Marwan Barghouti potrebbe infondere nuova vita nella politica palestinese

Feb 18, 2021 | Riflessioni

di: Ben Lynfield,

Plus61J, 11 febbraio 2021. 

Anche se rilasciare l’ex leader di Fatah, che sta scontando cinque ergastoli per omicidio, sarebbe sgradevole per molti Israeliani, la cosa potrebbe rivitalizzare lo stagnante scenario palestinese.

Marwan Barghouti condotto in prigione (Baz Ratner/Reuters)

Ora che Israele si sente maggiormente accettato e sicuro nella regione grazie alla normalizzazione con Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Sudan e Marocco, è il momento di costruire sull’entusiasmo e fare un grande passo avanti con i Palestinesi, la controparte del conflitto.

Anche se i negoziati per una pace piena non sono imminenti, in parte perché l’intermediazione nei negoziati israelo-palestinesi non sembra essere una priorità immediata della nuova amministrazione Biden, ci sono passi che Israele può compiere ora per prepararsi una controparte negoziale valida per il futuro. 

Uno di questi è bloccare l’espansione delle colonie e l’esproprio di terra, così da consentire ai Palestinesi di avere un territorio quando il loro stato emergerà dai negoziati.

L’altro è rilasciare il leader di Fatah, Marwan Barghouti, che sta scontando cinque ergastoli per omicidi commessi durante la Seconda Intifada, nella quale egli aveva un ruolo di leader. Sebbene doloroso per le famiglie delle vittime e politicamente difficile, il rilascio del leader palestinese più popolare potrebbe infondere nuova vita nella politica e nelle istituzioni palestinesi in disfacimento e fornire un leader dotato del sostegno necessario per negoziare.

Mahmoud Abbas, il presidente 85enne le cui dimissioni –secondo i sondaggi– sono desiderate da due terzi dei Palestinesi, è troppo impopolare per guidare il processo di pacificazione, mentre Benjamin Netanyahu e Gideon Sa’ar, il suo principale sfidante, preferiscono un’annessione de facto della Cisgiordania piuttosto che i negoziati.

Ma continuare lo status quo è contro gli interessi e i principi morali di Israele, poiché perpetua l’occupazione e renderà impossibile per Israele essere uno stato democratico con una chiara maggioranza ebraica. E lo status quo agisce anche contro il diritto palestinese all’autodeterminazione, a uno stato indipendente e un futuro dignitoso. 

Questa situazione apparentemente senza speranze può e deve cominciare a cambiare, approfittando dei nuovi venti che spazzano la regione. Le normalizzazioni con gli Stati arabi saranno vuote se non si indirizzeranno verso una pace reale, che deve essere fatta per porre fine a oltre un secolo di conflitto con i Palestinesi.

Il rilascio di Barghouti potrebbe creare dinamismo ed energia soppiantando la stagnazione e aprire la strada a un nuovo inizio sul versante palestinese. Soprattutto, darebbe speranza ai Palestinesi. È un obiettivo importante che l’amministrazione Biden deve perseguire.

Giora Eiland, l’ex capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza di Israele –così come i pacifisti israeliani che lo hanno incontrato nel corso degli anni– sono convinti che Barghouti non tornerà alla violenza.

L’ex membro della Knesset Isawi Freij del partito Meretz ha detto a Plus61JMedia che il pensiero di Barghouti si è evoluto e che ora è “orientato verso i negoziati”.

Vale la pena ricordare che Barghouti, in qualità di segretario generale di Fatah in Cisgiordania, è stato una figura chiave nel raccogliere sostegno al processo di pace di Oslo e, come membro del Consiglio Legislativo Palestinese, ha coltivato legami con membri della Knesset e attivisti israeliani per la pace.

Ricorse alla violenza come leader della Seconda Intifada, e pare sia stato il fondatore delle brigate dei martiri di al-Aksa che effettuarono devastanti attacchi suicidi. Ha negato di essere il loro capo e ha fatto interventi in cui chiedeva che gli attacchi si rivolgessero soltanto contro soldati e coloni in Cisgiordania e a Gaza, non direttamente contro Israele. 

