Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati 19-25 maggio 2015

Mag 29, 2015 | Rapporti Palestina OCHA

Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono ochainformazioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

Chi vuole una lettura ancora più veloce trova qui il nostro manifesto settimanale (n°119), basato su un riassunto del Rapporto.

Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese nella zona di At Tur, in Gerusalemme Est, dopo che egli aveva investito un gruppo di poliziotti di frontiera israeliani, ferendone due. Secondo una prima indagine delle autorità israeliane si è trattato di un attacco deliberato, mentre testimoni oculari palestinesi sostengono sia stato un incidente involontario.

77 palestinesi, tra cui otto minori, sono stati feriti dalle forze israeliane nei territori palestinesi occupati; quasi la metà dei ferimenti avvenuti in Cisgiordania si sono verificati durante proteste, tra cui anche quella contro l’uccisione di cui sopra. In un episodio, avvenuto nei pressi del checkpoint di Shu’fat (Gerusalemme), mentre erano in corso scontri, un bambino di otto anni che stava tornando da scuola, è stato colpito in un occhio da un proiettile di gomma; dall’inizio del 2015, questo è il terzo bambino ferito in questa zona nelle stesse circostanze. Striscia di Gaza: in almeno 22 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro civili in Aree ad Accesso Riservato, di terra e di mare, ferendo tre pescatori, tra cui un ragazzo di 16 anni.

In Cisgiordania, le forze israeliane hanno condotto 91 operazioni di ricerca-arresto ed uno spianamento di terreno per circa 200 metri dentro la Striscia di Gaza, ad est del Campo Profughi di Al Maghazi (Area centrale della Striscia). Nel complesso, 106 palestinesi sono stati arrestati nei territori occupati, compresi tre arrestati in prossimità della recinzione che circonda Gaza, durante tentativi di entrare in Israele.

Per mancanza dei permessi edilizi rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito nove strutture palestinesi: sei in Area C e tre in Gerusalemme Est, colpendo nove famiglie: la metà dei componenti delle famiglie sono minori.

Sono stati registrati cinque attacchi di coloni israeliani con lesioni fisiche o danni a proprietà palestinesi. Tre di questi episodi si sono svolti in Hebron, nella parte di città controllata da Israele (H2), ed hanno causato il ferimento di due minori ed il danneggiamento parziale di una rete idrica che serve almeno cinque famiglie palestinesi. Secondo quanto riferito, almeno 235 alberi di proprietà palestinese sono stati incendiati e vandalizzati, in Salfit e Tulkarem, su terreni situati vicino ad insediamenti colonici. L’organizzazione israeliana Yesh Din ha riferito, in questa settimana, che l’85% delle denunce di violenze compiute da coloni, depositate presso la polizia israeliana e monitorate dall’organizzazione a partire dal 2005, sono state chiuse senza atto d’accusa.

In aggiunta a quanto sopra, i media israeliani hanno riferito di due attacchi palestinesi in Gerusalemme Est, con lesioni fisiche o danni a proprietà di israeliani: l’accoltellamento e il ferimento di due giovani israeliani nella Città Vecchia ed il danneggiamento di un veicolo israeliano colpito da una bottiglia incendiaria nei pressi di Beit Hanina.

Le autorità israeliane hanno aperto la strada principale tra il villaggio di Beitin (2.700 abitanti) e Ramallah, sede principale dei loro servizi, tramite il checkpoint DCO [Ufficio di Coordinamento Distrettuale]. Questo ridurrà notevolmente il tempo di percorrenza verso Ramallah (da 30 minuti a 10); tuttavia, il ritorno richiederà ancora una lunga deviazione, poiché il transito attraverso il checkpoint in questa direzione è limitato. La chiusura di questa strada, avvenuta nel 2000, dopo l’inizio della seconda sollevazione (Intifada), ha gravemente minato l’accesso dei residenti di Beitin ai servizi ed ai mezzi di sussistenza, costringendo un numero significativo di famiglie ad abbandonare il villaggio.

Durante la settimana le autorità egiziane hanno tenuto chiuso il valico di Rafah in entrambe le direzioni. Il valico è rimasto permanentemente chiuso dal 24 novembre 2014, a seguito di un attacco in Sinai, tranne che per 12 giorni, durante i quali è stato parzialmente aperto.

 

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