Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati: 27 maggio-2 giugno 2014

Giu 17, 2014 | Notizie, Rapporti Palestina OCHA

Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi Occupati

UNITED NATIONS –  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs 

Office for the Coordination of Humanitarian Affairs

www.ochaopt.org

ocha

riguardante il periodo: 27 maggio – 2 giugno 2014

Nota:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

ðsono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: http://www.ochaopt.org/reports.aspx?id=104&page=1

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti (in caso di discrepanze, fa testo la versione in lingua originale); nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Nella prima pagi-na viene presentato uno stringato riassunto degli eventi settimanali descritti nel Rapporto.

ð sono scaricabili dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

Riassunto

Cisgiordania

  • In numerosi scontri con le forze israeliane morti 2 palestinesi: uno per arma da fuoco al checkpoint di Za’tara, in circostanze controverse; l’altro, già malato, per inalazione di gas lacrimogeno. 84 i feriti, soprattutto da proiettili di metallo rivestiti di gomma.
  • Numerose le operazioni di ricerca-arresto (1.890 da inizio anno).
  • Palestinesi lanciano sassi contro bus israeliano in Salah Eddin Street: 4 poliziotti e 7 civili feriti.
  • Quattro palestinesi feriti in episodi di violenza correlati a coloni
  • In Area C e in Gerusalemme Est colpite economicamente circa 100 persone, causa la demolizione di 14 strutture, fra cui: 1 ricovero per animali, 5 officine, 2 muri, 2 locali agricoli; inoltre sigillati 3 negozi e confiscate le merci.
  • Lancio di razzi palestinesi e raid aerei israeliani su siti militari a Gaza. Dei razzi uno è caduto in uno spazio aperto nel sud di Israele e gli altri all’interno della stessa Striscia di Gaza, senza provocare feriti o danni materiali.
  • In 5 casi le forze israeliane aprono il fuoco di avvertimento verso barche palestinesi vicine al limite di pesca: 2 feriti e 15 arrestati, rilasciati il giorno successivo.
  • Valico di Rafah: chiuso da 2 settimane, riaperto 1, 2, 3 giugno. Le chiusure, frequenti dal luglio 2013, aggravano l’impatto delle restrizione imposte al valico di Erez (Israele), soprattutto per malati e studenti.
  • La Centrale elettrica di Gaza continua a funzionare al 50% della sua capacità.

Striscia di Gaza

Testo completo del RapportoONU-OCHAoPt

riguardante il periodo: 27 maggio – 2 giugno 2014

Cisgiordania (West Bank)

Un palestinese ucciso dalle forze israeliane; un altro muore a seguito di inalazione di gas lacrimogeno; decine di feriti in numerosi scontri con le forze israeliane

Intorno alla mezzanotte del 2 giugno le forze israeliane hanno sparato e ucciso un 31enne palestinese al checkpoint di Za’tara, nel Governatorato di Salfit, sulla strada principale tra Nablus e la Cisgiordania centrale. Secondo i media israeliani, che citano il portavoce dell’esercito israeliano, l’uomo è stato colpito dopo che aveva sparato ai soldati del checkpoint; secondo fonti palestinesi, l’uomo, che era un commerciante locale del vicino villaggio di Huwwara, era in attesa ricevere delle merci, e non ha sparato contro i soldati. Questo mortale incidente porta a 11 il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane dall’inizio dell’anno.

Un altro palestinese, un 64enne, è morto in questa settimana (non incluso nel totale di cui sopra) due giorni dopo il ricovero in ospedale, il 25 maggio, sofferente per aver inalato gas lacrimogeno durante gli scontri tra palestinesi e soldati israeliani nella città di Abu Dis (Gerusalemme). Secondo fonti mediche, l’uomo soffriva di malattia polmonare cronica.

Durante la settimana c’è stato, in Cisgiordania, un notevole aumento del numero di feriti palestinesi negli scontri con le forze israeliane: in totale sono stati 84, a fronte di una media di 44 feriti/settimana dall’inizio del 2014. La maggior parte delle lesioni sono state provocate da proiettili di metallo rivestiti di gomma (22) o da inalazione di gas lacrimogeno (29) sparato dalle forze israeliane durante gli scontri.

Circa il 40% dei feriti palestinesi (32) sono stati colpiti il 28 maggio, negli scontri avvenuti in diverse parti della Città Vecchia di Gerusalemme, compresa la Spianata delle Moschee. Gli scontri sono stati principalmente innescati dalle marce di centinaia di israeliani nella Città Vecchia, per la commemorazione della “Giornata di Gerusalemme”; ci sono stati anche tentativi di gruppi israeliani di entrare nella Spianata delle Moschee. Quattro poliziotti e sette civili israeliani sono stati feriti sul loro bus preso a sassate da palestinesi mentre viaggiava sulla Salah Eddin Street.