Arrestato nel 2002, sta scontando cinque ergastoli per l’omicidio di quattro Israeliani e un monaco greco. Due di questi attentati avvennero all’interno della “Linea Verde”. È stato assolto da altri 21 capi d’accusa per omicidio. Proprio a causa della sua lunga detenzione e per la percezione che egli sia un combattente per la libertà che ha agito per lottare contro l’occupazione e che sia scevro da corruzione, gode di popolarità e credibilità ben al di là di qualsiasi altro leader palestinese.

Secondo un sondaggio di dicembre del Centro Palestinese per la Politica e la Ricerca, Barghouti surclasserebbe il leader di Hamas Ismail Haniye nelle elezioni presidenziali raccogliendo il 61% contro il 37% dei voti. Abbas a sua volta perderebbe contro Haniye. Le elezioni presidenziali sono previste per luglio.

Ieri, 14 febbraio, dopo aver ricevuto il permesso da Israele, l’alleato di Abbas Hussein Sheikh, ministro degli Affari Civili dell’AP, ha visitato Barghouti in prigione, ciò che è stato visto come un tentativo di dissuaderlo dal candidarsi contro Abbas.

Barghouti rientra nella categoria di quelli con “le mani sporche di sangue” e questo è l’argomento più comune contro il suo rilascio. Ma nel 2011 l’accordo Gilad Shalit con Hamas, quando un soldato israeliano è stato scambiato con 1073 prigionieri arabi, Israele ha rilasciato individui con molto più sangue sulle mani di Barghouti, compreso Nasir Yatame, che stava scontando 29 ergastoli per aver pianificato, a Pasqua 2002, un attentato in un hotel di Netanya che uccise 30 civili e ne ferì 140.

“Secondo i principi israeliani non dovremmo rilasciare persone le cui mani sono macchiate di sangue, ma lo abbiamo fatto”, ha detto Eiland a Plus61JMedia.

Eiland non crede che Barghouti organizzerebbe attentati terroristici se venisse rilasciato. “Non penso che sia una persona così cattiva da organizzare, appena uscito, un’ondata di terrore come 20 anni fa. Non credo che oggi sia questo il suo progetto. Se gli si dà l’occasione di essere un vero leader politico, io credo che potrebbe rinunciare del tutto all’anima terroristica ed essere un capo più ponderato.”

“Non è spinto da motivi religiosi; potrebbe essere molto più pragmatico. Non penso che, se rilasciato, sia una persona con la quale noi non potremmo mai provare [a trattare]”.

Tuttavia Eiland ha definito i crimini per i quali Barghouti è stato condannato come “imperdonabili”, facendo ritenere che, dopo tante considerazioni, egli si opponga al rilascio. Ma questa conclusione è sbagliata, perché per dare un futuro migliore a entrambi i popoli è necessario in questo caso lasciarsi alle spalle il passato.

Il defunto ex ministro della difesa Binyamin Ben-Eliezer, del Partito Laburista, è stato un forte sostenitore del rilascio di Barghouti, argomentando che egli potrebbe portare a un accordo di pace che Abbas non realizzerebbe mai.

Se rilasciato, Barghouti si impegnerebbe nel rafforzamento delle istituzioni e nella resistenza nonviolenta, prevede Menachem Klein, uno specialista in politica palestinese della Bar Ilan University vicino a Tel Aviv e autore di Arafat and Abbas: Portraits of Leadership in a State Postponed.

“Farà prima ordine in casa”, ha detto Klein a Plus61JMedia. Quanto al tipo di resistenza, dice: “Stiamo parlando di sit-in sulle strade che vanno alle colonie, controllando che i manifestanti non scivolino nella violenza”. Klein dice che Barghouti investirebbe nello sviluppo del sistema educativo dell’Autorità Palestinese.

Klein crede che, quando Abbas uscirà di scena, Barghouti sarebbe una forza per la stabilità piuttosto che per il caos. “Cosa è meglio avere? Il caos o una persona che può creare ordine e avere un seguito dietro di sé?”

Issa Amro, un attivista palestinese di Hebron che ha sposato la nonviolenza e la disobbedienza civile, ha detto che Barghouti gli ha mandato parole di incoraggiamento dalla prigione. Secondo lui, Barghouthi controllerebbe “i blocchi stradali alle colonie e aiuterebbe gli agricoltori a coltivare la loro terra”. Ha detto che non sapeva quale fosse la posizione di Barghouti sul lancio di pietre.

