Secondo Human Rights Watch, con la legge dello Stato Nazione e il rigetto di uno Stato palestinese, Israele ha deciso il suo destino: apartheid

Mag 5, 2021 | Riflessioni

di Philip Weiss,

Mondoweiss, 2 maggio 2021. 

Un ragazzo palestinese passa a cavallo vicino al muro di separazione, durante un addestramento equestre al Palestinian Equestrian Club, nella città di Rafat, vicino a Gerusalemme, 3 febbraio 2019. Foto di Shadi Jarar’ah. Immagini APA.

Per molti anni, chiunque andava nei territori occupati usciva dicendo di aver visto l’apartheid: strade separate per Ebrei e Palestinesi, posti di blocco paralizzanti per i Palestinesi, aree cittadine in cui i Palestinesi erano confinati e trasferiti. “Apartheid rinforzato con steroidi”, ha detto nel 2011 l’ex rettore della Brown University. “Peggio” dell’apartheid in Sud Africa, mi disse un sudafricano nel 2006.    

Ora Human Rights Watch (HRW) si è unito al coro con un rapporto bomba di 213 pagine approfondito e documentato sui crimini di “apartheid e persecuzione”, un rapporto che ha suscitato la rabbia della lobby israeliana di destra e, ovviamente, nessuna sostanziale confutazione.    

Ma se tutto ciò è risaputo a sinistra da così tanto tempo, perché solo ora? La risposta è essenzialmente politica. Per anni, Human Rights Watch si è fatta in quattro per concedere a Israele il beneficio del dubbio: che intendesse un bel giorno uscire dal business della persecuzione. Ma i duri eventi politici degli ultimi anni, il rifiuto di uno stato palestinese da parte dei leader israeliani e l’approvazione della legge razzista dello Stato Nazione nel 2018, hanno imposto di prendere una decisione. HRW ha iniziato a compilare questo rapporto nei mesi successivi all’approvazione di quella legge, che garantisce agli Ebrei il diritto esclusivo all’autodeterminazione nella “terra di Israele” cancellando i diritti di terra e di lingua dei Palestinesi.

L’autore del rapporto, Omar Shakir, ha detto ad Arno Rosenfeld di Forward che l’elemento chiave del rapporto non era mostrare i numerosi atti disumani contro i Palestinesi, o la loro oppressione sistematica, ma “l’intenzione di dominare” i Palestinesi del governo israeliano.

Anche se tanti abusi risalgono a molti anni fa, c’è stato un lungo dibattito sul fatto che i leader israeliani avessero veramente l’intenzione di dominare i Palestinesi … Negli anni ’90 e negli anni 2000, molti avevano la speranza e la sensazione che forse ci sarebbe stata una soluzione politica a questa situazione, che avrebbe portato alla fine della repressione sistematica in atto … i funzionari del governo israeliano dicevano in pubblico … tutto questo è temporaneo. È così che hanno giustificato gli insediamenti presso la Corte Suprema [israeliana].

Cosa è cambiato negli ultimi quattro o cinque anni?…. I funzionari israeliani ora proclamano apertamente la loro intenzione di governare la Cisgiordania per sempre e di trattare i Palestinesi come sudditi.

In secondo luogo, abbiamo visto la massiccia espansione degli insediamenti e il collegamento degli insediamenti con Israele.

Terzo, abbiamo visto l’approvazione della Legge sullo Stato Nazione, che… ha codificato come valore costituzionale l’idea che un gruppo di persone avesse diritti negati agli altri.

Quando abbiamo messo insieme tutte queste cose, è diventato impossibile dire che non c’era un chiaro intento di dominare.

Il ripetuto riferimento di HRW alle dichiarazioni dei politici israeliani rivela le motivazioni politiche più ampie del rapporto: rabbia da parte dell’establishment mondiale verso Israele per il suo atteggiamento riguardo alla soluzione dei due stati. Negli anni ’90, i leader mondiali sono arrivati, ​​ attraverso un tortuoso processo, a una soluzione per il problema israelo-palestinese: i due stati. E anche se Israele ha spostato centinaia di migliaia di suoi cittadini nelle terre occupate, hanno insistito che la soluzione dei due stati era la posizione che aveva il consenso della comunità globale. Noi di sinistra abbiamo riso della follia dell’idea. Eppure il mondo è rimasto fedele a quel programma. Ora Israele si è fatto apertamente beffa della soluzione a due stati nella sua politica. Il rapporto cita spesso decisioni politiche israeliane, compresa l’affermazione dei due principali partiti israeliani alle elezioni del 2020 –Likud e Blue/White– cioè che avrebbero annesso la Cisgiordania.

Quindi le azioni israeliane hanno delle conseguenze. I politici ne hanno abbastanza delle insulsaggini israeliane –anche se il Partito Democratico USA sta ancora cantando l’inno dei due stati– e questo rapporto è un risultato di questa insofferenza.

