“Gerusalemme 2021, l’ebraicizzazione accende il confronto”: presentato a Roma il report che denuncia pulizia etnica, apartheid e diritti negati

Feb 19, 2022 | Notizie

Roma-InfoPal. Giovedì 17 febbraio si è parlato di diritti palestinesi negati, di pulizia etnica e di apartheid perpetrata da Israele contro la popolazione autoctona di Palestina. L’occasione è stata la presentazione del report “Gerusalemme 2021, l’ebraicizzazione accende il confronto”, dell’organizzazione internazionale Europeans for al-Quds

Due conferenze si sono succedute, dalle ore 14:00 alle ore 16:00, presso la Camera dei Deputati del Parlamento italiano, a Palazzo Montecitorio, e presso l’Hotel delle Nazioni, a Roma, con la partecipazione di due rappresentanti dell’organizzazione, Mohammad Hannoun e Sulaiman Hijazi, dell’ex parlamentare Michele Piras, degli on. Nicola Fratoianni e Pino Cabras, delle giornaliste Angela Lano, direttrice di InfoPal.it, e di Romana Rubeo, redattrice di Palestine Chronicle, e dell’avv. Michela Arricale.

I tre politici – Cabras, Fratoianni e Piras – hanno inquadrato il ruolo politico italiano verso la Questione Palestinese e la carenza di posizioni a favore del ristabilimento della legalità internazionale. “Quella europea è una civiltà che si basa sulla promozione e difesa dei diritti umani – ha affermato Piras -, ma nei confronti del popolo palestinese sembra che questo non valga. La quotidianità della vita in Palestina è fatta di negazioni dei diritti, di occupazione, di soprusi, di odio e violenza da parte dei coloni israeliani. Non si possono usare due pesi-due misure e mettere sullo stesso piano vittime e carnefici, e non si può accettare uno Stato che si basi sulla distruzione di un altro Stato”.

“L’Italia sconta uno slittamento indietro di 30 anni sulle relazioni con il mondo arabo, in generale, e con la sponda sud del Mediterraneo e il Medio Oriente, in particolare”, ha sottolineato l’on. Cabras, che ha aggiunto: “Mentre prima i rapporti con le regioni arabe e con la Terrasanta erano tenuti in grande considerazione, ora prevalgono su tutto e tutti le ragioni di Israele. E questo cambiamento radicale ha trascinato anche il sistema giornalistico mainstream che dimostra una unilateralità verso la parte israeliana. Vi è stato, dunque, un graduale lavoro di trasformazione della Questione Palestinese e l’assimilazione delle legittime critiche a Israele all’antisemitismo”. La democrazia israeliana non si applica ai palestinesi, contro i quali è in atto un regime di segregazione e apartheid, ha evidenziato Cabras.

Anche l’on. Fratoianni ha sottolineato il paradosso dell’equidistanza tra palestinesi, gli oppressi, e gli israeliani, gli oppressori: “Se si è equidistanti si prende la parte di chi opprime. Vi è stata una lenta disgregazione della politica estera italiana e sarebbe necessario riprodurre iniziative politiche sulla Palestina, la cui importanza non può essere confinata al Medio Oriente, ma dovrebbe essere di interesse internazionale”.

“Genocidio incrementale”, “ingegneria demografica” e pulizia etnica operate da Israele sono stati i temi affrontati da Romana Rubeo, che ha sottolineato il fatto che “Israele procede a operazioni di pulizia etnica per disegno preciso”. Si tratta, ha sottolineato, di piani israeliani dettagliati e ufficiali, di riduzione della popolazione autoctona palestinese attraverso politiche di transfert, uccisioni mirate, arresti di massa, demolizioni di abitazioni, sgomberi forzati, guerre, apartheid, discriminazioni, ecc., e di incremento di quella ebraica attraverso l’immigrazione. “Israele non ha ancora raggiunto l’obiettivo prefisso, per questo si osserva un acuirsi delle politiche di pulizia etnica a Gerusalemme – in modo particolare Silwan e Shaykh Jarrah – e in tutta la Palestina storica”.

L’avvocato Michela Arricale, del Centro di ricerca ed elaborazione sulla Palestina, ha affermato che Israele commette crimini di guerra: “Dal 1967, 300 risoluzioni ONU ribadiscono che l’unico modo per il ritorno alla pace è che Israele interrompa le violazioni internazionali contro i palestinesi, tuttavia, la comunità internazionale non interviene e l’impunità totale israeliana persiste. La democrazia israeliana è ebraica, cioè si basa su un’ideologia religiosa, non solo politica: è importante rilevare questo aspetto dell’ebraicizzazione nelle pratiche coloniali israeliane. Per questo il titolo del report degli Europeans for al-Quds è ben scelto. Non possiamo negare tale carattere religioso, in quanto Israele lo evidenzia in tutte le occasioni: è, infatti, l’unico elemento che può tenere insieme dentro Israele gli ebrei provenienti da tutto il mondo”.

“C’è la volontà di annichilire il popolo palestinese – ha aggiunto Arricale – che si manifesta in varie modalità amministrative anche dentro Israele: per portare avanti l’ingegneria demografica, cerca di dividere la comunità palestinese anche attraverso la divisione territoriale e la continua erosione di terre. Ai gerosolimitani è destinata una serrata politica di oppressione e di soprusi. Essi sono quelli più colpiti: non hanno nazionalità ebraica, dunque non vengono garantiti loro i diritti civili. Gli Stati componenti la Comunità internazionale hanno l’obbligo di fare tutto il possibile affinché Israele si sottometta alla legalità internazionale e ne rispetti le regole. Bisogna contrastare con tutte le armi giuridiche a disposizione le pratiche di oppressione israeliana, anche attraverso boicottaggi e limitando il finanziamento militare e la vendita delle armi.

A conclusione della Conferenza, Mohammad Hannoun, rappresentante degli Europeans for al-Quds e organizzatore della giornata, ha dichiarato: “In questo report abbiamo voluto monitorare e raccogliere le testimonianze sulla pulizia etnica israeliana in corso a Gerusalemme. Il riconoscimento di Israele come Stato ebraico, e di Gerusalemme come sua capitale, nel 2017, da parte dell’allora presidente USA Donald Trump, è stata una dichiarazione di guerra ai palestinesi e alla legalità internazionale: gli assalti alla Città Santa e ai suoi luoghi religiosi e storici, da parte di coloni e forze di polizia israeliane, è aumentato esponenzialmente, così come le aggressioni agli autoctoni e ogni sorta di altra oppressione – dislocamenti e demolizioni delle abitazioni comprese. Ai gerosolimitani è vietato l’accesso ai luoghi santi, musulmani e cristiani, mentre ai coloni è garantita l’invasione quotidiana; i nativi palestinesi sono sfrattati dalle loro case e sradicati dalla loro terre attraverso una politica di pulizia etnica e di ebraicizzazione di Gerusalemme e su ciò che rimane della Palestina storica. Tra israeliani ebrei e palestinesi – musulmani e cristiani – c’è una totale differenza di trattamento e di diritti, degni di un regime di apartheid e discriminazione”.

Che si può fare?, chiede Hannoun: “In quanto politici, potete agire per tutelare i diritti palestinesi a tutti i livelli e inviare delegazioni di parlamentari a Gerusalemme per prendere atto della situazione. Un altro importante strumento è, come già accennato, quello del boicottaggio di Israele in tutti gli ambiti possibili”.

https://webtv.camera.it/evento/19989

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