Per i coloni, i sit-in stradali minaccerebbero lo status quo, ma per i Palestinesi sarebbero l’espressione di una resistenza nonviolenta che persegue la lotta e aspira a uno Stato in Cisgiordania.

Se Israele vuole un leader palestinese in grado di divenire un partner per la pace, dovrebbe liberare Barghouti. Ma nell’immediato non è così. Come Eiland mi ha detto: “Israele ora non è interessato a riprendere i negoziati con i Palestinesi, quindi non vede alcuna ragione di pagare un prezzo solo per essere in grado di negoziare con qualcuno”.

Traduzione di Elisabetta Valento – AssoPacePalestina

3 Commenti

  1. Bassam

    Non mi stupisce che un israeliano scriva un articolo dal punto di vista israeliano, non so se pacifista o non violento, ma è uno che fa parte della propaganda governativa israeliana. Mi stupisco invece, che Assopace lo pubblica. leggendo l’articolo, che riporta diverse opinioni di israeliani, che hanno messo gli interessi israeliani in primo luogo, mentre sul lato palestinese, le cose positivi sono di buon ritorno a israele. cito ” Il defunto ex ministro della difesa Binyamin Ben-Eliezer, del Partito Laburista, è stato un forte sostenitore del rilascio di Barghouti, argomentando che egli potrebbe portare a un accordo di pace che Abbas non realizzerebbe mai.” quale accordo potrebbe firmare Barghuoti che abu Mazen non realizzerebbe Mai?? chiederà o accetterà qualcosa di meno o di più? ma qui l’insinuazioni dell’autore sono più che gravi e diffamatorie anche nei confronti di Barghuoti. Che ancora ne lui ne Abu Mazen si sono espressi sulle candidature. Tutti e due sono del CC di Fatah che ancora non fatto nessuna decisione. quindi con il rispetto dei punti di vista, vi chiedo il rispetto degli organi decisionale di Fatah. e di non dimenticare che siamo come palestinesi in lotta di liberazione nazionale contro una occupazione coloniale di insediamento, quindi possiamo utilizzare ogni mezzo possibile contro l’occupazione, questo lo decidono i palestinesi e non l’occupante. l’elezioni sotto occupazione, non è facile , e pieni di incognite , e penso che Assopace è consapevole più di tanti altri. non voglio allungare, ma il fatto che tutti anche in Palestina, tutti guardano e studiano e aspettano cosa farà Fatah, perchè nessuno può immaginare una Palestina senza Fatah, malgrado i suoi sbagli, e anche perché, ancora non c’è una vera alternativa al suo progetto patriottico di liberazione nazionale. Palestina libera!

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    • Luisa Morgantini

      Caro Bassam, ci sono molti punti nell’articolo pubblicato che non condividiamo in nessun modo; è scritto da un Israeliano, certo, ma noi pensiamo che per fare informazione siano necessari anche punti di vista diversi che però ti aiutino a capire. Molte volte ci siamo detti di mettere anche nostri commenti agli articoli, ma poi ci siamo resi conto che era troppo complicato. E va bene che nei commenti si metta quello che si ritiene sbagliato in un articolo. Ma non si può chiedere la censura di ciò che non piace. Quello che l’articolo dice su Marwan e sul dibattito che è in atto fa informazione; d’altra parte, che Marwan venga liberato è una campagna che portiamo avanti da tempo. Quello che mi ha dato veramente fastidio nell’articolo è l’accettazione acritica della colpevolezza di Marwan, dicendo che è stato condannato per omicidio, ma non mi dilungo. Noi non entriamo nel merito delle decisioni di Al Fatah, e ci auguriamo davvero che Al Fatah possa rappresentare al meglio le istanze di libertà e autodeterminazione dei Palestinesi. Ma non puoi nascondere il dibattito che è in atto in Palestina. Che Sheik Hussein sia andato ad incontrare in carcere (strano che gli Israeliani abbiano dato il permesso) Marwan per convincerlo a non presentarsi alle elezioni presidenziali è su tutti gli organi di stampa palestinesi, così come il fatto che Mahmoud Abbas sia candidato alla presidenza. Ci fermiamo qui, augurandoci che le elezioni si tengano e che vincano le forze laiche, democratiche e progressiste. Anche noi per Palestina libera. Luisa Morgantini

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  2. Gennaro Varriale

    Gli israeliani vogliono che Barghouti si traformi nel loro servo sciocco?

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