Donne palestinesi dietro le sbarre israeliane

Apr 16, 2021 | Notizie

INVITO ALL’AZIONE ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE.
Per denunciare la situazione dei prigionieri palestinesi, in particolare le donne palestinesi, detenute arbitrariamente e soggette a detenzione amministrativa

# 17April #PalestinianPrisonersDay #For_Their_Freedom #AgainstMilitaryCourts

#Palestinian_Women_Under_ArbitraryDetention

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● Dall’inizio dell’occupazione,oltre 10.000 donne palestinesi sono state arrestate e detenute dalle forze di occupazione israeliane (FOI).        

L’ anno scorso, come negli anni precedenti, le donne e le ragazze palestinesi sono state regolarmente arrestate per le strade, nei checkpoint militari israeliani e durante violente incursioni notturne nelle loro case.      

● Alla fine di marzo,37 donne palestinesi erano detenute nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani, comprese madri, donne ferite, malate e in detenzione amministrativa senza accusa né processo.      

● Le donne palestinesi sono sottoposte a molte forme di maltrattamenti fisici e psicologici durante i procedimenti di arresto, detenzione, interrogatorio e incarcerazione.      

● Israele, la potenza occupante, continua a deportare sistematicamente e illegalmente i prigionieri palestinesi al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (OPT). Questi trasferimenti, illegali ai sensi del diritto internazionale, sono usati come strumento per controllare i detenuti e le loro famiglie, creando ostacoli significativi per le famiglie dei detenuti“, secondo l’ONU.      

Le donne palestinesi nelle carceri israeliane rappresentano tutti gli strati della società. Nelle carceri della potenza occupante ci sono donne parlamentari, insegnanti, studentesse, attiviste, leader sociali e politiche, femministe, giornaliste, madri e figlie, semplicemente per aver esercitato i loro diritti civili e politici fondamentali e per aver espresso opposizione alla colonizzazione israeliana e al regime di apartheid, che viene attuato con una miriade di politiche e misure ingiuste contro i palestinesi.

Nessun palestinese è esente dalle pratiche israeliane di arresti e detenzioni arbitrarie, intimidazioni, punizioni, minacce e persino torture e maltrattamenti durante la detenzione, indipendentemente dal sesso o dall’età. Israele ha impiegato a lungo tattiche diverse per reprimere tutte le forme di resistenza nonviolenta palestinese per il rispetto e l’esercizio dei diritti umani fondamentali, anche attraverso arresti arbitrari e detenzioni amministrative.

La maggior parte dei palestinesi deve affrontare un processo nei tribunali militari israeliani, dove la percentuale di condanne arriva fino al 99% dei processi e dove la maggior parte delle forme di espressione politica e di protesta della società civile palestinese sono criminalizzate e perseguite ai sensi del Military Order 101 (emesso dal comandante militare israeliano due mesi dopo l’occupazione, nell’agosto 1967). Attività come organizzare e partecipare a proteste, assemblee, processioni o veglie, sventolare bandiere e altri simboli politici, stampare e distribuire materiale politico e qualsiasi atto di influenza dell’opinione pubblica sono considerati “incitamento politico”. Anche tutte le forme di organizzazione politica, compresi i partiti politici e i movimenti studenteschi, sono criminalizzate e perseguitate da Israele. 

L’occupazione israeliana utilizza la detenzione amministrativa (AD) come un’altra politica per imporre ulteriormente il controllo sui palestinesi e per mantenere la sua occupazione illegale e il suo regime di apartheid. La detenzione amministrativa è l’arresto di una persona senza accusa, sulla base di informazioni segrete e per un periodo indefinito, ciò che rende impossibile un processo equo con garanzie procedurali secondo gli standard internazionali, poiché né i detenuti né i loro consulenti legali sono a conoscenza della natura delle accuse, impedendo ai palestinesi la possibilità di difendersi.

440 prigionieri palestinesi sono attualmente tenuti in detenzione amministrativa (AD). L’uso arbitrario dell’AD è una grave violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, in particolare gli articoli 66, 72 e 78 della Quarta Convenzione di Ginevra, che conferiscono alle persone protette il diritto a un processo equo, a meno che non esistano “motivi imperativi di sicurezza”. Riconoscendo il suo “uso indiscriminato” da parte delle autorità israeliane, il Relatore speciale delle Nazioni Unite Michael Lynk ha recentemente rilasciato una dichiarazione in cui chiede a Israele di “abolire la sua pratica di detenzione amministrativa, rilasciare i detenuti che attualmente detiene e seguire rigorosamente il diritto internazionale nell’applicazione delle sue operazioni di sicurezza”.

