Occupied Palestinian Territory (oPt): Flash Update #4

Feb 21, 2021 | Notizie

Aggiornamento #4: Humsa -Al Bqai’a

19 febbraio 2021. 

Punti salienti

  • Sebbene dall’ultimo aggiornamento del 16 febbraio non si siano verificate ulteriori demolizioni o confische a Humsa – Al Bqai’a, la comunità rimane in gran parte senza protezione e gli aiuti sono limitati. A causa della pesante presenza militare e del timore di ulteriori confische/intercettazioni, le organizzazioni attive sul territorio (partner) continuano a dover consegnare al di fuori della comunità le strutture residenziali e per il ricovero degli animali, il foraggio e le attrezzature per l’acqua, nonché i servizi igienico-sanitari.
  • La vulnerabilità della comunità è stata aggravata questa settimana dalle avverse condizioni meteo. Sebbene non siano adatti per un uso a lungo termine, i rifugi di emergenza e l’attrezzatura invernale che i partner sono riusciti a consegnare hanno finora fornito una certa protezione alla comunità e al bestiame.
  • Dall’inizio del 2021, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o fatto demolire dalla stessa comunità almeno 199 strutture di proprietà palestinese, tra cui 77 finanziate da donatori, causando lo sfollamento di 285 persone, tra cui circa 150 bambini. Questi dati indicano, rispetto allo stesso periodo nel 2020, un aumento di oltre il 200% delle strutture prese di mira e un aumento del 500% degli attacchi a strutture finanziate da donatori.
  • Rimane la preoccupazione per l’imminente rischio di trasferimento forzato delle famiglie colpite.

Panoramica della situazione

La comunità beduina palestinese di Humsa – Al Bqai’a si trova in Area C nella Valle del Giordano settentrionale, per lo più in un’area designata come “zona di tiro” per l’addestramento militare israeliano, dove l’accesso e la possibilità di residenza sono proibiti ai Palestinesi. Negli ultimi mesi, la comunità ha subito molteplici demolizioni e ingenti confische che hanno portato allo sfollamento di oltre 60 persone, tra cui 35 bambini. Secondo i rappresentanti della comunità, quest’ultima è stata informata dall’ICA (Amministrazione Civile Israeliana) di essere stata assegnata a un sito vicino al villaggio di Ein Shibli. In passato, la comunità si è già appellata ai tribunali e ha respinto le proposte di trasferimento.

Il 16 febbraio, l’Amministrazione Civile Israeliana ha confiscato cinque rifugi per animali, che la comunità stava costruendo in previsione di una forte tempesta invernale. Lo stesso giorno, rappresentanti diplomatici e del settore umanitario hanno visitato il sito e hanno incontrato i locali.

La risposta umanitaria e le continue necessità

Dall’ultima ondata di demolizioni iniziata il 1° febbraio 2021, le organizzazioni partner hanno distribuito rifugi di emergenza, cibo e articoli essenziali per la casa, molti dei quali sono stati confiscati o danneggiati dalle forze israeliane. Le demolizioni in corso stanno avvenendo nel pieno della pandemia di COVID-19 e la mancanza di un riparo impedisce la possibilità di mantenere il distanziamento sociale e di adottare le adeguate misure di sicurezza.

  • Protezione: Oltre al trauma derivante dall’esposizione a ripetute demolizioni e dal rischio di ulteriori trasferimenti, i membri della comunità sperimentano alti livelli di stress a causa della mancanza di beni primari e condizioni di vita dignitose, con la mancanza di privacy che rappresenta una delle preoccupazioni principali. La valutazione congiunta condotta dai partner il 15 e 16 febbraio ha rilevato una situazione preoccupante in relazione a protezione e cura dei bambini, necessità di servizi di salute mentale e supporto psicosociale, carenza di articoli di base (ad esempio materassi, cuscini, vestiti invernali) e il bisogno di assistenza sanitaria primaria per pazienti cronici e minori. Prima di questa valutazione, 34 membri della comunità – compresi 11 bambini colpiti dalle demolizioni all’inizio di febbraio – hanno ricevuto un sostegno psicosociale d’emergenza, che è stato condotto via telefono.

