei loro diritti fondamentali. Per noi familiari, ogni secondo che passa è una sofferenza, perché si accresce il rischio per le loro vite. I nostri prigionieri devono dunque soffrire un martirio per ottenere i più elementari diritti e noi potremo riunirci a loro solo quando saranno delle salme invece di accoglierli vivi a casa?

Questo sciopero della fame, che entra ora nella sua sesta settimana, avviene nel contesto di continue arbitrarie carcerazioni di migliaia di Palestinesi, che sono stati forzatamente trasferiti in carceri che si trovano fuori dai territori occupati, che subiscono insieme alle loro famiglie restrizioni disumane e quotidiane violazioni dei loro diritti. I prigionieri chiedono il diritto di vedere i loro figli, restare in contatto con le famiglie, avere adeguata assistenza medica e ottenere la fine di ogni tortura, maltrattamento, isolamento carcerario e di tutte le altre misure arbitrarie e collettive messe in atto nei loro confronti. La legge internazionale garantisce questi e altri diritti.

Noi, genitori e familiari dei prigionieri, chiediamo che i nostri figli non siano lasciati morire nelle carceri dell’occupazione. Centinaia di nostri figli, padri e mariti stanno ora lottando contro una morte incombente in quelli che Israele chiama ospedali da campo ma che in realtà sono le stesse prigioni in cui sono rinchiusi, con totale disprezzo per la loro salute, la loro dignità e la loro vita.

Questi prigionieri sono stati arrestati da Israele che sta cercando di imporre il suo controllo sulla terra e sulla gente, e fanno parte di quegli 800.000 Palestinesi che sono stati arrestati dal 1967 a oggi. Questi arresti di massa ci hanno trasformato in un popolo in cattività, un popolo di prigionieri, e hanno reso ogni casa palestinese la casa di un prigioniero. Noi esortiamo il mondo a sostenere i prigionieri palestinesi nella lotta per il rispetto dei loro diritti, che sono garantiti dalla legge internazionale e che sono un elemento indispensabile per assicurare libertà e dignità al popolo palestinese.

Noi Palestinesi abbiamo molto da offrire al mondo. Abbiamo offerto vite esemplari in ogni campo, dentro e fuori le prigioni, e inseguiamo il sogno del giorno in cui il nostro popolo, che ha tanto sofferto per ottenere la libertà, potrà crescere i suoi figli in un paese libero, sicuro e pacificato.

Crediamo che lei abbia la capacità e la necessaria influenza sul governo della potenza occupante per porre fine alla sofferenza dei nostri figli che sono nelle prigioni israeliane. Lei ha detto che vuole la pace e la pace comincia con la fine della guerra che Israele porta contro i nostri figli, le nostre case, la nostra terra, le nostre esistenze e i nostri diritti. Ma quali siano le intenzioni di Israele si capisce facilmente guardando il suo rifiuto a rispettare i diritti più elementari dei nostri prigionieri, le sue disumane punizioni contro di loro e contro di noi, le sue minacce alle loro vite. La esortiamo a intervenire urgentemente per salvare la vita dei nostri prigionieri che rischiano una morte imminente, e per aiutarli ad ottenere ciò che giustamente richiedono.

Come ha detto il leader Marwan Barghouthi, che sta guidando questo sciopero della fame: l’ultimo giorno dell’occupazione sarà il primo giorno della pace.

I familiari dei prigionieri nelle carceri dell’occupazione israeliana.

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