Un totale di 31 palestinesi sono rimasti feriti in proteste attuate in solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame. Quasi la metà di questi ferimenti sono avvenuti durante le proteste effettuate nella città di Tulkarem (15) ed i restanti nelle città vecchie di Gerusalemme ed Hebron, nonché agli ingressi del Campo Profughi di Al Fawar e del villaggio di Tuqu’ (in Hebron ed in Betlemme, rispettivamente).

Cinque dei ferimenti di questa settimana sono avvenuti in scontri sviluppatisi nel corso di operazioni di ricerca-arresto in Al Mughayyir (Ramallah), nella città di Tubas, in Deir Istiya (Salfit), in ‘Anza (Jenin) e nella città di Jenin. Dall’inizio dell’anno, le forze israeliane hanno condotte 1.890 operazioni di ricerca-arresto, durante le quali sono avvenuti 81 ferimenti; la maggioranza di queste operazioni sono state svolte nella parte settentrionale della Cisgiordania.

Inoltre, quattro palestinesi sono stati feriti nel corso delle manifestazioni settimanali contro la Barriera, nel villaggio di Bil’in (2 feriti), e contro l’espansione degli insediamenti colonici di Hallamish (Ramallah) e di Qedumim (Qalqiliya). Altri sei palestinesi sono stati feriti durante gli scontri tra forze israeliane e residenti del villaggio di Beit Ummar (Hebron), scoppiati a seguito di un incidente d’auto, nei pressi del villaggio, tra una jeep israeliana e un’automobile palestinese; nell’incidente un passeggero palestinese 15enne è rimasto ferito.

 

Quattro palestinesi, tra cui tre minori, feriti in episodi di violenza correlati a coloni

Sette episodi, in cui sono stati protagonisti coloni israeliani, hanno condotto a lesioni di palestinesi e a danni alle loro proprietà; il numero è allineato con la media settimanale di incidenti di questo tipo registrati dall’inizio dell’anno (7).

Cinque degli incidenti di questa settimana hanno avuto luogo nel Governatorato di Nablus; uno di essi ha provocato un ferito e gli altri hanno causato danni materiali. Il 29 maggio, coloni israeliani hanno lanciato pietre ad un pastore, senza ferirlo, mentre stava pascolando le sue pecore vicino all’insediamento colonico di Bracha. L’incidente ha innescato scontri tra coloni e abitanti del vicino villaggio di Burin, a seguito dei quali le forze israeliane sono intervenute ed hanno sparato candelotti di gas lacrimogeno, ferendo un altro palestinese. Gli altri quattro incidenti includono: abbattimento di 25 ulivi e mandorli nei pressi dell’insediamento colonico di Eli (Nablus), il 26 maggio; pascolamento di pecore su un terreno nei pressi dell’insediamento colonico illegale di Esh Kodesh (Nablus), con danno di 4,5 ettari coltivati a grano, il 27 Maggio; lancio di pietre e danneggiamento di un veicolo palestinese in movimento nei pressi degli insediamenti colonici di Bracha e Yitzhar, il 28 Maggio; danneggiamento di un palo della luce, appena eretto, nel villaggio di Burin, il 29 maggio. Il villaggio di Burin è uno dei sei villaggi abitualmente esposti alla violenza di coloni provenienti dagli insediamenti di Yitzhar e Bracha.

I restanti episodi riguardano l’aggressione ed il ferimento di tre minori palestinesi nelle città vecchie di Gerusalemme e di Hebron, il 28 maggio ed il 1° giugno, rispettivamente.

 

Quattordici strutture demolite: 100 persone coinvolte

Durante la settimana, le autorità israeliane hanno demolito 14 strutture di sostentamento e due muri di pietra, di proprietà palestinese (nove in Area C e cinque in Gerusalemme Est), a causa della mancanza dei permessi israeliani di costruzione. Le demolizioni non hanno causato sfollamenti, ma hanno colpito economicamente circa 100 persone.

Tra le strutture demolite in Area C c’era un ricovero per animali di 1.000 mq nel villaggio di Ras Tira, in Qalqiliya (demolito il 29 maggio): la demolizione ha colpito sei famiglie comprendenti 30 persone. Cinque officine di autoriparazioni sono state demolite nel villaggio di Hizma, nel Governatorato di Gerusalemme (4 in Area C e 1 in Gerusalemme Est), il 2 giugno, colpendo il sostentamento di 27 persone, tra cui 13 minori. Ancora in Hizma, sempre il 2 giugno, le autorità israeliane hanno sigillato tre negozi e confiscato le merci, colpendo quattro famiglie. Secondo quanto riferito ciò è stato effettuato perché i negozi non avevano i permessi di costruzione ed i proprietari non avevano pagato le tasse.

Ancora in Area C, il 1° giugno, le forze israeliane hanno demolito due muri di pietra che delimitavano terreni agricoli nel villaggio di Qusra (Nablus); e, il 2 giugno, due locali agricoli nella Comunità di Wadi Rahhal, a Betlemme, colpendo il sostentamento di 26 persone, tra cui 11 minori.