Gli interventi di protezione continueranno sotto forma di visite in loco e supporto a distanza. I partner stanno monitorando i membri della comunità identificati come gravemente colpiti e bisognosi di sostegno psicosociale e stanno fornendo supporto per l’infanzia nei casi che necessitano di maggiore assistenza. Forniranno inoltre sessioni di formazione per i genitori, aiuto ai bambini per far fronte a situazioni traumatiche e sessioni a distanza di gestione dello stress rivolte agli operatori.

  • Rifugi e generi non-alimentari: Mentre finora sono stati distribuiti rifugi di emergenza, è necessaria un’azione più duratura distribuendo tende dove i Palestinesi possano abitare. In previsione della tempesta invernale di questa settimana, alcune famiglie sono riuscite a montare alcune strutture a lungo termine, fornite in precedenza. Il 17 febbraio, i partner hanno fornito articoli per l’inverno, come protezione contro le forti piogge. Permangono tuttavia problemi di accesso alla comunità, costringendo a condurre le distribuzioni a distanza.
  • Acqua e servizi igienico/sanitari: I bisogni relativi all’acqua rimangono critici.  Anche se dopo la demolizione del novembre 2020 sono stati installati 20 serbatoi, i fornitori d’acqua sono riluttanti a entrare nell’area per il rifornimento dei serbatoi, per paura di arresti e confische. La comunità attualmente utilizza cisterne a due ruote per trasportare  di notte l’acqua da una fonte vicina; quest’operazione tuttavia può richiedere fino a quattro ore e non è sufficiente per l’uso sia domestico che agricolo. Su richiesta della comunità, il 18 febbraio la Mezzaluna Rossa Palestinese ha consegnato 11 kit per l’igiene.
  • Salute: I risultati della valutazione condotta il 14 e 15 febbraio indicano la necessità di servizi sanitari primari. I partner che gestiscono ambulatori mobili nella zona si incontreranno per discutere i mezzi migliori per soddisfare i bisogni sanitari della comunità.
  • Sicurezza alimentare: La necessità di foraggio e di riparo per il bestiame rimane critica. Il 17 febbraio sono stati fornite alla comunità attrezzature invernali sia per le abitazioni che per il bestiame. I partner hanno organizzato una visita veterinaria per la vaccinazione e il trattamento degli animali non appena il meteo lo permetterà. L’assistenza alimentare è stata fornita alla comunità a fine dicembre/inizio gennaio, con la prossima distribuzione prevista per metà marzo. Il 18 febbraio, su richiesta della comunità, la Mezzaluna Rossa Palestinese ha consegnato 11 pacchi alimentari alle famiglie colpite.
  • Educazione: Non esistono scuole primarie o secondarie nella comunità. Circa 20 bambini frequentano la scuola di Frush Bet Dajan e durante la settimana vivono con i membri della loro famiglia allargata che abitano più vicino alla scuola. I bambini hanno bisogno di supporto psicologico per fronteggiare la paura e lo stress che stanno vivendo a causa delle demolizioni in corso. Le organizzazioni partner che si occupano dell’istruzione stanno coordinando una risposta con il Ministero dell’Istruzione per fornire supporto psicologico e materiale a tutti gli studenti della scuola di Frush Bet Dajan.

Demolizioni, dislocamenti e rischio di trasferimento forzato

Il diritto internazionale umanitario richiede che una potenza occupante protegga la popolazione del territorio che occupa, ne garantisca il benessere e la salute, così come il rispetto dei diritti umani. Qualsiasi distruzione di proprietà da parte della potenza occupante è proibita, tranne quando è resa assolutamente necessaria da operazioni militari, condizione che non si applica alla Cisgiordania, dove attualmente non ci sono ostilità in atto. La demolizione sistematica delle proprietà è una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra e può costituire un crimine di guerra. Se non per garantire la sicurezza della popolazione o per inderogabili motivi militari, il diritto internazionale umanitario vieta inoltre il trasferimento della popolazione di un territorio occupato senza il consenso spontaneo e pienamente informato della popolazione interessata, indipendentemente dal motivo del trasferimento. Il consenso non è considerato spontaneo in un ambiente caratterizzato dall’uso, o dalla minaccia, di forza fisica, coercizione, paura di subire violenza o costrizione. In assenza di tale consenso, il trasferimento è forzato e costituisce una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.

https://reliefweb.int/report/occupied-palestinian-territory/occupied-palestinian-territory-opt-flash-update-4-humsa-al

Traduzione di Maddalena Zupin – AssopacePalestina

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