Sembra che HRW abbia coordinato il suo rapporto con altri sviluppi recenti, per cercare di ottenere il massimo impatto politico e cambiare il paradigma da ‘Uno Stato palestinese a fianco di uno Stato ebraico’ a ‘Pari diritti per tutti sotto il governo israeliano’.

Diverse organizzazioni nelle ultime settimane hanno lanciato lo stesso messaggio: siamo stanchi dell’intransigenza israeliana.

– A gennaio, il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem ha affermato che Israele è un regime di apartheid a supremazia ebraica dal fiume al mare, ed ha anch’esso citato la cruda storia dei governi di destra israeliani negli ultimi anni.

– A febbraio, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha aperto un’indagine sui crimini di guerra commessi da Israele, compreso il suo progetto di insediamento. Ora il rapporto HRW dice che il procedimento della CPI deve essere portato avanti.

–Due settimane fa la Carnegie Endowment for International Peace ha pubblicato un rapporto in cui esortava gli Stati Uniti e altri paesi ad abbandonare il progetto di pace a due stati, che è stato un totale fallimento, a favore dell’uso delle sue leve di potere per chiedere pari diritti per i Palestinesi. Un coautore del rapporto, Zaha Hassan, ha ripetutamente descritto le condizioni palestinesi come “apartheid” nella conferenza della lobby israeliana lo scorso fine settimana. Mentre un altro autore, Marwan Muasher, ha chiesto agli Affari Esteri una verifica internazionale sulla morte della soluzione a due stati.  

“È ora che la comunità internazionale affronti una dura verità che, secondo i sondaggi, la maggioranza dei Palestinesi è già arrivata a capire: una soluzione a due stati non è più fattibile”.

Infine ci sono i due articoli di successo di Nathan Thrall, un collaboratore del rapporto HRW, in The London Review of Books New York Review of Books, in cui sostiene che la sottomissione dei Palestinesi è al cuore del sionismo, anche se i sionisti liberali negano la realtà dell’apartheid affermando che l’occupazione non è Israele. Parlate per ammorbidire la resistenza!   

Il rapporto HRW non è un documento di sinistra. Sebbene sostenga la critica di sinistra allo Stato ebraico come concetto illegittimo, non è radicato in tale analisi. Questo non è un rapporto sul sionismo o sul colonialismo dei coloni o sulla pulizia etnica o sulla Nakba o sulla fondazione dello stato. Nessuno di questi termini compare nel rapporto, tranne per inciso il sionismo. HRW ha eluso tutte queste analisi storiche a favore di una descrizione delle condizioni disumane ora sul terreno.

L’anima del rapporto sono i suoi numerosi casi di studio di Palestinesi le cui vite sono state lacerate da politiche israeliane razziste che non hanno dietro di sé ragioni di sicurezza, ma solo l’obiettivo di limitare il numero di Palestinesi in Cisgiordania. Vi suggerisco di cercare nel rapporto la storia di Hadil, una donna palestinese di 37 anni che lavora nei social media e nel 2011 si è innamorata di un uomo di Nablus in una conferenza ad Amman, solo per avere regolarmente negata dalle autorità israeliane la possibilità di stare insieme a lui. Si sono lasciati dopo quattro anni. Nel 2019, Hadil si è fidanzata con un altro uomo della Cisgiordania e ora vive illegalmente in Cisgiordania, ma è terrorizzata dalla possibilità di essere scoperta. Lei e il suo fidanzato stanno pensando di emigrare. 

Vorrei che il Comitato Ebraico Americano e la Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane – che hanno criticato il rapporto come antisemita – dedicassero anche solo un minuto alla storia di amore contrastato di Hadil. Ma sono solo capaci di lanciare invettive. Questo è l’orrore del sionismo.  

La parte politica più interessante del rapporto riguarda il sionismo liberale. Americans for Peace Now terrà un rispettoso webinar sul rapporto martedì. È chiaramente irritata dal rapporto – “un polverone sollevato in Israele e non solo” – ma può giustamente vantarsi che il suo partner israeliano ha contribuito a documentare gli abusi in esso contenuti.  

Il rapporto lascia J Street in una posizione più difficile. Si è appena conclusa una conferenza in cui si diceva che il problema laggiù è “l’occupazione crescente e l’annessione strisciante”. Ora insiste sul fatto che il rapporto HRW riguarda anche l’occupazione.  

Il rapporto va ben oltre l’occupazione e parla della volontà del governo israeliano di dominare i Palestinesi all’interno di Israele e nei territori occupati – consentendo, tra l’altro, a qualsiasi Ebreo di emigrare in Israele “mentre un Palestinese espulso dalla sua casa e che ha sofferto per più di 70 anni in un campo profughi in un paese vicino, non può farlo”.

J Street è impegnata in una soluzione a due stati. Lo stesso vale per il Partito Democratico, e anche per progressisti come Raphael Warnock ed Elizabeth Warren.  

Il rapporto di HRW informa con rammarico gli occidentali liberali che non ci sarà uno stato palestinese, e lo stato che esiste nel paese non è una “democrazia ebraica”. Questa notizia è la più importante lezione politica del rapporto.

Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina

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