Le mie speranze per il prossimo governo di Israele

Giu 3, 2021 | Riflessioni

di Gershon Baskin,

The Jerusalem Post, 3 giugno 2021. 

Non mi illudo che il governo Bennett-Lapid porterà avanti i negoziati con i Palestinesi. Ma spero che migliorino i nostri rapporti con i vicini arabi, come la Giordania e l’Egitto.

Il governo di Naftali Bennett e Yair Lapid sarebbe davvero un potenziale disastro per la sinistra? foto MIRIAM ALSTER

Si spera che il prossimo governo israeliano sarà il “governo del cambiamento” guidato da Naftali Bennett e Yair Lapid. Non posso credere di averlo appena scritto. È inimmaginabile che un estremista di sinistra come me desideri un governo guidato da Naftali Bennett e Yair Lapid. Ma questa è la mia speranza perché le alternative sono disastrose, come lo sarebbe la continuazione di un governo guidato da Netanyahu o un altro turno di elezioni. Sia chiaro, non ho illusioni riguardo all’agenda e alle capacità di questo nuovo governo ibrido. Ma in questo momento, questo è il governo di cui Israele ha bisogno.    

Lo ammetto, c’è stato un tempo in cui nutrivo grandi speranze che Benjamin Netanyahu potesse portare Israele alla pace con i Palestinesi. Nel 2011, quando Netanyahu ha accettato di fare l’accordo che ho aiutato a negoziare per il ritorno di Gilad Schalit, ho creduto che potesse prendere ulteriori decisioni di vera leadership. Ho contattato il presidente palestinese Mahmoud Abbas per vedere se avrebbe accettato di entrare in un canale diretto e segreto di negoziati con Netanyahu e Abbas ha immediatamente acconsentito.

Durante quel periodo, tenevo frequenti incontri con Abbas. Dopo ogni incontro inviavo messaggi a Netanyahu per conto di Abbas proponendo il canale diretto e segreto dei negoziati e per tre volte Netanyahu ha respinto le richieste di Abbas di negoziare. Mi è diventato sempre più chiaro che Netanyahu non voleva negoziare con i Palestinesi. Era chiaro che la sua strategia era quella di delegittimare Abbas, mantenere Hamas al potere a Gaza e incitare contro i cittadini palestinesi di Israele. Il piano di Netanyahu è stato quello di garantire che non ci fosse alcun partner palestinese per la pace mentre aumentava la costruzione di insediamenti in Cisgiordania, coccolando le popolazioni di destra e haredi e legittimando gruppi di estrema destra come Lehava, La Familia, i coloni violenti di Hilltop Youth e persone come Itamar Ben Gvir. Netanyahu ha permesso alle bande criminali nelle comunità palestinesi in Israele di acquistare e vendere armi illegali, e mentre aumentavano gli omicidi in quelle comunità, quasi nulla è stato fatto per impedirli o per catturare gli assassini. Dal punto di vista di Netanyahu, quando gli Arabi uccidono gli Arabi non c’è urgenza di fermarli. 

La mia critica a Netanyahu non è mai stata incentrata sulle accuse di corruzione che gli sono state fatte, anche se è sorprendente che non si sia dimesso quando è stato incriminato per la prima volta, e poi, a causa di una lacuna nella nostra legge, è potuto rimanere primo ministro in carica malgrado quelle accuse. La mia critica verso Netanyahu è che per tutti gli anni in cui è stato primo ministro ha lavorato per distruggere la soluzione dei due stati e per seppellire qualsiasi possibilità di pace con i Palestinesi. Sarò ben lieto di vederlo fuori dall’ufficio del Primo Ministro.

Non mi illudo che il governo Bennett-Lapid porterà avanti negoziati con i Palestinesi. Se questo governo riuscirà a prendere vita, non sarà in grado di fare nulla che sia al di fuori dell’ampio consenso che deve occuparsi solo di economia e, si spera, iniziare a sanare le divisioni all’interno della nostra società, divisioni che Netanyahu ha approfondito per troppi anni. Spero che la spinta a costruire più insediamenti rallenti, ma probabilmente non si fermerà del tutto. Spero che, partecipando a dar vita al governo, alcuni dei leader dei cittadini palestinesi di Israele saranno legittimati all’interno del nostro sistema politico.