Le prigioniere palestinesi detenute arbitrariamente nelle carceri israeliane e condannate ingiustamente dai tribunali militari israeliani sono soggette a dure condizioni di vita, isolamento, negligenza medica e continua violazione dei loro diritti umani secondo il diritto internazionale e le leggi umanitarie.

4 casi di “donne palestinesi dietro le sbarre israeliane”


#Khalida Jarrar 
La criminalizzazione israeliana dell’attivismo politico: il caso di Khalida Jarrar

● Khalida Jarrar è un’importante attivista politica per i diritti umani, compresi i diritti delle donne e dei prigionieri in Palestina. È parlamentare eletta  al Consiglio Legislativo Palestinese dal 2006, nella lista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), ed è stata presidente della Commissione dei Prigionieri al parlamento.      

● Nel corso degli anni, Khalida è stata sottoposta a incessanti atti di molestie, intimidazioni e brutali persecuzioni politiche da parte di Israele,continuamente detenuta e imprigionata da un ordine di detenzione amministrativa arbitraria. Nel luglio 2017, Jarrar ha ricevuto un ordine di AD di sei mesi, che è stato rinnovato fino a quattro volte, tenendola in prigione fino al 28 febbraio 2019.      

● Khalida è stata nuovamente arrestata meno di un anno dopo, il 31 ottobre 2019, a seguito della campagna dell’occupazione israeliana contro dozzine di attivisti politici palestinesi e studenti universitari durante la seconda metà del 2019. Il 1° marzo 2021 è stata condannata a 24 mesi di carcere, una sospensione per cinque anni dal giorno del suo rilascio e una multa.                

● Il procuratore militare ha modificato la sentenza di Khalida limitandola al suo ruolo politico e al lavoro con l’Autorità Palestinese, secondo il continuo sforzo di Israele di sopprimere l’esercizio di sovranità politica e di autodeterminazione da parte dei palestinesi.      

#KhitamAlSaafin
La persecuzione israeliana dei difensori dei diritti umani e delle femministe: il caso di Khitam Al-Saafin

● Khitam Al-Saafin è una sostenitrice dei diritti delle donne, presidente dell’Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi (UPWC) e membro del Segretariato generale dell’Unione Generale delle Donne Palestinesi.      
 

● In qualità di attivista riconosciuta a livello locale e internazionale, il suo lavoro si concentra sull’emancipazione delle donne palestinesi e sul collegamento delle lotte femministe internazionali con la lotta delle donne palestinesi per la liberazione nazionale e sociale. Al-Sa’afin è stata la voce delle donne palestinesi svantaggiate riguardo alle questioni sociali e crede che la libertà delle donne vada di pari passo con la libertà del popolo palestinese. È madre di tre figli e nonna.      

● Khitam Al-Saafin è stata arbitrariamente detenuta in detenzione amministrativa dal novembre 2020. Arrestata il 10 novembre 2020 nella sua casa di Beitounia, Ramallah, dalle forze di occupazione israeliane, il tribunale militare israeliano di Ofer ha confermato l’ordine di detenzione amministrativa di Khitam per il durata di quattro mesi.      

● Il 25 febbraio 2021, il comandante militare israeliano in Cisgiordania ha rinnovato l’ordine di AD contro Khitam per altri quattro mesi e fino al 30 giugno 2021. Khitam, che era stata precedentemente arrestata il 2 luglio 2017, ha continuato il suo ruolo di tutore e assistente sociale all’interno della prigione. In tal modo incoraggia i giovani detenuti a proseguire gli studi e l’attivismo.           

#Israa Jaabees
Negato ai prigionieri palestinesi il diritto alle cure mediche: il caso di Israa Ja’abees

●       Israa Ja’abees è stata vittima di negligenza medica deliberata e ripetuta da parte dei servizi penitenziari israeliani. Il suo caso evidenzia i maltrattamenti subiti dai prigionieri politici palestinesi.

