Roni Daniel ha reso agli Israeliani un ottimo servizio, nascondendo la verità sull’esercito e sull’occupazione

Ago 3, 2021 | Riflessioni

di Gideon Levy,

Haaretz, 29 luglio 2021. 

Roni Daniel in Nativ Ha’asara, dalla striscia di Gaza, 2014. Reuben Castro/Walla

Il lutto nazionale per la morte del commentatore militare di Canale 12 Roni Daniel –dichiarato dalle televisioni israeliane, in particolare dalla sua– ha trovato orecchie attente.

Molti Israeliani sono stati infatti profondamente rattristati dalla scomparsa di questa icona, e anche i suoi colleghi giornalisti lo hanno profondamente rimpianto. Daniel era una persona da amare, dicevano, ed era anche una persona che diceva la verità. È quindi lecito e addirittura necessario affermare la verità su di lui, anche dopo la sua scomparsa.  

Di tanto in tanto, personalmente, ho avuto problemi con lui sui set degli studi televisivi, ma ho anche avuto una predilezione per lui perché è stato tra gli ultimi giornalisti non cinici. Anche il fatto che suo figlio Eri sia sepolto a poca distanza da mio figlio Tom nella sezione per bambini del cimitero Kiryat Shaul di Tel Aviv si è aggiunto al mio senso di un destino condiviso. Ma non è questo il punto.

Daniel era il maggior guardiano della verità sulla televisione israeliana. Ha protetto i suoi spettatori e i suoi colleghi dalla verità ed è per questo che lo amavano così tanto. Ha protetto la televisione e i suoi telespettatori dall’essere esposti alle amare e brutte verità sull’esercito israeliano che amano così tanto. Ha protetto i suoi colleghi e spettatori dalla terribile e dolorosa verità sull’occupazione e ha protetto tutti noi dall’affrontare la realtà che abbiamo perversamente negato per decenni – come ha affermato la teorica della sessualità Danielle Knafo in un’intervista con Gid’on Lev su Haaretz (3 giugno). 

Se la società israeliana si trova in una situazione perversa di negazione e repressione, ciò è in gran parte dovuto a Roni Daniel. È grazie a lui che abbiamo vissuto così bene. Grazie a lui è possibile uccidere bambini a Gaza e poi ignorarlo; uccidere i manifestanti in Cisgiordania, ma poi arrabbiarsi piuttosto per le accuse contro un agente che si occupa di modelle, come è nelle notizie in questo momento.   

Daniel ha permesso ai suoi colleghi televisivi di continuare a occuparsi delle proprie sciocchezze piuttosto che essere preoccupati delle questioni più nefaste. Ha anche permesso alle sue opinioni di rallegrare la vita con una bella routine, distogliendoci dal vedere cosa sta succedendo nei cortili più bui e crudeli. Va tutto bene, ci diceva, aggiungendo di tanto in tanto che dobbiamo assestare colpi più duri. Un barbaro attacco dopo l’altro, e Daniel era lì per spiegare che non era terribile, o che non c’erano alternative o che avremmo dovuto fare ancor più di quelle cose atroci.

Si può solo immaginare come sarebbe stato Israele se la sua principale stazione televisiva avesse avuto un commentatore militare che non proteggeva il paese dalla verità, ma riportava invece la verità. Un commentatore militare che raccontasse come venerdì scorso i paracadutisti abbiano davvero assassinato Mohammed al-Tamimi, un ragazzo di 17 anni, un manifestante disarmato, a cui hanno sparato tre volte con proiettili veri nella parte superiore del corpo anche se non stava mettendo in pericolo la vita di nessuno. 

Immaginate un commentatore militare che raccontasse come i tiratori scelti dell’esercito israeliano abbiano ucciso più di 200 manifestanti disarmati al confine di Gaza, come i residenti della Cisgiordania vengono uccisi ogni settimana mentre potrebbero essere facilmente arrestati invece di essere uccisi. O come l’esercito effettui arresti politici ogni notte e come l’esercito distrugga la vita di milioni di esseri umani.

Quello che ci vuole è la notizia, non il commento. Ma Roni Daniel ha pensato che fosse inappropriato dare notizia di queste cose. Potrebbe causare danni al santo dei santi, il che sarebbe una violazione dell’etica giornalistica che si è inventato, perché Israele in questo paese si chiama sionismo, patriottismo e il sale della terra.

Daniel non era motivato dall’odio per gli Arabi, e forse nemmeno dall’amore per la guerra, anche se incitava alla guerra senza sosta. Per Daniel, c’era una cosa sacra ed erano le Forze di Difesa Israeliane (IDF). Quando ha detto: “Non può essere che un adolescente che ha lanciato sassi ai soldati dell’IDF lasci la scena ancora in piedi”, non era per sadismo, anche se significava qualcosa di scandalosamente sadico. Era invece preoccupazione per il soldato sacro che poteva essere graffiato da una pietra.

Agli Israeliani piaceva. Oh come lo amavano. Anche i giornalisti lo apprezzavano. Ha risparmiato a tutti noi ogni responsabilità morale. Roni Daniel ci ha reso un ottimo servizio. Ha permesso a Israele di sparare e persino di non piangere. E di conseguenza, Israele sta piangendo per la sua scomparsa.

https://www.haaretz.com/opinion/.premium.HIGHLIGHT-roni-daniel-paid-israelis-a-great-service-and-spared-them-of-moral-responsibility-1.10048212

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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