I gruppi per i diritti umani sfidano il divieto del ministro israeliano a svolgere le loro attività nelle scuole del paese

Gen 20, 2021 | Notizie

di  Yumna Patel,

Mondoweiss, 19 gennaio 2021. 

“Il governo israeliano dovrà vedersela con noi finché non cesserà il regime di apartheid,” ha twittato Hagai El-Ad, direttore di B’Tselem, dopo aver sfidato il divieto del Ministro dell’Istruzione israeliano che mirava a impedire l’ingresso nelle scuole pubbliche dei gruppi per i diritti umani

Yoav Gallant

Il ministro dell’istruzione israeliano ha annunciato questa settimana il divieto ai gruppi per i diritti umani di entrare nelle scuole pubbliche israeliane, una mossa vista da molti come una risposta a una notizia bomba di B’Tselem, uno dei principali gruppi per i diritti umani del paese, che definisce Israele uno “stato di apartheid”.

Il ministro Yoav Gallant ha detto domenica che stava vietando ai membri dei gruppi che “chiamano Israele con nomi falsi e dispregiativi” di entrare nelle scuole israeliane, una cosa normalmente praticata da gruppi come B’Tselem per istruire i giovani israeliani sul proprio lavoro di documentazione riguardo alle violazioni dei diritti umani in luoghi come il territorio palestinese occupato.

Secondo il Times of Israel, il ministro Gallant ha inviato una direttiva al suo ufficio e ai dirigenti dei distretti scolastici in tutto Israele chiedendo loro di vietare l’ingresso di “gruppi che agiscono in contraddizione con gli obiettivi del sistema educativo, incluso chiamare Israele con nomi falsi e dispregiativi, opporsi a Israele come un Stato ebraico, sionista e democratico, scoraggiare il servizio nelle forze di difesa israeliane o cercare di danneggiare o umiliare i soldati dell’IDF durante o dopo il loro servizio”.

Sebbene B’Tselem non sia stato citato espressamente nella lettera di Gallant, il rapporto del gruppo sull’apartheid israeliano è stato ampiamente condannato dai leader israeliani e da personaggi filo-israeliani di tutto il mondo che per anni si sono opposti con veemenza all’etichetta di “apartheid”.

In risposta al divieto di Gallant, B’Tselem ha affermato di essere “determinato a mantenere la sua missione di documentare la realtà, analizzarla e rendere le nostre scoperte pubblicamente note al pubblico israeliano e a tutto il mondo”.

Infatti, nonostante l’annuncio del divieto di domenica scorsa, il direttore di B’Tselem, Hagai El-Ad, ha parlato via web a centinaia di studenti del 12° anno presso la Hebrew Reali School di Haifa durante una conferenza dal titolo “Controllo militare in Giudea e Samaria e protezione dei diritti umani – le due cose possono coesistere?”

“La conferenza virtuale @btselem si è svolta questa mattina. Il governo israeliano dovrà vedersela con noi fino alla fine del regime di apartheid”, ha twittato El-Ad.

“Il ministro dell’istruzione, il general maggiore Yoav Gallant, mentre ordina alle scuole di porre al bando B’Tselem, afferma di essere contrario alle ‘bugie’ e a favore di un Israele ‘ebreo e democratico’”, ha dichiarato B’Tselem.

“Ma è il ministro Gallant che mente, poiché Israele non può essere considerato una democrazia, dal momento che lavora per far avanzare e perpetuare la supremazia di un gruppo di persone, gli Ebrei, su un altro gruppo, i Palestinesi, all’interno di un unico sistema politico bi-nazionale”, ha detto il gruppo, aggiungendo: “Questo è il regime di apartheid di Israele. Nessuno può censurare la realtà.”

Anche altri gruppi per i diritti umani hanno condannato il divieto, con Adalah (Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele) secondo cui Gallant non ha “autorità legale” per adottare tali misure, solo perché questi gruppi hanno criticato l’occupazione militare di Israele o l’hanno definito come uno stato di apartheid.

“L’ordine del ministro Gallant impedisce agli studenti di ricevere un’educazione che li esponga a opinioni e posizioni legittime, diverse e pluralistiche, in particolare quelle della società civile e delle organizzazioni per i diritti umani”, ha detto Adalah, invitando il procuratore generale israeliano a “chiedere a Gallant di annullare il suo ordine e chiarire che esso non ha valore giuridico”.

Questo ultimo divieto non è il primo del suo genere a prendere di mira i gruppi israeliani per i diritti umani, in particolare il loro lavoro di sensibilizzazione nelle scuole del paese, ed è l’ennesimo tentativo dell’ala destra israeliana di penalizzare i gruppi per i diritti umani e le organizzazioni di sinistra israeliane per il loro lavoro.

Nel 2018, la Knesset israeliana ha approvato un disegno di legge che impedirebbe ai gruppi per i diritti umani che promuovono azioni legali contro l’esercito israeliano per i suoi crimini nel territorio palestinese occupato, di organizzare conferenze e attività nelle scuole israeliane.

Il disegno di legge è stato soprannominato il disegno di legge “Breaking the Silence” [Rompere il Silenzio] dal nome dell’organizzazione a cui sembrava mirare più direttamente. Il gruppo, riconosciuto a livello internazionale, è composto da ex-soldati israeliani e critici dell’esercito che lavorano per raccogliere testimonianze dei crimini e delle atrocità di cui sono stati testimoni e che hanno avuto l’ordine di eseguire nel territorio palestinese occupato.

Secondo Haaretz, Gallant intendeva utilizzare il disegno di legge “Breaking the Silence” del 2018 come precedente per il nuovo divieto, dato che il disegno di legge permette al ministro dell’Istruzione di imporre direttive che consentono l’esclusione di gruppi e individui il cui lavoro “contraddice gli obiettivi dell’educazione statale” o promuove “un’azione legale o diplomatica all’estero contro i soldati israeliani”.

Traduzione di Donato Cioli – AssopacePalestina

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