● L’11 ottobre 2015 Israa stava tornando a Gerusalemme dalla casa della famiglia di suo marito a Gerico. Lavorava quotidianamente a Gerusalemme e portava con sé tutto ciò di cui i suoceri avevano bisogno per la casa. Quel giorno, aveva una bomboletta di gas che usava per cucinare e un televisore nella sua auto. L’auto di Israa ha preso fuoco vicino a un posto di blocco militare, e lei è stata arrestata dalle FOI. A causa dell’incendio, ha subito gravi ustioni al 50% del suo corpo, inclusa la deturpazione sia del viso che della schiena, con conseguente amputazione di otto dita.           

● Israa, madre di un bambino di 8 anni, è stata condannata a 11 anni di carcere, secondo il tribunale militare israeliano per aver tentato di fare un attentato autobomba contro i soldati israeliani di stanza al checkpoint. L’accusa militare ha utilizzato alcuni dei suoi post su Facebook per rafforzare le proprie affermazioni.      

● L’occupazione israeliana ha ritirato l’assicurazione medica di Israa, le ha proibito di avere visite familiari e ha impedito a suo figlio di farle visita. Israa ha bisogno di cure mediche specialistiche per le sue ustioni, ma l’amministrazione carceraria israeliana non le ha fornito i trattamenti e le terapie necessarie, peggiorando la sua delicata situazione di salute e violando il suo diritto fondamentale a ricevere cure mediche adeguate.      
 

#Elyaa Abu Hijleh
Criminalizzazione delle studentesse universitarie palestinesi: il caso di Elyaa Abu Hijleh

● Elyaa Abu Hijleh, è ​​un’attivista universitaria e studentessa di giurisprudenza presso l’Università di Birzeit nella Cisgiordania occupata. Nel luglio 2020, le Forze di occupazione hanno fatto irruzione nella casa di Elyaa a Ramallah nel cuore della notte. I soldati l’hanno perquisita e ammanettata, prima di trasferirla nella prigione di Ofer. Durante tutto il procedimento di arresto, detenzione, interrogatorio e incarcerazione Elyaa, che soffre di ipertiroidismo e richiede cure quotidiane, esami medici regolari e valutazioni, è stata costantemente sottoposta a tattiche e procedure umilianti e minatorie.      

● Otto giorni dopo il suo arresto e la sua detenzione, Elyaa ha ricevuto una serie di accuse relative al suo attivismo universitario e alla sua affiliazione a un’organizzazione ritenuta illegale in base agli ordini militari israeliani. Dopo quasi sei mesi di procedure processuali prolungate, il tribunale militare israeliano di Ofer ha condannato Elyaa a 11 mesi di prigione e a una multa salata.      
 

● Il caso di Elyaa dimostra come l’occupazione israeliana viola il diritto dei giovani e degli studenti palestinesi alla libertà di associazione, espressione e formazione di sindacati studenteschi, criminalizzando qualsiasi atto di protesta e opposizione alle leggi e alle pratiche di dominazione razziale e di oppressione di Israele.      
 

● Nel corso degli anni, le FOI hanno arrestato migliaia di studenti universitari palestinesi nel tentativo di criminalizzare l’attivismo sociale e politico nei campus in tutto il territorio palestinese occupato. La maggior parte viene arrestata e condannata per accuse relative a “appartenenza a” e “fornitura di servizi a un’associazione illegale” come definito dai regolamenti di emergenza (Difesa) del 1945 e dall’ordinanza sulla prevenzione del terrorismo del 1948, entrambi incorporati nelle leggi nazionali israeliane.      
 

● In particolare, gli studenti della Birzeit University sono stati oggetto di attacchi sistematici, raid nel loro campus, detenzioni arbitrarie, torture e maltrattamenti, tutti elementi che servono l’obiettivo finale di Israele di mantenere il suo regime di apartheid sul popolo palestinese. Durante l’anno accademico 2019-2020, alla Birzeit University le FOI hanno arrestato circa 74 studentiNel solo 2020, le forze di occupazione hanno arrestato tre studentesse, accusandole tra l’altro di partecipazione e affiliazione al Democratic Progressive Student Pole (DPSP), il blocco di sinistra all’Università di Birzeit, dichiarato “associazione illegale” il 21 Ottobre 2020.        