Spero che le relazioni con i nostri vicini arabi, come la Giordania e l’Egitto, migliorino. Questo è qualcosa che Lapid come ministro degli Esteri può fare. Spero che con l’assistenza di alcuni dei nostri vicini arabi – Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti – possiamo cercare di trovare modi per alleviare le sofferenze dei nostri vicini a Gaza. È chiaro che l’occupazione non finirà durante il mandato del prossimo governo, anche se è quello che deve succedere. Ma forse una parte della tensione nei reciproci rapporti può allentarsi.

Il nuovo governo deve rafforzare l’Autorità Palestinese. Può farlo permettendogli effettivamente di avere un’autentica autorità. I comitati misti creati con l’accordo di Oslo potrebbero essere ristabiliti. C’erano 26 comitati congiunti al culmine del processo. Lo scopo di questi comitati era quello di stabilire una cooperazione transfrontaliera, non di porre veti israeliani su ciò che i Palestinesi vogliono fare –che è quello che è accaduto essenzialmente a molti dei comitati misti.

Propongo che inizino con il comitato congiunto per l’economia, il comitato congiunto per le acque, il comitato congiunto per l’agricoltura, il comitato congiunto per il turismo. Proporrei che il nuovo governo concluda con l’Autorità Palestinese i negoziati sull’elettricità che si trascinano da anni senza progressi. Le principali linee della rete ad alta tensione che forniscono elettricità ai Palestinesi in Cisgiordania dovrebbero essere trasferite all’Autorità Palestinese e dovrebbe essere istituito un comitato congiunto per l’elettricità che dovrebbe incoraggiare la cooperazione per portare una quantità significativa di energia solare alla fornitura di elettricità in Palestina.

Dal momento che l’annessione israeliana della Cisgiordania o di parti di essa non sarà nell’agenda del nuovo governo, sarebbe una buona idea cessare le demolizioni di case e pozzi d’acqua nell’Area C, specialmente nelle colline a sud di Hebron e nella Valle del Giordano. È anche tempo di approvare la costruzione della principale strada di accesso alla nuova città palestinese di Rawabi. Il nuovo governo potrebbe anche realizzare i piani che sono stati fatti per migliorare l’Allenby Bridge e forse anche ripristinare le relative competenze all’Autorità Palestinese, come concordato negli accordi di Oslo. Sarebbe anche una buona idea consentire ai Palestinesi di raggiungere la tecnologia G4 per i telefoni cellulari.

Se si raggiungessero accordi con Gaza, si potrebbero fare molte cose che servirebbero gli interessi di entrambe le parti, come migliaia di permessi di lavoro per i Palestinesi di Gaza per lavorare nelle fattorie e nelle fabbriche sul lato israeliano del confine. Con l’assistenza internazionale, il governo può rinnovare i negoziati per l’istituzione di una zona industriale congiunta al confine tra Gaza e Israele. Israele potrebbe consentire ai Palestinesi di costruire campi di energia solare nella zona cuscinetto sul lato di Gaza del confine lungo tutta la Striscia. Secondo i miei calcoli, si potrebbero produrre circa 200 MW di elettricità, creando una zona cuscinetto molto più sicura. Si potrebbe costruire una conduttura d’acqua dall’impianto di desalinizzazione di Ashkelon fino a Gaza. L’impianto di Ashkelon sta funzionando molto al di sotto della sua capacità totale. Una linea elettrica potrebbe anche essere portata da Israele a Gaza. Queste sono cose rapide che possono essere fatte con somme di denaro relativamente piccole.

Se il nuovo governo avrà un atteggiamento positivo nei confronti dei suoi vicini palestinesi, c’è molto che si può fare in un tempo relativamente breve per creare relazioni più positive e aprire la possibilità di migliori negoziati in futuro. Un nuovo governo di cambiamento in Israele ci consentirà di tornare alle questioni centrali che dobbiamo affrontare, come la pace con i Palestinesi, invece di concentrarci esclusivamente su Bibi sì o Bibi no. 

Gershon Baskin è un imprenditore politico e sociale che ha dedicato la sua vita allo Stato di Israele e alla pace tra Israele e i suoi vicini. Il suo ultimo libro, In Pursuit of Peace in Israel and Palestine, è stato pubblicato dalla Vanderbilt University Press ed è ora disponibile in Israele e in Palestina. Ora è uscito anche in arabo e in portoghese. 

https://www.jpost.com/opinion/my-hopes-for-the-next-government-opinion-669926

Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina

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