Anziché piantare alberi il Jewish National Fund’s Negev Project appicca un incendio

Gen 14, 2022 | Notizie

Editoriale di Haaretz,

Haaretz, 13 gennaio, 2022. 

Forze di polizia al villaggio beduino non riconosciuto di Sa’wa, mercoledì scorso, Credit: Eliyahu Hershkovitz

Con il consenso e il potere il Jewish National Fund, il braccio esecutivo dell’Israel Land Authority, ha deciso di piantare dei boschi nel Negev e di trasformarli in legname, in uno dei peggiori scontri fra i Beduini e le forze di sicurezza.

Solo gli ingenui possono credere che piantare degli alberi nell’area vicino ai villaggi beduini Mulada e Sawa avesse lo scopo di celebrare Tu Bishvat (Jewish Arbor Day, la giornata ebraica degli alberi), o di migliorare il tessuto ecologico del Negev. In realtà si tratta chiaramente di una iniziativa politica che si vanta del titolo di “Protection of State Land”, Protezione del territorio dello stato; in altre parole, una difesa contro l’appropriazione di terra da parte dei Beduini, ed una esibizione di governance nei loro confronti.

Non è la prima volta che il JNF usa il rimboschimento come strumento politico. Allo stesso modo due anni fa la piantagione di alberi ha suscitato accese proteste da parte dei Beduini e l’opposizione delle organizzazioni ambientaliste. Il governo, allora guidato da Benjamin Netanyahu, ha avuto il buon senso di fermare la piantumazione e ha concordato di mediare con i Beduini. Quest’anno la Israel Land Authority ha cercato di nuovo di dispiegare le sue brutali armi, ed è stata accolta da uno scoppio di violente rivolte con auto bruciate, assalti a funzionari di polizia e giornalisti, lancio di pietre e blocco delle strade e, naturalmente, un scontro politico.

Da un lato c’erano i parlamentari arabi, guidati da Mansour Abbas e Walid Taha, che hanno minacciato di boicottare le votazioni alla Knesset a meno che le piantumazioni non venissero fermate, e l’hanno fatto; dall’altro i legislatori di destra che hanno denunciato quella che hanno chiamato debolezza del governo e resa di fronte alla “minaccia terroristica” dei parlamentari arabi, e poi hanno sfruttato il disaccordo per far passare il provvedimento. In larga misura ogni parte ha giocato il suo ruolo dato che in ogni caso le piantumazioni erano state programmate per una durata di 3 giorni, e sono terminate mercoledì.

Mentre entrambe le parti stanno cercando di fare bottino politico con i boschi, vale la pena di menzionare l’approccio pratico del Ministro degli esteri e Alternate Prime Minister Yair Lapid. Egli ha detto che “Israele deve piantare alberi sulla terra dello stato, ma non dobbiamo danneggiare i mezzi di sostentamento dei residenti nell’area… Possiamo fermarci anche adesso per riorganizzarci. Il governo del cambiamento è impegnato a risolvere i problemi dei Beduini e a raggiungere un accordo nel Negev.”

La violenta risposta dei Beduini è riprovevole, e si dovranno prendere misure legali, ma ciò non esime il governo dalla responsabilità di correggere gli errori, le negligenze e dall’aver ignorato i loro bisogni. La concentrazione di migliaia di case in comunità organizzate e pianificate; sviluppo delle infrastrutture; un significativo miglioramento nel livello dei servizi e riduzione della disoccupazione, preservando il loro tradizionale modo di vivere, sono solo alcuni dei doveri dello stato nei confronti della sua popolazione più svantaggiata. Il rimboschimento del Negev non risolverà neppure uno di questi problemi. Intensificherà solo l’estraneità fra lo stato e i suoi cittadini Beduini.

https://www.haaretz.com/opinion/editorial/instead-of-planting-trees-the-jewish-national-fund-s-negev-project-starts-a-fire-1.10534576

Traduzione di Rossella Rossetto – AssoPacePalestina

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