● Il 2 ottobre 2020, gli avvocati per i diritti umani palestinesi e Addameer hanno presentato una denuncia al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria nel contesto di una intensificazione degli attacchi sistemici agli studenti universitari palestinesi da parte delle forze armate israeliane, compresa l’inquietante abitudine di prender di mira studentesse della Birzeit UniversityLe giovani Layan Kayed, Elyaa Abu Hijle e Ruba Asi, rispettivamente di 23, 21 e 20 anni, sono state arrestate e detenute per un mese nel 2020 con l’accusa di affiliazione a un gruppo “illegale”, presenza a una riunione illegale e lancio di pietre.              
 

● Le incursioni sistematiche delle Forze di occupazione israeliane (FOI), le molestie e l’arresto degli studenti dell’Università di Birzeit violano l’obbligo di Israele in quanto potenza occupante di proteggere, tra l’altro, le istituzioni educative. Inoltre, i continui attacchi delle FOI contro le università e gli studenti palestinesi ostacolano direttamente il diritto di questi ultimi all’istruzione, come previsto dall’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dall’articolo 13 del Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESR ).        

Invito all’azione


Chiediamo alla comunità internazionale di denunciare la situazione dei prigionieri palestinesi, specialmente le donne palestinesi detenute arbitrariamente e soggette alla politica illegale di detenzione amministrativa di Israele. Israele deve porre fine alla sua pratica sistematica di detenzione arbitraria e persecuzione delle donne palestinesi: madri, leader, attiviste politiche, femministe e studentesse palestinesi.

A questo proposito, denunciamo le continue e sistematiche violazioni del diritto internazionale commesse nelle carceri israeliane contro i prigionieri politici palestinesi da parte dell’occupazione israeliana chiediamo alla comunità internazionale, in particolare all’Unione Europea, di:

• Esortare Israele a rilasciare tutti i prigionieri politici palestinesi, comprese le prigioniere e detenute palestinesi, e porre fine alla persecuzione delle leader politiche, attiviste dei movimenti femministi e studenteschi e dei difensori dei diritti umani delle donne.         

• Chiedere a Israele il rilascio di tutti i prigionieri politici palestinesi posti sotto detenzione amministrativa israeliana, che sono detenuti a tempo indeterminato senza accusa o processo, in violazione del diritto internazionale.         
 

• Esortare Israele a garantire la protezione dei prigionieri palestinesi e dei detenuti sotto custodia di Israele e salvaguardare i loro diritti alla salute, alla vita e al benessere, specialmente durante un’emergenza sanitaria e una pandemia, come garantito dalle disposizioni dei diritti umani internazionali e dal diritto umanitario.               

• Condannare unanimemente e in una dichiarazione pubblica la pratica israeliana della detenzione amministrativa contro difensori e attivisti dei diritti umani palestinesi, come Khitam Al-Saafin.         
 

• Prendere misure concrete, tra cui rompere l’accordo di associazione dell’Unione Europea con Israele, fino a quando Israele non si conformi ai suoi obblighi di diritto internazionale nei confronti della popolazione palestinese protetta, inclusi i prigionieri palestinesi e i detenuti in custodia di Israele.         
 

• Promuovere l’effettiva e attiva partecipazione delle donne palestinesi nel contrastare/porre fine alla prolungata occupazione israeliana e nel processo di costruzione della pace, come stabilito dalla Risoluzione 1325 dell’ONU.         

Inoltre, chiediamo alla società civile di tutta Europa/UE di :

● Esortare i propri governi nazionali e locali a rafforzare gli appelli all’azione precedentemente elencati, chiedendo il rilascio e la protezione dei prigionieri palestinesi, comprese le donne prigioniere e quelle in detenzione amministrativa;          

● Scrivere una lettera all’Alto Rappresentante/Vicepresidente Joseph Borrell e al Rappresentante speciale dell’UE per il Processo di Pace in Medio Oriente (MEPP) Susanna Terstal, sollecitando un’azione in merito alla situazione dei prigionieri palestinesi e contro la pratica sistematica di Israele della detenzione amministrativa contro i palestinesi, comprese le donne palestinesi e i difensori dei diritti umani; e chiedendo il rilascio di tutti coloro che sono detenuti in detenzione amministrativa senza processo o accusa.      

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Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina

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