Le restanti strutture demolite il 2 giugno a Gerusalemme Est, nei quartieri di At Tur e Ras al Amud, comprendono due estensioni di abitazioni, utilizzate come officina per alluminio e come ripostiglio, rispettivamente; e due strutture per animali, in Silwan. Queste demolizioni hanno riguardato 15 persone circa.

Il 28 maggio, le forze israeliane hanno sfollato per alcune ore otto famiglie comprendenti 62 persone, tra cui 27 minori, dalle loro case nella Comunità di Humsa al Buqai’a, per far posto ad esercitazioni militari israeliane. La Comunità è situata in una zona militare chiusa, o “zona di esercitazioni a fuoco”, assegnata all’addestramento militare israeliano. Tali aree comprendono il 18% circa della Cisgiordania (una superficie più estesa del territorio assegnato alla zona A)* e sono la casa per 38 piccole comunità di pastori in cui vivono 6.200 persone.

* nota: la zona A è l’insieme dei minuscoli territori con amministrazione e controllo palestinese [comunque circondati da zone B e C a controllo israeliano].

 

 

Striscia di Gaza (Gaza Strip)

 

Attacchi aerei israeliani colpiscono siti di addestramento militare. Due pescatori feriti

Dopo più di cinque settimane senza notizie di raid aerei su Gaza, l’aviazione israeliana ha lanciato due attacchi il 2 giugno, secondo a quanto riferito, in risposta al lancio di razzi da parte di gruppi armati palestinesi verso il sud di Israele. I raid aerei hanno colpito due siti di addestramento militare in Khan Younis e nell’area Az Zaitoun di Gaza City senza provocare feriti; è stato tuttavia segnalato il danneggiamento di una serra in Khan Younis. Sempre secondo quanto riferito, un razzo lanciato da Gaza è caduto in uno spazio aperto nel sud di Israele e gli altri sono caduti all’interno della stessa Striscia di Gaza, senza provocare feriti o danni materiali.

Le forze israeliane hanno continuato a imporre restrizioni sull’accesso dei palestinesi alle aree vicine al recinto di separazione tra la Striscia di Gaza ed Israele, così come sulla aree marittime di pesca. In almeno cinque occasioni, le forze navali israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso barche da pesca palestinesi che si avvicinavano o avevano superato il limite di pesca di sei miglia nautiche dalla riva, ferendo due pescatori in due incidenti (il 27 e il 30 maggio) ed arrestandone altri 15 dopo aver ordinato loro di tuffarsi in mare e nuotare verso le motovedette israeliane. La maggior parte dei pescatori arrestati sono stati rilasciati il giorno successivo.

Alcuni incidenti sono avvenuti nei pressi della recinzione, senza tuttavia causare vittime o danni materiali.

In almeno tre occasioni, carri armati e bulldozer israeliani sono entrati per circa 100 metri nella Striscia di Gaza, ritirandosi dopo aver condotto operazioni di livellamento del terreno.

 

Il valico di Rafah riaperto per i pellegrini

Le autorità egiziane hanno riaperto il valico di Rafah tra il 1° ed il 3 giugno, dopo una chiusura di due settimane, permettendo ad oltre 2.500 persone, per lo più pellegrini, di attraversare in entrambe le direzioni. Secondo l’Autorità di Confine e di Valico di Gaza, nonostante i tre giorni di apertura, almeno 10.000 persone sono ancora registrate ed in attesa di attraversare in Egitto, prevalentemente pazienti, studenti e titolari di visti per Paesi terzi.

Dal luglio 2013, il valico di Rafah è stato soggetto a chiusure frequenti, limitando l’accesso ad un ristretto numero di casi umanitari. La chiusura di Rafah aggrava l’impatto dovuto alle restrizione di lunga data imposte al transito dei palestinesi attraverso il valico di Erez con Israele.

 

Continua in Gaza la carenza di energia

La Centrale elettrica di Gaza continua a funzionare al 50% della sua capacità (due turbine su quattro) a causa della mancanza di fondi e della conseguente mancanza di carburante, producendo 60 MW contro un picco della domanda che arriva fino a 350 MW. Per funzionare a pieno regime (120 MW) la Centrale richiede circa 16 milioni di litri di carburante al mese, circa il doppio del flusso di carburante mediamente entrato dall’inizio del 2014 (circa 7,6 milioni di litri/mese).

Secondo la GEDCO (Società per la Distribuzione di Energia elettrica di Gaza), il programma di interruzioni della erogazione di energia elettrica prevede attualmente tagli fino a 12 ore al giorno, costringendo le persone a fare affidamento su metodi non sicuri per illuminare il loro case. La mancanza di energia elettrica continua a perturbare le erogazioni dei servizi di base, tra cui salute e acqua. Dal gennaio 2014 la fornitura di combustibile per la Centrale elettrica è andata progressivamente diminuendo soprattutto a causa dei problemi di coordinamento tra Gaza e Ramallah. Come risultato Gaza è costretta a subire occasionali blackout ancora più lunghi.

 

 

þ

 

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