Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 22-28 marzo 2016

Mar 28, 2016 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°156images), basato su un riassunto del Rapporto.

Il 22 marzo, nella città di Hebron, due palestinesi hanno accoltellato e ferito un soldato israeliano: uno dei palestinesi è stato ucciso e l’altro ferito dalle forze israeliane. Una registrazione video della scena, relativa a pochi minuti successivi all’accaduto, mostra un soldato israeliano che spara alla testa del sospetto assalitore ferito che giace a terra senza costituire alcuna evidente minaccia. Il soldato è stato arrestato dalle autorità israeliane ed è attualmente indagato. Nickolay Mladenov, Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha duramente condannato la “apparente uccisione extragiudiziale”. Il Portavoce dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani ha espresso la preoccupazione che l’uccisione potrebbe non essere un episodio isolato. Dal 1° ottobre 2015, in risposta agli attacchi ed ai presunti attacchi contro israeliani nei Territori occupati ed in Israele, le forze israeliane hanno ucciso sul posto 136 sospetti aggressori palestinesi, tra cui 32 minori.  [grassetto corsivo di Assopace]

Dopo l’episodio citato sopra, le forze israeliane hanno vietato, fino a nuovo avviso, il passaggio dei maschi palestinesi tra i 15 ei 25 anni attraverso i due vicini checkpoint che controllano l’accesso alla zona H2 di Hebron. Questo provvedimento si aggiunge ad altre rigide restrizioni, in vigore da ottobre 2015, relative all’accesso dei palestinesi a questa zona. Durante la settimana le forze israeliane hanno attenuato le restrizioni di movimento imposte, la scorsa settimana, al villaggio di Beit Fajjar (Betlemme), in seguito ad un attacco; le restrizioni impedivano l’ingresso e l’uscita dal villaggio alla maggior parte dei residenti.

All’indomani dell’uccisione [del sospetto assalitore palestinese], coloni israeliani hanno circondato la casa del palestinese autore del filmato e, secondo quanto riferito, lo hanno minacciato ripetutamente. Nella sua dichiarazione, il Portavoce dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani ha ricordato alle autorità israeliane il loro dovere di proteggere quest’uomo da possibili rappresaglie, essendo testimone oculare chiave dell’uccisione.

Secondo i media israeliani, il Primo Ministro israeliano ha dato ordine alle autorità competenti di fermare, fino a nuovo avviso, la restituzione dei corpi di palestinesi sospettati di attacchi contro israeliani. Attualmente le autorità israeliane trattengono 14 corpi di tali palestinesi, uccisi in episodi verificatisi nell’arco degli ultimi cinque mesi.

Nei Territori palestinesi occupati gli scontri con le forze israeliane hanno provocato il ferimento di 33 palestinesi, tra cui 15 minori. Sette dei ferimenti si sono verificati nella Striscia di Gaza, nei pressi della recinzione perimetrale, nel contesto di proteste settimanali ed i rimanenti in Cisgiordania. La maggior parte delle lesioni sono state registrate durante operazioni di ricerca-arresto. Queste ultime includono incursioni nella Arab American University di Jenin, nella sede di un Ente di beneficenza nella città di Tulkarem ed in una scuola elementare nel villaggio di Tell (Nablus): in tutti questi episodi sono stati registrati danni materiali e confisca di computer e documenti. In 21 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento sia verso aree [della Strisca di Gaza] vicine alla recinzione, sia in mare, contro barche da pesca palestinesi, costringendo agricoltori e pescatori ad allontanarsi.

In otto episodi di lanci di pietre [da parte palestinese] verificatisi nei governatorati di Betlemme, Ramallah e Gerusalemme Est, hanno riportato danni almeno tre veicoli di coloni, un autobus e carrozze della metropolitana leggera. Questa settimana, lungo la Strada 60, vicino al villaggio di Beit Ummar (Hebron), le autorità israeliane hanno completato una recinzione alta sei metri, con lo scopo, secondo quanto riferito, di prevenire lanci di sassi contro veicoli israeliani.

Nei pressi dei villaggi di Burin (Nablus) e Haris (Salfit), in due casi, coloni israeliani hanno aggredito e ferito due palestinesi. Inoltre, sulla Strada 60, nei pressi del bivio che conduce alla città di Yatta (Hebron), un bambino di sei anni è stato investito e ferito da un’auto; si sospetta ad opera di un colono israeliano fuggito senza prestare soccorso.

Per la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito 60 strutture, 19 delle quali erano state fornite dall’assistenza umanitaria per rimediare a precedenti demolizioni. Come conseguenza delle demolizioni, 95 palestinesi, tra cui 40 minori, sono stati sfollati. Tutte queste strutture, tranne due, si trovavano in aree destinate [da Israele] all’addestramento militare e designate come “zone per esercitazioni a fuoco”; tali aree coprono il 30% dell‘Area C. L’episodio più grave si è verificato a Khirbet Tana (Nablus) ed ha costituito la terza ondata di demolizioni in questa comunità nel 2016. A seguito di una visita presso la comunità, Robert Piper, Coordinatore Umanitario per i Territori palestinesi occupati, ha espresso allarme per il rischio di trasferimento forzato che minaccia la comunità.

Il 23 marzo, nel villaggio di Hizma (Gerusalemme), le forze israeliane hanno occupato una casa in costruzione, trasformandola, a quanto pare, in un punto di osservazione militare. Secondo il proprietario, le forze israeliane hanno utilizzato la casa con cadenza settimanale a partire dall’ottobre 2015.

Il Ministero della Salute di Gaza ha comunicato che, il 29 marzo, un bambino è morto per ipotermia e un fratello è stato trovato in condizioni critiche. La famiglia dei bambini è una delle 1.150 famiglie che risiedono in rifugi temporanei e roulotte donate come aiuto umanitario a coloro le cui case sono state distrutte durante il conflitto del luglio-agosto 2014.

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato chiuso in entrambe le direzioni. Il valico è rimasto chiuso, anche per l’assistenza umanitaria, dal 24 ottobre 2014, ad eccezione di 42 giorni di aperture parziali. Le autorità di Gaza hanno segnalato che sono registrati e in attesa di attraversare oltre 30.000 persone con bisogni urgenti, tra cui circa 3.500 malati.

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